Editoriale: Trans Europe Express

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di Vittorio Lovera  (Attac Italia)

Dal 6 al 9 giugno 2024 si terranno le elezioni per il Parlamento europeo, con la nomina di 720 deputati (15 in più rispetto alla precedente legislatura) provenienti dai 27 Paesi dell’Unione europea allargata.

In Italia, nel ventesimo mese di Governo meloniano, si voterà sabato 8 e domenica 9 giugno 2024 e saranno eletti 76 parlamentari.

L’Europa economica è un treno nella cui locomotiva il macchinista riconosce solo i comandi di multinazionali, mercati e banche. E’ un treno difficile da riparare. I guasti sono molti e gravi. Non si può nemmeno pensare di riformare e ammodernare un treno che, con le sue continue coniglierie, coi costanti ritardi, con le sue sanguinose divisioni tra nazionalisti da un lato e, più o meno, liberisti dall’altro, con la sua miope e asfissiante burocrazia retrò, è davvero giunto a un punto di non ritorno.

Il Trans Europe Express è finito su un binario morto.

“Il treno corre nella notte, sempre più veloce.

Dove sta andando, dove ci sta portando?

Ai campi di concentramento?

Alla guerra nucleare?

A un susseguirsi di pandemie?

Noi non lo sappiamo

Ma ora nel momento della crisi aperta del coronavirus appare un messaggio sullo schermo in fondo alla carrozza “Destinazione estinzione”.

Le lettere tremano ancora leggermente, ma diventano sempre più chiare: Destinazione Estinzione.

Riscaldamento globale, distruzione della bio diversità, scarsità d’acqua, pandemie distruttive, crescenti tensioni tra Stati che aumentano il rischio di una guerra nucleare, diseguaglianze sempre più grandi e oscene, ovunque razzismo e nazionalismo in continuo aumento puntellano la strada per quel destino.

Ferma il treno, ferma il treno, ferma il treno!

Ma non lo stiamo guidando.

Non lo stiamo controllando.

Ci sono figure che affermano di essere i suoi conduttori, ma dietro di loro c’è una forza più oscura che non controllano: il capitale.

Il treno è guidato dal capitale e il capitale è una spinta irresistibile per l’espansione individuale, per il profitto.

Tira il freno d’emergenza!

Tempi bui.

La speranza diventa ridicola.

Peggio ancora, diventa di cattivo gusto, insensibile.

Eppure nel secolo scorso tante persone sono vissute e sono morte animate dalla speranza.

Anche adesso c’è una grande sete: di speranza, di una via d’uscita, di un mondo diverso.

Questo libro è dedicato a chi – come me – è così stupido da pensare che si possa ancora fermare il treno della morte, che si possa ancora creare un mondo basato sul mutuo riconoscimento della dignità umana.

Distruggi il treno!!“

(dalla prefazione di Vittorio Sergi a La speranza in un tempo senza speranza di John Holloway, traduzione e cura di Roberto Mapelli – Edizioni Punto Rosso).

Abbiamo scelto di riprendere le pubblicazioni de il Granello di Sabbia proprio in prossimità delle elezioni europee. Proviamo a dimostrare l’abisso che esiste, oggi, tra chi immagina un’Europa femminista, ecologica, socialista, internazionalista e pacifica e invece la reale lettura dell’attuale carrozzone europeo.

Ecco le 10 aree tematiche che andiamo a esaminare: Politiche economiche & austerità – un grazie di cuore a Eric Toussaint, portavoce internazionale del Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi (CADTM),  per il suo prezioso contributo, e al bel lavoro del Centro Studi Cadtm Italia, per le puntuali analisi su Meccanismo europeo di stabilità (MES), riforma del Patto di stabilità e le valutazioni sulla fiscalità – Guerra e Pace; Crisi climatica; Agricoltura; Welfare; Migrazioni; Democrazia; Rapporti Europa e altri Continenti; stato dei Movimenti europei e Diritti digitali.

