di Mariano Mazzacani (Responsabile Comitato Referendario Acqua Pubblica Brescia).
Raccontiamo questa avventura che è servita a riaprire una questione che, già il 9 ottobre del 2015, sembrava chiusa, senza uscita. L’iniziativa referendaria, attualmente in itinere in altre forme, con i possibili effetti del suo risultato, potrebbe rappresentare la chiave di volta dell’intero percorso verso la gestione pubblica del servizio idrico della Provincia di Brescia.
Tutto ha inizio con l’approvazione dello “Sblocca Italia”, legge che introduce l’obbligo, entro il 30 settembre 2015, per gli enti di governo di disporre l’affidamento del servizio idrico al gestore unico. Tale disposizione di legge introduce il concetto di unicità della gestione sostituendosi al precedente concetto di unitarietà della gestione. Ciò significa che per un ambito almeno provinciale potrà esserci un unico gestore che abbia in carico l’intero servizio idrico integrato comprensivo della gestione di acquedotto, fognatura e depurazione.
La legge non indicava un modello gestionale obbligatorio fosse esso totalmente pubblico, privato o PP, seppur ponesse stretti paletti alla costruzione di soggetti, formalmente e sostanzialmente, pubblici per la gestione del servizio. La Provincia di Brescia convoca il 9 ottobre 2015, fuori dai termini temporali, l’assemblea dei sindaci, organo titolato alla decisione a cui viene presentata un’unica proposta da votare.
Tale proposta prevede, in una prima fase, la costituzione di Acque Bresciane srl, ente di diritto privato a totale partecipazione pubblica che nella seconda fase, entro il 31 dicembre del 2018, metterà “sul mercato” il 49% della società per individuare un partner tecnico finanziario. Tale soggetto dovrà essere in grado di apportare il know how ed i capitali necessari a portare fuori dalle infrazioni europee i 64 comuni bresciani realizzando il piano trentennale degli investimenti 2016-2045 di circa 1.5 miliardi di €! Era chiaro dall’inizio, mesi prima di arrivare a tale votazione, che l’obbiettivo degli amministratori provinciali bresciani era quello di creare le premesse per favorire A2A.
La multiutility lombarda, tra i maggiori player nazionali, di cui il comune di Brescia conserva una quota del 25% che frutta, decine di milioni euro, oltre a garantire “comune poltrone” politiche nei CDA delle sue molte controllate. Si completa così il disegno: garantire per 30 anni un flusso di capitale costante per un servizio in monopolio in grado di garantire ad A2A utili milionari in cambio di dividendi, prebende ed elemosine alla comunità bresciana. Un modello già visto a Siena con Montepaschi!
Di fatto vi sono ragioni oggettive perché A2A, non possa essere il soggetto adatto, visto che almeno i 2/3 delle infrazioni comunitarie sono in capo ai comuni gestiti dalla stessa A2A ciclo idrico con casi emblematici in alcuni di questi comuni. Casi in cui i cittadini, nonostante la mancata depurazione, si vedono costretti a pagare ugualmente il servizio non reso. Tutto ciò col beneplacito della Provincia di Brescia!
Non basta: non vi sono neppure le premesse formali, per A2A, per garantirsi corsie preferenzialinell’aggiudicazione della gara di livello Europeo che potrebbe vedere competitor agguerriti: Veolia. Gdf-Suez (Engie), Servern Trent tra le società straniere più accreditate. ACEA, IREN ed Hera rappresentano invece i competitor nostrani ancorchè possa essere prefigurabile una spartizione territoriale tra le Utilities nazionali con un patto di non belligeranza.
Nonostante il quadro critico i giochi sembravano chiusi. L’amministrazione Provinciale di Brescia in maggioranza PD in coerenza con l’amministrazione politica del Comune di Brescia, con buona pace dei referendari del 2011, servivano su un piatto d’argento un boccone prelibato: la gestione del servizio idrico provinciale fino al 2045! Un servizio monopolistico, senza rischi d’impresa, con copertura integrale di tutti i costi ed utili garantiti per legge, che A2A potrebbe gestire in ottica finanziaria, in quanto quotata in borsa, con l’unico fine di massimizzare gli utili il più possibile.
