di Oreste Delfino, Comitato Cuneese Acqua Bene Comune
Nell’ormai lontano 2002 nasce, in provincia di Cuneo, l’Ambito Idrico Territoriale Ottimale n. 4 del Piemonte. La Provincia all’epoca è governata da una coalizione di centro-sinistra che in perfetta sintonia con l’Amministrazione Regionale dà attuazione alle legge n.17 che prevede per tutti i comuni l’obbligo di convenzionarsi, pena il commissariamento ad hoc. In circa sei mesi tutti gli allora 250 consigli comunali provvedono a votare la delibera di adesione.
L’Assemblea Generale dei Sindaci è l’organo di indirizzo politico, l’Autorità di governo è composta dai rappresentanti di 5 aree omogenee di pianura e delle 8 comunità montane insistenti sul territorio provinciale. Il 2003 scorre in indagini conoscitive della situazione e in riunioni della Conferenza dei Rappresentanti allo scopo di approvare gli atti fondamentali della convenzione. Quell’anno, ad ottobre, durante un dibattito presso la comunità Emmaus di Boves, alla presenza di Riccardo Petrella, si fonda il primo nucleo del Comitato Cuneese che prende il nome di Gruppo di Lavoro per l’Acqua (GLA). Il primo impegno di questo gruppo è quello della trasparenza: all’epoca le Conferenze d’Ambito non erano aperte al pubblico e gli atti deliberativi non venivano pubblicati all’albo.
All’inizio del 2004 vengono presentate le conclusioni dell’indagine conoscitiva, viene strutturata l’organizzazione operativa come ramo dell’amministrazione provinciale e viene adottato il regolamento di funzionamento. Il GLA ottiene, con molte fatiche, prima la pubblicazione degli atti, poi la partecipazione ad invito alle sedute della Conferenza e, dopo circa un anno, l’apertura al pubblico delle sedute ed il diritto ad essere auditi. Nel frattempo, il governo provinciale cambia colore e passa al centro-destra sotto la presidenza di Raffaele Costa, ministro del governo Berlusconi.
Siamo nel 2005 e l’Assemblea dei Sindaci non è mai stata convocata, nonostante la convenzione preveda che dovrebbe riunirsi almeno una volta l’anno. In quel periodo, momento forte delle liberalizzazioni, in provincia sono presenti diverse società di gestione: da quelle private, a quelle miste, a quelle pubbliche, con la presenza di molte realtà comunali in economia.
Il presidente Costa, che presiede anche l’ATO4, supportato da un’organizzazione operativa debole manda avanti un nuovo lavoro di ricognizione delle gestioni esistenti e di verifica degli atti che le hanno instaurate. Da questa ricognizione, alcune gestioni risultano scadute, altre non legalmente insediate e soprattutto molte gestioni in economia risultano non avere i requisiti.
All’inizio del 2006, con un’operazione sul filo della legalità, vengono riconosciute le gestioni autorizzate a proseguire e soprattutto vengono aggregati a queste tutti i comuni in economia non ricadenti in fascia montana. La provincia risulta artificiosamente spartita in due grandi aree di influenza: quella totalmente pubblica con capofila Cuneo e quella privata-mista che comprende molti centri della pianura, tra cui i maggiori sono Alba, Bra, Fossano, Savigliano, Saluzzo e Mondovì, con una particolarità: il socio privato delle miste ed il gestore privato risulta essere sempre, se si esclude Mondovì che ha scelto AMGA Genova, una società del gruppo EGEA, multiutility di Alba presente in tutti settori dei pubblici servizi.
Il GLA che ha cominciato a studiare gli atti, inizia a denunciare pubblicamente lo strapotere del gruppo EGEA, cercando anche di valutare se gli aggregamenti effettuati rispettino le norme di legge italiane ed europee. Nel 2007, il GLA è impegnato nella raccolta firme per la legge di iniziativa popolare predisposta dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. Giriamo tutta la provincia, incontriamo cittadini, sindaci, parlamentari, e riusciamo a creare alcuni gruppi locali che organizzano banchetti in tutta la provincia. Il risultato è buono e mandiamo a Roma circa 5.000 firme.
