di Chiara Filoni
La banca Belfius è una delle quattro più grandi banche del Belgio (assieme a BNP Paribas Fortis, KBC e ING Belgio), nonché la prima banca del settore pubblico del paese. Oggi Belfius è, di fatto, controllata al 100% dallo Stato belga e i suoi prestiti vanno per la quasi totalità al finanziamento dell’economia belga (per un totale di 90 miliardi annui in prestiti, ripartiti equamente tra settore pubblico, famiglie e imprese). La sua storia è, in realtà, parecchio intricata. Acquistata dallo Stato belga nel 2011, Belfius era nata dalle ceneri del gruppo finanziario Dexia SA, a sua volta creatosi con la fusione, nel 1996, tra Credito comunale del Belgio (Crédit Communal de Belgique) e Credito locale di Francia (Crédit Local de France), con l’obiettivo di diventare il leader mondiale del finanziamento delle collettività locali. Dexia SA è organizzata intorno a una casa madre e tre filiali situate in Francia (Dexia Crédit Local), Belgio (DBB) e Lussemburgo (Dexia BIL).
Negli anni 2000 Dexia Group cresce, compra società finanziarie dappertutto e si lancia in operazioni rischiose come i subprimes. Nel settembre 2008 si trova poi sotto pressione a causa della crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti e diffusasi agli istituti creditizi europei. Le altre banche e istituzioni finanziarie si rifiutano di concederle ulteriore credito a causa delle potenziali perdite derivanti dalla sua succursale americana FSA, nonché da un prestito multimiliardario alla tedesca Depfa, la quale si trovava a sua volta in difficoltà.
Per evitare il default completo, nel 2008 si ricorre quindi a due operazioni: 1) da una parte i tre Stati (Belgio, Francia, Lussemburgo) ricapitalizzano la banca per un totale di 6,4 miliardi di euro grazie a delle iniezioni di capitali; 2) dall’altra gli stessi Stati emettono le cosiddette “garanzie statali” per un totale di 90 miliardi (il 60% dei quali ricadono sul Belgio). Cosa è una garanzia statale? In soldoni vuol dire che i tre Stati si impegnano a mettere da parte (nelle rispettive casse pubbliche) un’ingente somma di denaro (pubblico!) che diventa disponibile in caso di nuove difficoltà della banca. Come dire: “avete sbagliato, vi abbiamo aiutato, se per caso avete di nuovo bisogno, non vi preoccupate: siamo sempre qui!”.
Ma lo stato non dovrebbe piuttosto spendere questo denaro dando la priorità a progetti di pubblica utilità? Una domanda che resta senza risposta.
Nell’ottobre 2011 arriva un secondo salvataggio: il gruppo Dexia viene completamento smantellato e il 10 ottobre 2011, con altri 4 miliardi, lo Stato belga acquista una parte della banca, che diviene Belfius (ovvero BELgium FInance US.). Belgio, Francia e Lussemburgo decidono poi di creare una bad bank per isolare gli attivi rischiosi garantendo i prestiti utili a vendere un minimo di attivi e a limitare le perdite. Ad oggi, per esempio, in Belgio Dexia beneficia ancora di 36,3 miliardi di euro di garanzie statali.
Nel frattempo un nuovo governo (tutto a destra) si forma nel paese e sin dal suo insediamento nell’ottobre del 2014, il ministro delle finanze Johan Van Overtveld comunica che il governo intende privatizzare (anche se in maniera parziale) la banca. Questo senza che mai si fosse aperto alcun dibattito pubblico sull’argomento, ad esempio in sede parlamentare.
Nel 2016 in Belgio si costituisce così una piattaforma, Belfius est à nous (“Belfius è nostra”), composta da una trentina di associazioni, sindacati, ONG e organizzazioni, allo scopo di promuovere l’importanza del controllo popolare nella gestione e supervisione delle attività bancarie.
Secondo la piattaforma (di cui il CADTM Belgio fa parte sin dalla sua fondazione), in ragione del proprio ancoramento all’economia locale e ai recenti disastrosi avvenimenti legati a Dexia, la banca Belfius dovrebbe dedicarsi unicamente al servizio dell’interesse generale. Ovvero: rendere conto non solo agli azionisti, ma anche a chiunque altro abbia a che fare con la banca – impiegati, clienti e residenti in Belgio. Invece, nonostante sia lo Stato belga il solo proprietario della banca, esso si comporta come un investitore privato il cui principale obiettivo non sembra essere nient’altro che quello di rendere la banca il più redditizia possibile, allo scopo di rivenderla ad un prezzo elevato. Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerose ristrutturazioni, riduzioni del personale e chiusure di filiali.
Perché lo Stato belga decide di vendere la propria banca proprio nel momento in cui gli affari riprendono alla grande (361 milioni di euro di utili netti per il primo semestre 2017!), arrivando a costituire un introito importante per le finanze pubbliche? Perché i cittadini dovrebbero esserci solo nei momenti di difficoltà (vedi caso Dexia), senza poter godere dei benefici di questa impresa pubblica?
Il mantra che ci sentiamo ripetere da tre anni è che lo Stato non ha vocazione a gestire una banca. Ma per quale motivo? Un’altra domanda a cui non abbiamo mai avuto risposta ma che crediamo sia profondamente legata al dogma cieco del liberismo ad ogni costo.
Per tutte queste ragioni la piattaforma Belfius est à nous rivendica:
– Lo stop al progetto di privatizzazione, all’ingresso in borsa della banca e il mantenimento del suo statuto pubblico. A tal proposito è stata diffusa una petizione sul sito della piattaforma http://www.belfiusestanous.be/2017/10/12/petition-petitie/. La vendita della banca a un gruppo bancario estero accrescerà la sottomissione del settore bancario belga a dei capitali esterni e alla vulnerabilità in caso di una prossima crisi finanziaria (1).
Diverse municipalità in Belgio hanno già votato in Consiglio comunale una mozione per cercare di far pressione a livello federale contro questo progetto.
– L’apertura di un dibattito pubblico sul futuro della banca. Ricordiamo che questa banca non esisterebbe senza il denaro pubblico. È, pertanto, ancora più necessario porsi la questione (che in realtà dovrebbe riguardare tutte le banche) della centralità dell’interesse pubblico nella gestione della banca. La piattaforma è convinta che attraverso il controllo popolare – la potenziale compartecipazione di impiegati, clienti, amministratori locali e rappresentanti della società civile, ad esempio attraverso la costituzione di comitati societari – Belfius potrà fornire migliori servizi a tassi di interesse moderati e godere di una significativa stabilità finanziaria .
– Orientare il credito nell’interesse della popolazione, dei comuni e del settore sociale: ovvero la necessità per Belfius di dotarsi di uno statuto che privilegi i progetti che puntano al finanziamento della transizione ecologica, delle infrastrutture pubbliche. Una privatizzazione della banca ci priverebbe di questa possibilità, dal momento che un’impresa privata è orientata solo ed esclusivamente dagli obiettivi di massimizzazione del profitto dei propri azionisti.
Il mestiere delle banche è troppo importante per lasciarlo nelle sole mani dei banchieri!
(1) Una banca pubblica ha un effetto stabilizzatore in periodi di crisi come ci dimostra il caso della Germania dopo il 2008
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 32 di Gennaio-Febbraio 2018: “Debito globale: come uscirne?“