“LaboRiuso”: Laboratorio cittadino partecipato sul riuso degli spazi dismessi a Saronno

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 fonte LaboRiuso Saronno (fb)

di Elena Casalini (Attac Saronno)

A Saronno (VA) vi sono moltissimi edifici dismessi, di cui ca. 430.000 mq. (15 aree definite ATU-Ambiti di trasformazione urbana) sono soggetti a progetti di complessa “riqualificazione” ovvero massiccia edificazione per avere “in cambio” delle parti adibite a verde e ai servizi. Altre aree hanno invece una destinazione ancora produttiva, ma sono vuote e non vi sono progetti di riutilizzo. Questo a fronte di una urbanizzazione record del territorio di ca. l’80% e di un altrettanto clamorosa densità abitativa di ca. 3.600 abitanti/kmq!

Il “mercato” non fornisce più la risposta taumaturgica, che ha illuso la pianificazione urbanistica in questi anni, e le aree restano abbandonate, ormai da circa vent’anni, mentre nessun beneficio in termini di “verde e servizi” è stato realizzato. 

A livello nazionale, l’Istat (dati censimento 2011) mostra che ci troviamo di fronte a un patrimonio inutilizzato costituito da svariati milioni di stanze e da quasi 20 miliardi di metri cubi di volumetrie!
In questi ultimi anni, inoltre, la rendita fondiaria prima, e quella immobiliare dopo, si è via via trasformata sempre più in rendita finanziaria.

La crisi di questo sistema è soprattutto economica e sociale, oltre che ambientale, e servono risposte concrete per provare a dare finalmente attuazione al dettato costituzionale (art. 42) che prevede la “funzione sociale” della proprietà privata. Una prima risposta in tale direzione è stata già intrapresa dal Comune di Napoli (delibera del 24.04.2014), con la definizione/gestione come “beni comuni” di immobili, sia di proprietà privata che pubblica, e che legittima il Comune all’esproprio qualora perduri l’incuria e l’abbandono degli immobili privati per la tutela dell’”interesse generale”, al fine di utilizzare tali immobili ad uso sociale o affidarne la gestione temporanea “no profit”, in convenzione (previo bando pubblico) e mediante forme di gestione partecipata, in base al principio di sussidiarietà (118 Cost.). Anche il Comune di Milano, con il nuovo Regolamento Edilizio (del 02.10.2014, BURL 26.11.2014), prevede il contrasto all’abbandono indiscriminato nel tempo (min. 5 anni) degli immobili, con la previsione di interventi temporanei di destinazioni di uso “sociale”, ovvero, in caso di inerzia della proprietà, attribuzione di una destinazione pubblica, di interesse pubblico o generale, ovvero di recupero ai sensi della legge regionale 12/2005.

Ma al di là di questi pochi casi di intervento istituzionale, poco o nulla è stato ancora realizzato.

Una possibile risposta “dal basso” allo stato di degrado dei nostri territori può essere dunque quella di promuovere una “cittadinanza attiva”, capace di offrire delle risposte concrete allo stato di abbandono, non solo fisico, degli spazi, ma in grado anche di elaborare iniziative solidali e collettive, per dare una possibilità a molte persone di riprogettarsi insieme ad altre, uscendo dalla solitudine e disperazione delle risposte solo individuali.

Cercare di creare in sintesi una sorta di “laboratorio sociale”, che sia in grado di proporre soluzioni concrete ai bisogni di lavoro, socialità e qualità della vita delle persone che abitano ed usano il nostro territorio, ma anche agli amministratori pubblici che intendano invertire la rotta di un modello di sviluppo, che ha portato, e continua a portare, enormi disastri sociali, culturali ed ambientali.

A Saronno, dopo una affollata assemblea pubblica, che ha portato nella nostra città esempi concreti già realizzati altrove, tra cui quelli degli attivisti e architetti del Politecnico di Milano “Temporiuso” (che ha realizzato “Temporiuso. Manuale per il riuso temporaneo di spazi in abbandono, in Italia” – Edizioni Altreconomia, e che sta promuovendo un corso di perfezionamento sul tema presso il Politecnico) siamo riusciti, finalmente, ad attivare un laboratorio cittadino permanente (poi costituitosi in associazione “Laboriuso“) dove poter mettere in rete il bisogno, espresso da molti soggetti, di spazi (artigiani, co-workers, artisti, precari, etc.) e l’ampia disponibilità offerta dalla nostra città, che non riesce a trovare una “regia” pubblica capace di dare risposte. L’idea è che si possano “liberare” degli spazi inutilizzati da troppo tempo, anche con progetti a breve o brevissimo termine e comunque temporanei rispetto alla destinazione finale prevista su quelle aree (di solito molto cemento che poi resta vuoto). I privati potrebbero venire incentivati, sia rispetto ai tributi locali che nella manutenzione degli spazi, a fronte della disponibilità a cederli (in comodato o a canone simbolico) ad uso socialmente utile. Anche i cittadini potrebbero venire sostenuti dal Comune, come già si fa a Bologna e in altri comuni (tramite anche l’adozione del “Regolamento per la cura e la rigenerazione dei beni comuni urbani” promosso da “Labsus”), sperimentando pratiche di cittadinanza attiva.

Tra le prime attività di Laboriuso, tuttora in corso, la mappatura degli spazi vuoti e in abbandono sul territorio, mediante una ricognizione capillare e documentata con foto e sintetiche descrizioni, finalizzata alla creazione di uno strumento informatico utilizzabile da tutti, che possa mettere in rete bisogni e proposte di riutilizzo. Questo percorso vorrebbe poi confluire in una petizione popolare per l’affermazione del ruolo della cittadinanza attiva, l’adozione degli strumenti di partecipazione, di regolamentazione urbanistica e agevolazione fiscale, che possano rendere concreta la possibilità di riutilizzo del patrimonio immobiliare dismesso a scopo sociale. 

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 23 di Gennaio-Febbraio 2016 “Verso una Nuova Finanza Pubblica e Sociale: Comune per Comune, riprendiamo quel che ci appartiene!. 

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 fonte LaboRiuso Saronno (fb)