Intanto a livello nazionale nel 2008 cade il governo Prodi e subentra il nuovo governo Berlusconi. Sono gli anni dell’art.23 bis, a livello locale si mettono in atto azioni per aggregare tutte le gestioni esistenti in un’unica mista con socio privato EGEA. All’inizio del 2009 riusciamo a far crollare il progetto grazie al nostro costante impegno ad informare i cittadini. In un’affollata riunione di oltre cento sindaci, riusciamo a sviscerare il vero contenuto dell’operazione presentata come un normale accordo per lo scambio delle conoscenze e dei materiali. Dal quel momento diventiamo la spina nel fianco dell’ATO4 Cuneese.
Nonostante ciò, ad inizio del 2010, la Conferenza d’Ambito, sotto la nuova presidenza di Gianna Gancia (Lega) adotta la delibera n.15 con la quale dichiara “l’appetibilità al mercato” del SII in provincia di Cuneo e fissa una gara di appalto nel 2017 per l’affidamento del servizio. Noi in un primo momento cerchiamo di ottenerne la modifica contattando i componenti più sensibili della Conferenza.
Intanto a livello nazionale è partita la campagna Referendaria, ci trasformiamo in Comitato Referendario Cuneese. I gruppi formatisi durante la raccolta firme per la LIP, si moltiplicano. Oltre ai nostri compagni di cammino storici (Emmaus, Legambiente, Arci, FP-CGIL, Rifondazione…) giungono a sostenerci tante altre persone: Sindaci di diversi colori, Pro Natura, Sel, Gruppi Scout, Lvia, sacerdoti e suore…. Insieme riusciamo ad inondare la provincia di manifestazioni, dibattiti, incontri e soprattutto banchetti, che ci regalano 14.800 firme! La politica inizia a considerarci e nell’approssimarsi del voto referendario, volenti o non volenti, sono in molti/e a condividere con noi la posizione per il “Sì”.
A risultato referendario acquisito, mettiamo in campo la campagna “annulla la delibera”: con la sottoscrizione di 4.900 cartoline i cittadini chiedono l’annullamento della delibera n.15.
Siamo nel 2012, a 10 anni dalla costituzione dell’ATO4 e l’Assemblea Generale dei Sindaci non è ancora mai stata convocata, anzi, la presidente Gancia afferma di ritenere inutile l’esistenza stessa dell’Ato4. A questo punto il nostro lavoro si concentra sulla necessità di questa convocazione e con l’aiuto di alcuni sindaci “amici” sensibilizziamo gli altri sull’urgenza del loro coinvolgimento.
Nell’aprile del 2013 l’azione ottiene il primo risultato con l’autonomia dell’assemblea ATO4 dalla provincia e la nomina di una vicepresidenza nella persona della sindaca di Bra, Bruna Sibille. Grazie a quest’ultima, viene garantita la convocazione della prima Assemblea per la seconda metà dell’anno: il 6 novembre, sono presenti oltre 100 sindaci ed anche un centinaio di aderenti al Comitato, con il cappellino “il mio voto va rispettato, annulla la delibera”. Con il convinto intervento dei sindaci di Valdieri, Vinadio, Bagnolo, viene votato all’unanimità il mandato alla Conferenza di annullare la delibera.
Il 2014 si riorganizza il settore operativo dell’Ente di Governo (EGATO4) e si realizza la piena autonomia dalla provincia. Anche noi ci riorganizziamo ed assumiamo il nome di Comitato Cuneese Acqua Bene Comune. Intanto però, dopo aver annullato la famigerata delibera, non viene presa alcuna decisione per la gestione pubblica.
