Facciamo il punto su Mondeggi, la fattoria senza padroni – n.16, novembre dicembre 2014

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di Giuseppe Pandolfi

La “fattoria senza padroni di Mondeggi”, insediatasi con un presidio il 29 giugno scorso, al termine di una tre giorni di iniziative e assemblee, ha ormai superato i tre mesi di attività e ha da breve doppiato il capo di una importante scadenza: il 13 ottobreinfatti scadevano i termini per la presentazione di offerte economiche per il bando con cui la Provincia di Firenze ha messo in vendita l’azienda Mondeggi Lappeggi, nel comune di Bagno a Ripoli.

Il bando interessava circa 170 ettari (25 a vigneto, 45 a oliveto, 30 di bosco e 70 di seminativo o pascolo) e quattro complessi colonici, oltre ad un capannone agricolo, per circa 4.400 mq. di superficie utile. Un valore stimato in 9.240.000 € posto in vendita alprezzo base di 7.880.000 € dalla Provincia di Firenze per uscire dal disastro di una mala gestione durata decenni e per far quadrare i conti dell’ente, dissestati dal decreto acchiappa-voti di Renzi sugli 80 euro.

Il bando è andato deserto, e questo riapre lo spazio per affiancare all’iniziativa politica sul campo un’azione per strutturare sul lungo periodo l’esperienza e darle gambe per durare, trasformando il presidio in un insediamento contadino vero e proprio che vive economicamente della attività di una fattoria pubblica multifunzionale e poli-produttiva, come era enunciato dalla propria Carta dei principi e degli intenti. (tbc firenzemondeggi.noblogs.org/carta-dei-principi-e-degli-intenti). Il presidio in questi tre mesi ha già prodotto vistosi cambiamenti nell’area della fattoria e ha cominciato a strutturarsi operativamente anche dal punto di vista agricolo. I risultati ottenuti sonopiù che positivi, soprattutto considerando le forze in campo quando si è iniziata l’avventura: studenti del collettivo di Agraria, ricchi di conoscenza teorica maprivi di esperienza pratica, giovani del precariato agricolo con limiti di disponibilità imposti dal loro lavoro, contadini delle reti neo-rurali che potevano aiutare solo nei momenti liberi dai propri impegni stagionali, gente dei GAS e cittadini/e del territorioche mettevano a disposizione tempo libero o sottratto al lavoro, Wooffers e ospiti di passaggio che svolgevano attività di auto-formazione e solidarietà: tutto è stato fatto solo con lavoro volontario e non retribuito. I risultati sono stati: la ripulitura dellastruttura semi-fatiscente di un fienile, il ripristino in condizioni di abitabilità della casa di Cuculia, la realizzazione di uno spazio pulito da rovi e rifiuti dove oggi si svolgono attività culturali, assemblee e attività di formazione della scuola contadina infieri, feste, presentazioni di libri o cinema all’aperto.

Ma, soprattutto, dal punto di vista agrario si sono realizzati il recupero dall’abbandono di tre ettari circa di superficie a seminativo lavorati e seminati a cereali, l’edificazione di una ampia area ad orti cintati presso le abitazioni, sia per autoconsumo che per lavendita, l’impianto di strutture per l’allevamento in pieno campo di galline e ovini, l’avvio di un apiario per la produzione di miele da vendita, la potatura “di rimonda” di più di 600 olivi, il ripristino di parte del sistema di adduzione acque, la realizzazione distrutture per l’immagazzinamento della legna e degli strumenti di lavoro, l’avvio di un progetto “frutteto” e di un progetto “erboristeria”. Si è anche avviato un progetto di “orti comunitari” autogestiti (il progetto MOTA) che, partendo dalla preparazione di circa 2000 mq. di terreni ortivi da parte della fattoria, prevede la costituzione di un’assemblea di residenti e cittadini/e che gestiranno tali spazi – e parte dell’oliveta – a fini di autoconsumo.

Non era affatto scontato che si sarebbe riusciti a raggiungere questi risultati con una fattoria che, sino ad oggi, si regge solo con il lavoro volontario, in condizioni di extra-legalità e quindi anche di assenza di garanzie certe sul futuro. La sfida che si è cercatodi raccogliere, malgrado la situazione di incertezza, è stata di avviare una RICONVERSIONE ECOLOGICA della fattoria che coinvolge sia gli aspetti della vita quotidiana del presidio sia la parte di progettazione agronomica e che si esplica e pratica in diversi modi:

– Per il funzionamento quotidiano del presidio si applica il principio del risparmio, del riuso e della differenziazione delle acque; l’approvvigionamento della mensa avviene sia dall’auto-produzione ortiva sia con acquisti dal circuito biologico e contadino.Viene attuata la differenziazione spinta dei rifiuti con riciclaggio in sito degli scarti alimentari (per pasturazione animali o per compostaggio).

– Le superfici estensive e monocolturali dei seminativi sono state già in parte differenziate e lo saranno in prospettiva ancor più poiché si prevede l’introduzione di ettari di frutteto, di un ettaro di orti sociali, di colture orticole da produzione, di pascoli a rotazione per la “gestione dei prati” e la fertilizzazione naturale.

– Per tutte le colture si sono applicate le buone pratiche agronomiche di evitare gli eccessivi rovesciamenti e lavorazioni profonde del suolo, e si è avviata anche una sperimentazione pratico-conoscitiva su tecniche agronomiche sostenibili sia per l’orto (con permacoltura e sinergico) sia sul frutteto, per il quale si prevede la realizzazione di un “girapoggio” con policoltura, cioè una sistemazione meno favorevole

alla meccanizzazione ma più garantista degli assetti idrogeologici e della salvaguardia della fertilità del suolo.

– Si lavora alla prospettiva di una futura fattoria che non sia fondata solo su monocolture da vendita, e soprattutto che sia al servizio della comunità locale piùche di un impersonale mercato globale: da qui l’avvio del progetto pane e grano, con l’idea di una filiera che si apre e si chiude nel territorio. Si lavora anche all’ipotesi di una gestione delle aree naturalistiche e boscate con un’ottica produttiva, con la raccolta ed essicazione delle erbe spontanee e l’avvio di una coltivazione di funghi in pieno campo. E’ importante poi rilevare che, in questi mesi, Mondeggi è assurta a esempio nazionale e a prototipo sperimentale di un percorso “dal basso” per una gestione comunitaria di un bene demaniale e dunque comune, entrando in rete con iniziative similari ad esempio Caicocci Bene Comune in Umbria) e con tutte le esperienze di agricoltura contadina (Genuino clandestino in primis) che neglianni si sono organizzate e radicate a livello nazionale, spingendo l’avvio di un dibattito istituzionale sulla necessità di normare questa specifica agricoltura (modello nazionale di quella “agricoltura familiare” che la FAO considera insostituibile !) sia nelle leggiregionali che nella normativa nazionale. È perciò vitale che chiunque condivide o abbia condiviso la Carta dei principi e degli intenti del movimento per Mondeggi, che chiunque si sente solidale con questa lotta, non lasci sola quest’esperienza di fronte a una vertenza che trascende di gran lunga le valenze locali, poiché si inserisce in un ampio movimento – anche internazionale – di resistenza alla privatizzazione deibeni comuni e di lotta contro il “land grabbing” e il neoliberismo sfrenato.

 

Tratto dal Granello di Sabbia di Novembre – Dicembre 2014: “Riconversione ecologica”, scaricabile QUI

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