Il Comitato inizia il lavoro e nelle settimane e mesi successivi si producono atti formali per concretizzare il percorso referendario nonostante si vada verso la formalizzazione del nuovo gestore nonostante “scontri” tra le diverse fazioni per ovvi interessi economico-politici. Nel piatto è in gioco anche la realizzazione del nuovo depuratore del Garda. Opera che vede approvato un finanziamento di 100 milioni € che coinvolge le Provincie di Brescia e Verona e le rispettive regioni.
Per “gestire al meglio il flusso finanziario” viene costituita un’ATS a Presidenza Gelmini che manovra per portare Gardauno, il gestore idrico gardesano, a difendere gli interessi dei comuni rivieraschi rispetto agli altri. Si rischia anche la mancata concretizzazione del progetto Acque Bresciane ma finalmente, grazie ad accordi politici, tutto quadra. Acque Bresciane seppur con un percorso non lineare si concretizza ed è a questo punto che il nostro Comitato si mette di traverso.
La partita, di fatto, sembrava chiusa ma un inaspettato coupe de theatre, da un’idea suggerita da Bertocchi segretario provinciale di PRC, viene pensato, vagliato e soppesato il perseguimento del referendum consultivo provinciale, unico strumento a disposizione! Un strumento debole dal punto di vista normativo ma dal forte valore politico. Si stende l’atto costitutivo del Comitato ed il 22 marzo 2017 lo si deposita formalmente presso la Provincia di Brescia. Grazie al proficuo dialogo col Prof. Alberto Lucarelli, viene elaborato il quesito referendario, inattaccabile dal punto di vista sostanziale e giuridico ma, al contempo, sufficientemente chiaro negli scopi perseguiti. Il percorso prosegue col deposito del quesito referendario, il 22 giugno 2017: “Volete voi che il gestore unico del servizio idrico integrato per il territorio provinciale di Brescia rimanga integralmente in mano pubblica, senza mai concedere la possibilità di partecipazione da parte di soggetti privati?”
Diversi i passaggi formali affrontati. Il deposito delle 25 delibere comunali per almeno il 3% aventi diritto al voto, saranno invece 54 per un 30% aventi diritto al voto. L’esame della commissione di garanzia di 3 costituzionalisti che il 1 dicembre 2017 approva l’ammissibilità referendaria. Questo il passaggio formale che sancirà che il referendum si deve fare! Un vero pugno allo stomaco per gli amministratori provinciali che fino ad allora avevano visto con sufficienza la nostra iniziativa nonostante i continui atti deterrenti la nostra azione. Non si può scordare la lettera della segreteria provinciale del Pd a tutti gli amministratori amici per boicottare le richieste di delibera comunale a favore del referendum! A questo punto l’amministrazione provinciale, che non può palesare la sua contrarietà ad un referendum per una gestione pubblica dell’acqua, tenta di porre rimedio cercando di intavolare una trattativa. Trattativa rigettata poiché irricevibile: portare il privato a quota 30% anziché 49%! La nostra ferrea volontà ci porta anche a scontri formali con varie diffide al presidente provinciale Mottinelli.
Alla fine il referendum sarà convocato per il 18 novembre del 2018 e porterà ad un risultato di partecipazione di grande spessore visto le forze attive in campo. 209.212 cittadini Bresciani voteranno sì alla gestione pubblica dell’acqua, il 97% dei 22,3% aventi diritto al voto. Un successo clamoroso visto le forze in campo. La partita, riaperta grazie al risultato referendario, ora si sta concretizzando con le molte delibere di amministrazioni comunali, che in consigli comunali aperti, si stanno impegnando a garantire il risultato referendario.
Il dibattito sull’acqua pubblica sta entrando anche nei dibattiti elettorali in vista del voto del 26 maggio in cui saranno rinnovati oltre 85% delle amministrazioni bresciane. Tutti gli attivisti si stanno impegnando perché i momenti di confronto elettorale siano momenti di confronto democratico che veda al centro la questione idrica.
Perchè si scrive acqua e si legge democrazia!
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 39 di Marzo – Aprile 2019. “Si scrive acqua, si legge democrazia“