Per un’economia trasformativa

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di Riccardo Troisi

Le molteplici crisi ormai “permanenti” (finanziaria, economica, ambientale e sociale) che stanno causando danni crescenti per le popolazioni e gravi squilibri per il pianeta, stanno generando in tutto il mondo forme di resistenza, sempre più diffuse e multiformi, che provano a proporre a livello locale modelli alternativi di produzione, distribuzione, consumo e risparmio. Queste esperienze si percepiscono ed hanno connotazioni diverse a seconda della longitudine e della latitudine, ma hanno in comune alcuni valori e criteri che ne definiscono i contorni e che rifiutano e contrastano profondamente il paradigma di sviluppo dominante. Nel loro insieme, peraltro, costituiscono una economia in fase embrionale, allo stato nascente.

Questo quadro è bene evidenziato nella recente ricerca “Economia trasformativa: opportunità e sfide dell’economia sociale e solidale in Europa e nel mondo” nell’ambito del progetto “Social & solidarity economy as development approach for sustainability (Ssedas) in Eyd 2015 and beyond”, iniziativa sostenuta dall’Unione europea, coordinata in Italia dall’ong Cospe in collaborazione con l’associazione Fairwatch.

Oltre ottanta ricercatori, 550 interviste e mappature per uno spaccato di 1.100 pratiche di economia  sociale e solidale che coinvolgono, da sole, più di 13mila persone.

La ricerca ha tentato di raccontare la trasformazione concreta dell’economia nei territori e nelle comunità ai tempi della crisi, coinvolgendo ambiti diversi – dall’agricoltura ai servizi- e riflettendo le peculiarità di ogni contesto nazionale. E’ stata condotta, infatti, in 32 paesi, 23 dei quali membri dell’Ue (46 territori) e 9 in America Latina, Africa e Asia (Bolivia, Brasile, Uruguay, Mozambico, Tunisia, Palestina, India, Malesia, Mauritius). La ricerca racconta le pratiche più significative di economia sociale e solidale capaci di una progettualità innovativa, orientata alla costruzione di un modello di sviluppo locale alternativo a quello dominante.

Quello delineato non è un “programma di sviluppo” organico, ma rivela come realtà analoghe siano emerse in pochi anni in società lontane, come valori profondamente umani stiano caratterizzando attività economiche così simili in alcuni contenuti e obiettivi concreti, soprattutto come un anelito verso relazioni interpersonali e collettive più ricche e innovative sia sostanzialmente comune in territori apparentemente agli antipodi.

Ad ogni latitudine considerata, tuttavia, il processo di economia sociale e solidale incrocia le intenzioni (almeno dichiarate) delle principali strategie di politica pubblica verso uno sviluppo sostenibile, attraverso la pratica concreta e quotidiana di alcune costanti: l’auto-organizzazione collettiva per sostenere la vita (umana e non umana); il coordinamento democratico delle imprese economiche e sociali; l’autonomia delle imprese; il lavoro e la proprietà collettiva e/o partecipata (sharing) all’interno di soggetti e reti; un’azione civica e sociale partecipativa all’esterno di questi soggetti e delle loro reti; formazione e apprendimento permanente; la trasformazione sociale incentrata sui bisogni dell’essere umano e sull’ambiente.

E’ come se una ricerca avesse scoperto una trama sottile e fragile, anche se formata da realtà così radicate nelle rispettive società, che segnala la sua presenza in un gioco di originalità e sensibilità che chiedono senza voce di evolvere e di entrare in contatto. E non si tratterebbe di stimolare elaborazioni teorico-politiche o di inventare nuove forme di rapporti costruttivi tra pubblici poteri e esigenze sociali non coperte, ma solo di alimentare attentamente i processi di collegamento, imitazione, riproduzione e moltiplicazione di realtà che già hanno dimostrato ampiamente di sapere sopravvivere ed evolvere perfino in ambienti difficili od ostili.