Stanchi di questo, nel 2015 mettiamo in atto una nuova campagna “Mettiamoci la faccia”, rivolta ai sindaci perché proseguano sulla strada intrapresa: raccogliamo 4514 firme e saranno 170 i sindaci che parteciperanno alla nuova Assemblea del 2 luglio. Un’azione di compromesso messa in atto dal sindaco di Cuneo per non rompere l’armonia tra i diversi territori, permetterà di arrivare ad un risultato solo parzialmente positivo, adottando una formula che propone una gestione con “società unica a partecipazione pubblica”.
Non soddisfatti da questo risultato, iniziamo una nuova campagna che chiamiamo “La campana della democrazia”. I nostri gruppi locali del tempo del referendum si riattivano e portano davanti ai municipi una campana che con i suoi rintocchi ricorda ai sindaci l’urgenza del rispetto del voto referendario. La Conferenza d’Ambito approverà successivamente un crono-programma volto all’adozione di un nuovo piano d’ambito, propedeutico all’assunzione di questa importante decisione. Nel 2016, anno del decreto Madia, aiutati da Paola Ceretto del Comitato di Torino, iniziamo un intenso lavoro di studio dei bilanci dei gestori. Da questo studio ricaviamo che molti investimenti non sono stati eseguiti dai gestori misti e privati. Però soprattutto facciamo emergere il fatto che quasi tutti i gestori hanno trattenuto nelle loro casse i contributi incassati per conto dell’Ato, per il suo stesso funzionamento e per la protezione idrogeologica dei territori montani. Ci becchiamo una citazione per danno dal gruppo EGEA, che per fortuna si conclude con una semplice rettifica di un termine utilizzato, ma intanto arrivano nelle casse di EGATO4 circa 10 milioni mancanti, di cui almeno 8 saranno destinati alle Unioni Montane.
Il crono-programma impiega più di un anno ad arrivare alla definizione del nuovo pda. Intanto la struttura tecnica è stata integrata con l’arrivo del direttore che ci coinvolge nelle osservazioni alla VIA ed al piano stesso: un rapporto di reciproca fiducia prima inimmaginabile. L’undici settembre del 2017 la Conferenza adotta il nuovo pda con il voto favorevole del 82,6% delle quote. Contemporaneamente respinge la richiesta del gruppo Egea di avere una proroga di altri 5 anni e pubblica il risultato delle indagini sui mancati investimenti: un atto di trasparenza e democrazia che apprezziamo molto.
Il 28 marzo 2018 viene convocata la terza Assemblea generale dei sindaci che, preso atto del nuovo pda, vota la forma di gestione da applicare a tutta la provincia. 120 sindaci su 173 presenti votano per l’affidamento in house a società interamente pubblica. La successiva Conferenza del 7 maggio vota la relativa delibera con solo 3 voti contrari. Nella delibera è indicato che dovrà avere la forma consortile tra società interamente pubbliche che rappresentano i singoli territori, che i soci di queste dovranno essere unicamente i comuni, che non dovrà distribuire dividendi e che gli eventuali utili andranno totalmente reinvestiti nel SII.
Partono immediatamente alcuni ricorsi dei gestori del gruppo EGEA ai quali purtroppo si aggiungono anche quelli di due raggruppamenti di comuni contrari. Questo non ferma il percorso voluto dalla presidente Bruna Sibille e che si concluderà il 27 marzo del 2019 con l’affidamento in house a COGESI, azienda consortile che raggruppa le quattro società territoriali interamente pubbliche, alle quali si aggiungeranno le nuove gestioni che subentreranno agli attuali gestori misti e privati. Votano a favore il 76,4% delle quote, i contrari minacciano altri ricorsi.
Dal 1 luglio 2019 COGESI inizierà la sua gestione nelle aree dei primi 4 soci, poi entro dicembre del 2020 si dovrà concludere il processo di subentro nelle altre aree. Il nostro racconto, piuttosto lungo, è forse il modo migliore per trasmettervi la ragione per cui il Comitato Cuneese ABC è abbastanza soddisfatto del risultato ottenuto, a fronte di ciò che si era prospettato negli anni antecedenti.
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 39 di Marzo – Aprile 2019. “Si scrive acqua, si legge democrazia“