Il quadro che emerge da questa puntuale analisi è un vero cahier de doléances che vede il Trans Europe Express irrimediabilmente arenato su un binario morto.

La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati” scriveva Antonio Gramsci dal carcere.

Ed eccoli alcuni dei fenomeni morbosi che hanno fatto deragliare la locomotiva del treno europeo: xenofobia e razzismo, soprattutto nell’Europa allargata dell’Est; i drammatici danni causati dalle politiche liberiste, acuiti dalla pandemia; le folli e inumane politiche migratorie, con l’introduzione di un infamante neocolonialismo (in prima fila il meloniano nuovo Piano Mattei); l’incapacità di gestire, con un minimo di coerenza, l’imprescindibile transizione ecologica (riapertura a pesticidi e OGM, deroghe a profusione per i combustibili fossili); gli ennesimi tagli al welfare, in un contesto che vede già un quarto della popolazione europea (21,8%) al limite della soglia di povertà.

Se questi aspetti palesano già veri e propri mostri, l’abominio più grave riguarda l’assoluta sudditanza sul tema di due guerre in atto a poche migliaia di chilometri da Bruxelles.

E se già è stata finora delirante la gestione del conflitto Russia-Ucraina, l’assenza di un qualsiasi deciso intervento per fermare il genocidio nelle terre occupate (fin dal 1948) della Palestina è da condanna a vita per tutti i membri delle Istituzioni europee.

L’economia di guerra, il mercato degli armamenti e la prossima lucrosa ricostruzione nei territori dei conflitti, vincono sull’economia di pace, le vite umane sono sacrificate sull’altare del bussiness.

L’ottimo articolo del nostro Antonio De Lellis Uscire dall’economia di guerra, per un’economia di pace è una rara boccata di speranza in questo contesto di indicibile barbarie.

L’Economia di pace e una grande e coesa Società della Cura rappresentano lo sforzo cui tendere per provare a ridare voce e azione a quei Movimenti altermondialisti che, all’inizio del millennio seppero generare la speranza di un orizzonte diverso e che poi svaporarono proprio affrontando le conseguenze delle logiche di guerra.

Marco Bersani in Esiste ancora l’Europa? delinea con chiarezza i quattro punti cardinali per riprendere collettivamente l’iniziativa e per riposizionare l’orizzonte per un’alternativa di società a livello europeo.

E a proposito di Alternativa di Società nella stimolante e partecipata Assemblea nazionale di Attac Italia (Napoli 3 e 4 febbraio 2024, nell’ex Asilo Filangieri) uno dei temi affrontati è stato prorio il rilancio del percorso della Società della Cura.

Dopo due anni – coincisi con il periodo pandemico- di grande lavoro e di grande entusiasmo si è -quasi fisiologicamente- affievolita la spinta di questo percorso, tornato a essere un rivolo carsico.

Ora, più che allora, è necessario riprovare a tessere e a riannodare quel tessuto di connessioni e convergenze che avevamo saputo creare. Convergere per dare gambe a un progetto di alternativa di società, una Società della Cura che sappia mettere al centro la vita e la sua dignità, che sappia essere interdipendente con la natura, che sappia costruire sul valore d’uso le sue produzioni, sul mutualismo i suoi scambi, sull’eguaglianza le sue relazioni e sulla partecipazione le sue decisioni. Che agisca per decrescere i consumi, orientata a un’economia esclusivamente di pace, che ripudi sempre e comunque guerre e belligeranze.

Allo stesso modo nell’Assemblea nazionale, abbiamo rianalizzato, ancora una volta, il percorso compiuto con la Campagna nazionale Riprendiamoci il Comune. Se è vero che è difficile ripartire dopo una sonora sconfitta, e il mancato raggiungimento del quorum firme è stato sonora sconfitta, è altrettanto vero che i temi trattati dalla Campagna (socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti; e riforma della Finanza Pubblica Locale) risultano centrali per provare a impostare qualsiasi tentativo di cambiamento di paradigma. È nostro compito trovare modi e forme per rilanciare la centralità di questi due temi, tenendo anche in gran cura come i Comitati territoriali, nati per la raccolta firme, abbiano proseguito a lavorare e a seguire le iniziative proposte.

