di Antonio De Lellis
Con queste parole inizia il contributo del Prof. Luciano Gallino al libro dal titolo “La Vita prima del Debito. Perché mai dovremmo pagare?”:
“ Non è affatto vero che lo Stato spende troppo e bisogna quindi tagliarne le spese per tornare sul terreno virtuoso dello sviluppo. È vero invece che lo Stato spende troppo poco rispetto a quanto incassa, venendo così a mancare all’impegno di restituire ai cittadini le risorse che da loro riceve. Il danno maggiore questo squilibrio lo reca all’ occupazione. Di fatto, da quasi due decenni la disoccupazione è spinta in alto dal fatto che lo Stato preleva ogni anno dal reddito degli italiani decine di miliardi in più di quanti non ne restituisca loro in forma di beni e servizi, mentre per lo stesso motivo l’economia è spinta in basso. Stando ai dati del ministero dell’Economia sul bilancio dello Stato relativi al 2013, ad esempio, lo Stato stesso ha imposto ai cittadini di versargli 516 miliardi in forma di tributi e altro. Però ha messo in conto di spendere a loro favore, sotto forma di spese correnti (al netto degli interessi sul debito) e in conto capitale, soltanto 431 miliardi. La differenza a scapito dei cittadini è di 81 miliardi. Le previsioni, stando ai dati ufficiali del bilancio dello Stato, sono anche peggiori. Per il 2014 esse dicono che ai cittadini saranno sottratti 55 miliardi, rispetto a quanto loro dovuto, che saliranno a 86 nel 2015 e a 104 nel 2016. I governi in carica negli ultimi vent’anni e la maggior parte dei media sono riusciti a diffondere nella popolazione…”
L’ interessantissimo testo contiene – oltre la prefazione di Mons. Mario Toso – i contributi di una decina di esperti e militanti (oltre al Prof Gallino, tra gli altri Marco Bersani, Alex Zanotelli, Aldo Zanchetta e Francuccio Gesualdi) che svelano, denunciano, annunciano, dimostrano almeno 6 linee guida incontrovertibili:
1) senza un’etica condivisa la devastazione sarà inarrestabile;
2) la debitocrazia o la creditocrazia funzionano come una idrovora che pompa denaro dai popoli alle oligarchie finanziarie;
3) il sistema dell’anatocismo (interessi su interessi) internazione è colpevolmente ammesso;
4) ridiscutere del debito è possibile e indifferibile anche in una logica concreta;
5) creare lavoro è possibile;
6) il riorientamento degli investimenti privati e pubblici è la chiave di volta che non porterà a un nuovo indebitamento a lungo termine perché quello attuale non è stato determinato dagli investimenti, ma da altre cause concatenate che hanno a che fare anche con vizi tutti italiani, ma soprattutto da dinamiche internazionali perverse.
Il libro vuole mettere in movimento un intero popolo che sta pagando per un debito che è stato già pagato, perché si costruisca un’economia che non privilegi più la proprietà, ma la custodia del popolo, del fratello, della sorella e del territorio.
“E tu da che parte stai? Dalla parte di chi ruba nei supermercati o dalla parte di chi li ha costruiti, rubando?” (Francesco De Gregori, Chi ruba nei supermercati).
Noi da che parte stiamo?
Dalla parte di chi non paga il debito o dalla parte di chi lo ha costruito, accettando i diktat del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea? Islanda, Grecia, Argentina, un domani forse anche Spagna e Italia: i paesi a rischio default sono sempre di più, ma il debito deriva dalla scelta scellerata di investire in derivati e titoli “tossici”.
È giusto accettare i tagli ai servizi, la riduzione dei salari e l’aumento delle tasse, spesso decisi da burocrati europei eletti da nessuno? Cosa ne pensa il mondo cattolico – che con papa Francesco conosce un ritorno della dottrina sociale della Chiesa – e il mondo laico, impegnato a difendere i beni comuni (acqua pubblica, salute, ambiente, servizi comunali non privatizzati)?
Un libro che mette i cattolici e i non credenti di fronte alle loro responsabilità: discutere sulla crisi economica e sull’ opportunità di accettare i sacrifici che gli Stati (in primis il nostro) chiedono ai cittadini per superarla.
L’etica condivisa ha bisogno di un nuovo fondamentale tassello che prelude a un nuovo “esodo culturale e fattuale”: il passaggio da un’economia della proprietà ad un’economia della custodia.
