Lo Sblocca Italia, ovvero disastri ambientali e grandi opere – n.16, novembre dicembre 2014

Condividi:

Loading

7bis-sedrun.jpg

di Augusto de Sanctis

“Sporca Italia” è il nome giusto per il Decreto (ora Legge 164/2014) varato dal governo Renzi a settembre e poi convertito in legge, con alcune modifiche, dal Parlamento.

Si tratta certamente del peggiore attacco all’ambiente contenuto in un unico atto legislativo, con enormi favori per le aziende coinvolte nel ciclo del cemento e, in generale, un’ulteriore concentrazione della ricchezza a scapito di un’economia diffusa.

La defiscalizzazione per un valore di due miliardi di euro degli investimenti per l’autostrada Orte – Mestre, un’inutile e costosissima grande opera, non rappresenta solamente un grande regalo per il principale fautore dell’iniziativa, Vito Bonsignore, ma la contemporanea sottrazione di risorse da destinare ad altri usi sociali per l’identico ammontare.In ogni caso, si tratta dell’ennesimo saccheggio del territorio e del paesaggio, ormai tutelati solo nella Costituzione e non nel mondo reale, in un paese che frana ogni giorno a causa della violenza della cementificazione.

Nel provvedimento si destinano poco meno di 4 miliardi di euro ad ulteriori grandi opere, gran parte delle quali di carattere stradale extraurbano, a sancire per l’ennesima volta il predominio della mobilità su gomma rispetto a forme più sostenibili di trasporto. Negli altri paesi europei inaugurano   piste ciclabili con fondo fotovoltaico (in Olanda) o addirittura vere e proprie “autostrade per biciclette”; nella Pianura Padana, avvolta nello smog e con decine di migliaia di vittime ogni anno per le PM10, il Governo Renzi prosegue nell’incentivare l’uso di camion e automobili. Il tutto quando 90% della mobilità dei cittadini avviene in tratti urbani dove i mezzi pubblici sono ormai al collasso.

Non basta. L’attacco al territorio e alle città viene da un articolo del Decreto, poco commentato al di fuori della Campania. Si tratta di un grimaldello che potenzialmente è in grado di far saltare qualsiasi argine alzato contro la rendita fondiaria e la cementificazione di quel che rimane delle aree urbane italiane, promuovendo corruzione e clientele. L’art.33 a prima vista tratta di bonifiche e del sito di Bagnoli. Quest’ultimo sito in realtà fa solo da cavia perché le previsioni contenute nell’articolo potranno applicarsi a qualsiasi area urbana italiana. D’ora in poi se un palazzinaro non riesce a superare l’opposizione di un consiglio comunale, di un sindaco poco propenso a essere corrotto o della cittadinanza contro piani di lottizzazione e cementificazione su una particolare area, potrà provare a rivolgersi al Consiglio dei Ministri che può individuare e perimetrare a suo piacimento un’area di interesse nazionale in quella città. Tale classificazione fa scattare immediatamente la nomina di un commissario, che potrà decidere di rivedere completamente e in maniera monocratica le previsioni urbanistiche dell’area, comprese “nuove premialità edificatorie” (testuale nel comma). A peggiorare ulteriormente il quadro l’attuazione delle nuove previsioni, compreso l’uso di risorse pubbliche per le bonifiche, sarà affidata dal Consiglio dei Ministri ad un “soggetto attuatore unico” che provvederà a realizzare direttamente le opere o a darle in appalto. Praticamente l’approccio “MOSE” fatto sistema, con il Commissario nel ruolo che fu del Magistrato delle Acque a Venezia e il Soggetto attuatore a svolgere le funzioni del Consorzio Venezia Nuova. Sappiamo come è andata a finire, tra decine di milioni di euro pubblici svaniti nel nulla, un’esplosione dei costi della grande opera di turno e un continuo rinvio nella consegna della stessa.

Viene così sottratto, al malcapitato comune e alla cittadinanza, qualsiasi potere di pianificazione in pieno contrasto con le previsioni costituzionali. Tra l’altro, durante la conversione in legge sono state introdotte modifiche al decreto che diventano paradossali e aggravano l’incostituzionalità del provvedimento. Infatti per rispondere alle proteste provenienti da Napoli e in particolare dal Comune, è stato concesso, bontà loro, che l’amministrazione comunale di Napoli potrà presentare proposte al Commissario! Questo per Bagnoli. Per eventuali altre aree italiane che dovranno subire il trattamento “Sporca Italia”, ai relativi comuni in un prossimo futuro non sarà data nemmeno questa possibilità, invero poco dignitosa. Una disparità di trattamento che ben difficilmente può considerarsi legittima nel nostro ordinamento ma che non pare aver sollevato problemi al di fuori della stampa e della pubblica opinione campana.

In realtà, già durante la conversione in legge del Decreto, alcuni parlamentari lombardi hanno provato ad inserire altre aree e sicuramente nei prossimi mesi ed anni vi saranno forti pressioni sul Consiglio dei Ministri da parte delle lobby dei costruttori per aggirare i piani regolatori comunali con questa norma. Un ulteriore esempio di accentramento del potere in pochissime mani che non si sottopongono neanche al voto popolare.

Altro passaggio poco noto della Legge 164/2014, riguarda la tutela dei parchi nazionali, regionali, e le riserve naturali che verrà meno di fronte all’avanzare di elettrodotti, gasdotti e oleodotti.

Infatti i progetti di infrastrutture nazionali di trasporto e di energia costituiranno una variante automatica ai piani di tutela ambientale “comunque denominati”, dai piani paesaggistici a quelli per la tutela delle acque. I piani delle aree protette, e i loro vincoli posti a tutela del patrimonio ambientale italiano, nulla potranno rispetto alle richieste di petrolieri e affaristi dell’energia che avranno la possibilità di costruire infrastrutture anche nei santuari della natura italiana. Gli ultimi gioielli sacrificati sull’altare della crescita dei profitti di pochi a scapito della qualità della vita di molti.

Tratto dal Granello di Sabbia di Novembre – Dicembre 2014: “Riconversione ecologica”, scaricabile QUI

Se sei arrivato fin qui, vuol dire che ti interessa ciò che Attac Italia propone. La nostra associazione si autofinanzia con la tessera di chi vuole sostenerla. In questi mesi di restrizione degli spostamenti e di auto-distanziamento sociale, i comitati di Attac che lavorano sul territorio non possono però tesserare i nostri sostenitori. Per questo ti chiediamo di aderire e sostenerci on line cliccando qui . Un tuo click ci permetterà di continuare serenamente la nostra attività. Grazie