Nell’attuale situazione di crisi economica prolungata, aumentano i campi nei quali solo un intervento coordinato di un certo numero di cooperative sociali, di attività economiche solidali, di gruppi informali e di organizzazioni di cittadini, può affrontare le difficoltà nelle quali si dibattono le comunità impoverite e le sacche marginalizzate, ingrossate dalle popolazioni in fuga o perseguitate. Più concretamente, le esperienze analizzate possono tutte costituire il motore di azioni non sporadiche di protezione e sostegno di comunità locali che cercano di tutelare i loro beni comuni e di garantire un futuro ai loro figli.

Tutto questo ci ha portato a introdurre un concetto ancora “aperto” di economia trasformativa che nella concreta realizzazione di ogni esperienza e attività, indica una strategia di transizione sistemica, per promuovere forme e strutture di sviluppo locale, alternative alla struttura economica dominante e ben diverse da essa. Questa prospettiva si può realizzare attraverso la creazione o il potenziamento di reti o distretti che mettono in relazione sinergica attività, imprese e iniziative ( forme di economia sociale, solidale, collaborativa, circolare, di transizione, ecc.), che operano in ambito socioeconomico, sono essenziali per soddisfare le necessità della vita quotidiana, ma che ormai profilano forme complesse e strutturate di convivenza sociale.

Le relazioni tra queste entità dovranno essere il risultato di una visione partecipata e fare parte di una Matrice economica produttiva, che sia la fonte creativa di nuove società, ben diverse da quelle attuali. Queste mireranno a definire un flusso di scambio di beni e servizi e di conoscenze, orientandolo ad un processo definito di sviluppo locale, che ponga al centro forme e stili di vita che si preoccupano delle persone, delle comunità e dell’ambiente. Soprattutto, che si proponga di ridurre le diseguaglianze, di favorire l’innovazione sociale, e una gestione, comunitaria e partecipativa, dei beni comuni di ogni territorio.

Ognuna di queste prospettive richiede di essere articolata e rivisitata nel tempo, nonché approfondita per far emergere eventuali difficoltà e le tante potenzialità. Però ognuna di esse è urgente e richiede di avviare in tempi stretti intensi processi di transizione, onde attuare una pluralità di forme alternative per i processi e le modifiche sociali desiderati.

Si intravede la possibilità  di  creare  schemi  economici  territoriali  più  complessivi,  che  operino  verso  modelli  di  alternative  reali,  anche  in  modo  sperimentale,  partendo  da  un  insieme  di  organizzazioni  che  abbiano  una  conoscenza reciproca e specifici obiettivi (distretti economici di solidarietà, piani condivisi di sviluppo agricolo locale, reti e filiere di economia cooperativa, ecc.). Queste prospettive si proiettano oltre l’ambito  della  ricerca,  ma  possono  trovare in essa il punto di partenza per progettare processi più complessi ed esigenti, come anche la possibilità di replicare  più  profonde  trasformazioni,  di  grande  interesse  per la popolazione locale.

Questo lavoro ha prodotto anche una mappatura denominata “Susy” Map grazie alla quale è possibile conoscere direttamente le esperienze  di economia alternativa presenti in Europa. Più di 500 iniziative sono già state inserite e oltre 160 sono basate in Italia, fra le regioni Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Veneto. La mappatura realizzata può esser un importante strumento per facilitare gli scambi delle attività territoriali, mostrando come modelli alternativi di economia possono articolarsi e funzionare, contribuendo ad un’innovazione sociale ed al cambiamento di questo disastroso modello di sviluppo.

L’economia sociale e solidale è, insomma, un nuovo attore sociale: non si limita ad un approccio più equo alle questioni economiche (e finanziarie): ci chiede di cambiare il modo in cui pensiamo e pratichiamo la produzione e il consumo. Sta ricostruendo le filiere produttive a livello locale, democratico, equo e sostenibile ricostruendo valore e valori, a partire dalla fiducia. E’ un atto politico, al servizio della società e del bene comune.

Informazioni sul sito del progetto SUSY – SUstainable and Solidarity economY http://www.solidarityeconomy.eu/

Facebook: https://www.facebook.com/solidarityeconomy/

Per scaricare la sintesi ragionata del Rapporto in Italiano:

http://www.economiasolidale.net/sites/default/files/allegati/2017_Susy_Sintesi.pdf

 

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 33 di Marzo – Aprile 2018: “Fuori dal mercato