Il Rapporto Ombra 2014 sulla situazione delle donne in Italia

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di Debora Angeli – COSPE

Il Rapporto è stato presentato il 24 ottobre scorso presso la Casa Internazionale della Donna a Roma.

Come era scritto nella convocazione, l’incontro è servito a per presentare il RAPPORTO OMBRA 2009-2014 sull’attuazione della Piattaforma di Pechino (cioè della Conferenza mondiale delle donne organizzata dall’ONU a Pechino nel 1995) per discutere della situazione delle donne italiane, di quello che manca e di quello che sarebbe necessario. Il Rapporto è’ scaricabile in http://asud.net/wpcontent/uploads/2014/07/Pechino2009_2014.doc_July-22_DEF-1.pdf

Il Rapporto Ombra,elaborato dalle organizzazioni di donne da attiviste ed esperte italiane, vuole contestare e rispondere in maniera forte al “Rapporto quinquennale sull’attuazione del programma di Pechino” che il Governo italiano ha inviato all’ONU in maggio 2014, senza di fatto consultare le organizzazioni delle donne e della società civile italiana come l’ONU espressamente richiede. All’incontro era invitata anche Virginia Langbakk, Direttrice di EIGE, l’Istituto Europeo per l’equità di Genere. La denuncia della mancanza di relazione, di spazi di mediazione e negoziazione tra Governo, organizzazioni delle donne e società civile è stata al centro dei vari interventi: una volta di più non essere interpellate, consultate e ascoltate, non poter esprimere il proprio punto di vista, non contare rappresenta la violazione del senso stesso della democrazia e un drammatico impoverimento della politica a tutti i livelli.

Cerco qui di restituire ed elencare le questioni principali toccate dal Rapporto:

  • In Italia persiste un deficit di analisi di genere, un problema di raccolta dati disaggregati e di come i dati vengono raccolti e poi interpretati dalle istituzioni; c’è un problema di linguaggio, anche quando si parla di politiche di genere (per esempio si parla di conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle donne mentre occorrerebbe parlare di condivisione tra uomini e donne dei processi di cura) e ormai possiamo dire che le politiche di mainstreaming sono sparite.
  • Sulla questione lavoro; c’è un progressivo peggioramento della condizione delle donne e oggi il problema non è più rompere il tetto di cristallo per raggiungere i luoghi decisionali ma è il terreno che sprofonda. Il welfare sempre più minacciato, il lavoro femminile che non avanza e anzi diminuisce e rimane mal pagato. La proposta del bonus bebè, per esempio, cerca di nascondere la diminuzione progressiva degli asili nido. Occorre ricostruire il nesso tra welfare e lavoro delle donne che oggi è duramente messo alla prova.
  • Sulla questione violenza, manca una legge organica. Finora le leggi dono state fatte sempre in un’ottica di emergenza senza mai riconoscere esplicitamente la violenza maschile contro le donne come problema strutturale della nostra società. Il Piano d’azione 2010-2013 è scaduto e non ci sono ad oggi valutazioni. Il governo Letta aveva, pur in una visione emergenziale poco condivisibile, stanziato fondi e avviato una task force che coinvolgeva anche le organizzazioni delle donne. Il governo Renzi ha azzerato tutto. Si sta attendendo il nuovo piano che non sappiamo come, quando e se partirà e come coinvolgerà i Centri anti-violenza che al momento sono stati solo penalizzati.
  • Sulla questione salute, è stato sottolineato come da uno stato di diritto alla salute si è passati ad un accesso saltuario e casuale alla salute. La legge 194 è solo parzialmente applicata e in quelle regioni dove l’obiezione di coscienza è alta le donne non possono abortire in tempo (96% dei medici in Basilicata è obiettore ma anche in Toscana siamo su l’80% ). La pillola del giorno dopo in alcune regioni come la Lombardia non può essere trovata nei consultori pubblici. Non si può continuare a garantire i diritti e la salute grazie alla buona volontà di una parte degli operatori. I piani sanitari aziendali devono prevedere analisi e budget di genere, quelli nazionali investimenti su educazione sessuale e salute riproduttiva e non solo legiferare contro il corpo delle donne.
  • Sulla rappresentanza politica: la Conferenza di Pechino aveva fatto sperare in una nuova stagione. E’ nato allora il ministero Pari Opportunità, con diramazioni a livello locale (Assessorati e Commissioni PO) e questo processo è andato avanti fino ai primi anni 2000, poi c’è stato il declino. Oggi siamo arrivati il Ministero Pari Opportunità non esiste più e la delega è in mano al primo ministro, che non se ne occupa. Il movimento delle donne è ricco, multiforme e attivo ma il livello istituzionale si è impoverito. Questo riguarda anche l’Europa che sempre di più ha associato le politiche di genere alle politiche sulla povertà, con un accostamento quanto mai pericoloso.
  • Sulle questioni ambientali si è posta l’attenzione sulla dimensione di genere in esse implicita ma poco riconosciuta. Nel Sud del mondo per esempio si dà per dato che le donne sperimentano quotidianamente sulla loro pelle l’impatto delle questioni ambientali. Anche in Italia si manifesta una nuova consapevolezza e sono ormai numerosi i comitati di donne che a Taranto, Brindisi, e in altri luoghi segnati dall’inquinamento si pongono come soggetto attivo che vuole invertire le politiche di sviluppo in direzioni più sostenibili. Il Rapporto Ombra tratta approfonditamente del coinvolgimento delle donne nelle questioni ambientali e contiene proposte avanzate ma ad oggi non sono previsti meccanismi partecipativi e/o consultivi riconosciuti né fondi destinati a questo: occorre che il punto di vista delle donne possa incidere sul modello e sulle politiche di sviluppo, occorre che le politiche di sviluppo siano attuate in un’ottica di genere.
  • Sulla questione sessismo e razzismo si esprime molta preoccupazione. Non c’è da parte del Governo alcun cenno a politiche che puntino davvero ad una società aperta, cosmopolita e multiculturale. I media rafforzano un’immagine della società stereotipata mentre le politiche rimangono repressive ed escludenti. Anche su questo fronte il contributo delle organizzazioni della società civile non è tenuto in alcun conto.

L’incontro è terminato (senza che venisse fissato un prossimo appuntamento) con l’intenzione di mantenere e ritessere i rapporti fra le varie organizzazioni in modo da incidere in un quadro politico difficile e di poca interlocuzione. L’istituto EIGE ha promesso di diffondere il Rapporto Ombra 2014 delle organizzazioni italiane invitando al tempo stesso ad un maggior impegno nel cercare di contribuire a costruire nuovi spazi di mediazione e negoziazione con le istituzioni.

 

Tratto dal Granello di Sabbia di Novembre – Dicembre 2014: “Riconversione ecologica”, scaricabile QUI

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