Rubrica “Il fatto del mese”
Di Marco Schiaffino
L’attuale governo finirà difficilmente nei libri di storia, ma è più probabile che riesca a ritagliarsi uno spazio nei testi che trattano di strategie di marketing e comunicazione. Il metodo “ammazza-dissenso” sviluppato da Renzi, infatti, meriterebbe almeno una decina di pagine di approfondimento. Il meccanismo è sempre lo stesso: annunciare il provvedimento e introdurre un elemento o due che permettano di trovare una giustificazione “sexy” con cui scavalcare le critiche. Infine, aspettare che il dibattito si arrivato al giusto livello di noia e modificare il provvedimento all’ultimo momento, togliendo gli orpelli decorativi per arrivare dritto al punto. I critici restano seppelliti da montagne di polemiche fuori fuoco e l’ennesimo decretino passa con la fiducia di rito. Grazie a un’opinione pubblica distratta, anestetizzata o più spesso complice, il giochetto sta funzionando invariabilmente.
La fine di dicembre mostra due limpidi esempi dell’uso delle “armi di distrazione di massa” governative. Il primo è quello degli incentivi per la privatizzazione dei servizi pubblici gestiti dalle ex-municipalizzate. Il progetto viene presentato in un primo momento come parte integrante del decreto “sblocca Italia”, ma finisce poi nella legge di stabilità. La descrizione “sexy” parla dell’eliminazione di enti e società inutili, con la vendita o l’accorpamento degli enti di proprietà comunale. Roba che nell’Italia del 2014 vince facile. Su chi prova a denunciare l’obiettivo (non troppo velato) di effettuare una svendita dei beni comuni ai privati, l’armata governativa riversa il solito carico di “nuovismo” in salsa renziana: bisogna svecchiare, modernizzare, alleggerire, differenziare. Secondo il premier e il suo entourage, chi parla di svendita ai privati mente sapendo di mentire, perché il vero obiettivo è l’efficienza. La dimostrazione? Non è obbligatorio privatizzare: si può anche accorpare mantenendo la gestione pubblica. Perché il “governo del fare” punta all’efficienza.
Poi il provvedimento avanza e arriva alla sua versione definitiva. Sparito qualsiasi criterio oggettivo per scegliere quali siano gli enti da privatizzare/accorpare, resta solo l’incentivo alla privatizzazione. Nel caso di (s)vendita ai privati, infatti, gli enti locali potranno usare i proventi al di fuori del patto di stabilità. Nel caso in cui accorpino (ottenendo in teoria, l’obiettivo dichiarato) non hanno invece alcun incentivo. Il risultato è solo quello di mettere in atto una sorta di estorsione ai danni degli amministratori: se privatizzi i servizi pubblici puoi usare i soldi che hai, altrimenti muori strangolato dal patto di stabilità. I privati ringraziano e si preparano a fare gare al ribasso per dividersi la torta. Di fronte a comuni che sono obbligati a vendere per sopravvivere, non faranno fatica ad assicurarsi un business da favola. Sulla pelle dei contribuenti.
Lo schema si ripete, con qualche variante, sull’articolo 18. La variante, qui, è rappresentata dalla pantomima dello scontro tra destra e sinistra (?) PD sul Jobs Act. Un giochetto di prestigio che ha permesso di sbandierare l’ammorbidimento della riforma. In fase di realizzazione, arriva la mazzata, allegata al licenziamento del lavoratore per “scarsa produttività”. Dov’è il trucco? Semplice: se la scarsa produttività non è dimostrata (o anche palesemente campata per aria), non c’è reintegro e il padrone se la cava con un risarcimento. Articolo 18 colpito e abbattuto, obiettivo raggiunto e tanti saluti alla legge 300/70. Alle (possibili ma non certe) proteste di una parte dell’opinione pubblica, Renzi potrà rispondere che le cause per scarsa produttività sono state 23 dai tempi di Cleopatra. Nessuno sarà in grado di ribattere qualcosa di anche solo vagamente spendibile sui palcoscenici dei talk-show e il governo di Matteo Tatcher Renzi incasserà un altro mirabolante “successo”. Pronto anche l’hashtag per Twitter: #vihopurgatoancora.
Tratto dal Granello di Sabbia di Gennaio/Febbraio 2015: “Enti Locali: Cronaca di una morte annunciata”, scaricabile qui