Antonio Tricarico – Re:Common
Per una nuova finanza pubblica
La situazione in Fonspa sta precipitando. Questo hanno denunciato con forza la Fisac Cgil insieme a tutte le altre rappresentanze sindacali della banca sotto la filiale romana della Banca d’Italia chiedendo alle autorità di supervisione e governative di intervenire. Fonspa è il nome attuale dell’ex Credito Fondiario, banca che ha svolto un ruolo storico in Italia nel faciltare l’accesso a mutui per la prima casa, per poi essere ceduta nel 2001 dal Credito Italiano e dalla Banca Commerciale alla Morgan Stanley. Un meccanismo ghiotto che la banca americana nel decennio dei sub-prime e delle cartolarizzazioni dei mutui ha usato finché rendeva. Come denunciano i sindacati, dal 2008 con il tracollo dei mercati finanziari globali il vento è cambiato e Morgan Stanley, guidata in Italia dal sempreverde Prof. Domenico Siniscalco, ex ministro del governo Berlusconi, ha progressivamente svuotato la banca di attività per renderla papabile per un mercato finanziario in grande difficoltà, come quello italiano. Pochi mesi fa si è fatto avanti un convinto compratore, tal Panfilo Tatarella, che con la sua Tages, società non bancaria costituita da poco, sembra avere ben poca esperienza di accesso al credito sul territorio.
Questa svendita non solo sarebbe l’ultimo atto sciagurato di una saga durata ben cinque anni, ma porrebbe serie questioni per i lavoratori della banca e le loro famiglie dopo un tale purgatorio. E’ molto probabile, infatti, che attori nostrani in cerca di guadagni speculativi nel breve termine siano più interessati alla licenza bancaria del Fonspa, che a mettere in campo un vero programma industriale di lungo termine che risponda ai bisogni di credito sul territorio, sempre più numerosi ed urgenti.
Ma in questa vicenda per la prima volta i sindacati bancari pongono compatti non solo la priorità del lavoro: per loro la soluzione della questione Fonspa probabilmente va ricercata con una soluzione pubblica ed innovativa. Questa banca potrebbe diventare il primo esempio di una nuova risocializzazione del credito, tramite una ripubblicizzazione dal basso che veda come protagonisti gli enti locali ed attori economici del territorio. Sarebbe da chiedersi, allora, perché un gioiellino specializzato come il Fonspa non se lo prende subito con pochi soldi la Cassa depositi e prestiti, togliendolo dalle mire pericolose del mercato. Ed in seconda battuta la Cassa potrebbe aprire la sua governance ad enti locali ed autentici attori del territorio, anche con risorse limitate. Una nuova forma partecipata di pubblicizzazione che oggi il giganti pubblico-privato per gli investimenti si potrebbe permettere viste le centinaia di miliardi di euro degli ignari risparmiatori postali che gestisce. Per altro la Cassa ne potrebbe beneficiare anche direttamente nelle sue operazioni, poiché gli analisti del rischio di credito del Fonspa potrebbero aiutarla finalmente a prestare direttamente alle imprese, e non tramite le solite banche come avviene oggi. I soldi pubblici in Cassa ci sono, basta volerlo.