Ci rafforza in questo l’osservazione del poeta e socialista utopista William Morris, uno dei riferimenti di Murray Bookchin “Gli uomini combattono e perdono battaglie. Accade però che le cose per le quali hanno combattuto si avverino nonostante la loro sconfitta; e tuttavia quello che si avvera non è ciò che loro intendevano, e gli altri uomini dovranno lottare per la stessa cosa, chiamandola con un altro nome “

E questo noi faremo!

Che altro dirci nel corso del 17esimo mese dell’era Meloni?

Zero raggi di sole, sempre buio pesto.

Carote ai trattori e manganellate ai giovani studenti (VERGOGNA!!!), d’altronde che ci aspettavamo?

Politiche fiscali pro ricchi, continui condoni pro evasori, diniego totale della crisi climatica, privatizzazioni a gogò per fare cassa, tagli alle pensioni, tagli alla Sanità, deregulation selvaggia pro caccia, opere inutili a palla (vedi Ponte sullo Stretto di Messina), autonomia differenziata per acuire ulteriormente le diseguaglianze Nord/Sud, rischio premierato. Buio pesto!

Se come Movimenti non siamo in buona salute che dire del centro-sinistra istituzionale? Campo largo? Campo stretto? Campo lungo?

Schermaglie elettorali, oltre ciò vuoto pneumatico, compresa la questione della guerra giocata più sul versante filologico (si può dire genocidio?) che nella sostanza.

Vinta la Sardegna (grazie a Salvini), euforia a palla. Perso l’Abruzzo, depressione cosmica. Ora con Basilicata, Piemonte e Europee vedremo la gravità della loro bipolarità. Mentre Elly Schlein & Giuseppe Conte cincischiano, noi proviamo a tenere botta.

Presenti a tutte le manifestazione pro Palestina (numerosissime e sempre con gran bella partecipazione nonostante la repressione), presenti alla partecipata manifestazione a Napoli (16 marzo 2024) contro l’autonomia differenziata. Dal 4 al 6 aprile 2024 saremo a Lione, per il Movimento europeo dell’Acqua; sempre a Napoli (20 e21 aprile 2024) parteciperemo all’Assemblea nazionale del Forum italiano dei Movimenti per l’acqua pubblica Rilanciamo, non ci rassegnamo! .Infine saremo a Marsiglia (26 e 28 aprile 2024) all’European Common Space Alternatives.

Nel 1977 i Kraftwerk pubblicarono un concept album elettronico diventato vero e proprio cult. Trans Europe Express era il titolo del vinile e voleva rappresentare sia le differenze tra realtà e immagini, sia l’esaltazione del percorso verso una nuova Europa.

Ora, quasi 50 anni dopo il Trans Europe Express è irrimediabilmente fermo su binario morto. Ha tradito qualunque aspettativa, anche quelle minime. Il guasto non è riparabile. A futura memoria finirà in un Museo.

In questo numero abbiamo provato a tracciare gli orizzonti per definire come lasciare la notte alle spalle e uscire dal buio pesto.

È finito il tempo di profitti e guerre, oggi è tempo di cura di sé, del vivente e del pianeta e di lotta collettiva contro coloro che tutto questo impediscono. Dobbiamo tornare a immaginare la fine del capitalismo invece di rimanere sgomenti ad aspettare la fine del mondo.

In carrozza, si riparte.

Un pensiero forte a Ilaria Salis, esempio che ci deve illuminare, donna che si è opposta ai destri estemi anche in casa loro e oggi è ancora prigioniera politica nella patria di Viktor Orbán, caro sodale di Giorgia Meloni.

Peace. Gaza Libera. Ilaria Libera.

Foto: “Trans Europe Express” di edenpictures (CC BY 2.0)

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 52 di Febbraio-Marzo 2024: “Europa: a che punto è la notte?

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