«Alla ricerca di nuove lotte sociali», a Malmo il Social forum europeo800 le organizzazioni arrivate nel sud del paese con la speranza di ridare vitalità all’appuntamento

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Carlo M. Miele

A sei anni di distanza dalla prima edizione il «rischio stanchezza» esiste. Lo sanno bene gli organizzatori del quinto Social Forum Europeo (Esf) che parte oggi a Malmo, nel sud della Svezia, intenzionati innanzitutto a recuperare lo spirito delle origini, a rilanciare le lotte sociali in un Vecchio continente in crisi economica e sempre più succube delle politiche sociali imperanti. Si inizia oggi nel tardo pomeriggio con l’inaugurazione ufficiale e si finisce domenica mattina con l’assemblea dei movimenti sociali. In mezzo ci sarà il corteo di sabato e oltre 250 seminari, workshop e assemblee, più di 400 appuntamenti culturali e un numero imprecisato di manifestazioni, e meeting informali, a cui parteciperanno non meno di 20mila persone. Sotto il titolo «Costruire un’altra Europa possibile» si discuteranno i temi più svariati, ma con l’obiettivo comune di «costruire una società più sostenibile, più democratica e più equa», di «cambiare l’Europa», senza limitarsi a «constatare semplicemente la situazione attuale». Un compito arduo, per raggiungere il quale il Comitato organizzatore nordico (Noc) si è impegnato a inserire nuove energie, e a coinvolgere soggetti e paesi rimasti finora marginali. Rispetto alle edizioni precedenti (il primo Forum si è svolto a Firenze nel 2002) avranno maggiore spazio proprio le organizzazioni della Scandinavia, i sindacati, le associazioni femministe e giovanili, i gruppi umanitari e ambientalisti, che metteranno sul tavolo dell’Esf la loro lunga tradizione di lotte sociali e di conquiste in termini di eguaglianza di genere, di ambiente e di stato sociale. Un patrimonio che adesso anche qui nel nord Europa subisce i contraccolpi della globalizzazione e delle sue politiche neoliberiste, ma che nelle intenzioni del Noc può servire ancora da stella polare per quanti credono in un’altra Europa possibile. E poi verranno coinvolte le organizzazioni provenienti dall’Est europeo, con il loro contributo di esperienze politiche «originali» rispetto al resto del continente, e più in generale si tenterà di dare voce ai giovani e alle donne, e ai protagonisti dell’attivismo di base. Per raggiungere gli obiettivi della vigilia le circa 800 organizzazioni arrivate nel sud della Svezia dovranno fare meglio che nelle passate edizioni. Soprattutto – come ha spiegato alla France Presse Susan George, del Transnational Institute – non bisogna commettere gli errori del passato, quando i delegati hanno speso «troppo tempo in spiegazioni, descrizioni e analisi delle diverse crisi», senza arrivare a nulla di concreto. Questa volta dal Forum ci si aspettano meno chiacchiere e più «iniziative, azioni e alleanze forti» con cui dare vita a «un’altra Europa». I buoni propositi rischiano tuttavia di naufragare nella massa di tematiche in agenda nei 5 giorni. Dall’elenco di proposte iniziali (circa 70) il Noc nel corso delle Assemblee europee preparatorie (Epa), tenute a Istanbul, Berlino, Malmo e Kiev, ha tirato fuori una piattaforma per temi, definitivamente sintetizzata in un documento di dieci punti. Dai diritti sociali, allo sviluppo sostenibile, dalla lotta contro le politiche della «sicurezza» a quella contro le discriminazioni, dal pacifismo ai diritti del lavoro, fino alle alternative economiche, alla cultura e all’immigrazione. Ma la vastità del programma e dei temi non spaventa i partecipanti di quello che resta il più grande luogo di incontro per i movimenti sociali e la società civile progressista del continente. Piuttosto il problema sarà quello di non fermarsi a Malmo, di ripartire da qui per ridare centralità ai movimenti, e ricreare il clima di inizio millennio, quando i temi del Social Forum riuscivano a influenzare l’agenda globale.

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