La costruzione di un’etica condivisa intorno alle tematiche del Giubileo del debito è pre-condizione per la nascita di una nuova costituzione civile mondiale e per un nuovo diritto internazionale che consideri il diritto alla vita superiore al diritto della proprietà e in particolare al diritto del creditore.
A tutti noi, cattolici e laici, spetta ristabilire la giustizia sociale per costruire una società senza esclusione.
La crisi, che quotidianamente viene spacciata come finanziaria e che viene presentata come conseguenza dell’aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità è, in realtà, esplosa a causa delle degenerazioni dei mercati finanziari ed è utilizzata come giustificazione alle politiche economiche di attacco ai diritti dei lavoratori e a quelli civili e sociali.
Chi sa che negli anni che vanno dal 1980 al 2012 vi è stato un risparmio netto di 523 miliardi di euro? Questo risparmio, però, è stato assorbito dal debito di partenza, di soli 114 miliardi e soprattutto dagli interessi pagati sul debito pari a 2.230 miliardi. Questi interessi sono stati determinati da operazioni speculative, da politiche economiche internazionali e dal divorzio della Banca d’Italia con il Ministero del Tesoro.
Noi che c’entriamo?
In Islanda hanno fatto fallire le banche e rifiutato di pagare i debiti delle banche. Lo Stato islandese, per quanto piccolo, è una dimostrazione, seppur rischiosa, di come si possono rifiutare i diktat delle Troike internazionali sempre pronte ad intervenire come “cattive samaritane”.
È possibile uscirne, anche in Italia e nel resto dell’Europa, se solo prendiamo consapevolezza del fatto che anche i creditori possono assumersi una parte del costo. Non esiste una distanza insuperabile, in tema di debito estero, ingiustizie globali e di povertà, tra ciò che i movimenti sociali e parti del mondo accademico e intellettuale asseriscono e ciò che cercano di promuovere i movimenti ecclesiali e il Magistero sociale della Chiesa cattolica e della Chiesa anglicana. Uno dei gap da colmare è culturale e per noi cristiani, come per i diversamente credenti, è quello di una reale conoscenza della Bibbia, della dottrina sociale della Chiesa, ma anche del Pensiero Orientale.
L’etica condivisa ha bisogno di un nuovo fondamentale tassello che prelude a un nuovo “esodo
culturale e fattuale”: il passaggio da un’economia della proprietà ad un’economia della custodia.
Per dare vita alle 6 linee guida occorre un grande salto di qualità nel nostro impegno concreto che ci veda tutti fattivamente coinvolti nel conseguimento di questi obiettivi:
1. Richiesta di una moratoria per il pagamento del debito pubblico;
2. Indagine popolare (audit) sulla formazione del nostro debito pubblico allo scopo di annullare la parte illegittima, rifiutando di pagare i debiti “odiosi” o “illegittimi”, come ha fatto l’Ecuador di Rafael Correa nel 2007
3. Sospensione dei piani di austerità che, oltre essere ingiusti, fanno aumentare la crisi;
4. Divieto di transazioni finanziarie con i paradisi fiscali e lotta alla massiccia evasione fiscale delle grandi imprese e degli straricchi;
5. Messa al bando dei “pacchetti tossici” e della speculazione finanziaria sul cibo;
6. Divisione delle banche ‘troppo grandi per fallire’ in entità più controllabili, imponendo una chiara distinzione tra banche commerciali e banche di investimento;
7. Apertura di banche di credito totalmente pubbliche;
8. Imposizione di una tassa sulle transazioni finanziarie per la “tracciabilità” dei trasferimenti : Attac Italia presentò una legge di iniziativa popolare – la Tobin Tax – già nel 2002 ed ora è impegnata nella campagna europea per la tassazione sulle transazioni finanziarie- FTT e un’altra sui grandi patrimoni;
9. Rifondazione della BCE, riportandola sotto controllo politico (democratizzazione), consentendole di effettuare prestiti direttamente ai governi europei a tassi di interesse molto bassi.
Se “la Vita viene prima del Debito” solo il nostro concreto impegno potrà riuscire a salvarci dalle paludi nelle quali stiamo velocemente ed irrimediabilmente sprofondando.
Che questo libro possa essere da sprone per prima comprendere e quindi, conseguentemente, agire.
Tratto dal Granello di Sabbia di Novembre – Dicembre 2014: “Riconversione ecologica”, scaricabile QUI