di Claudio Jampaglia
LaFortezza di Firenze in quei giorni era diventata il simbolo dell’Europa dacostruire e liberare, uno spazio collettivo dove hanno convissuto oltre40mila persone di diverse lingue e provenienze. Una Babele democratica,pacifica, entusiasmante nella sua caotica tensione, nella sua attenzione all’altro/a.
La manifestazione contro la guerra del 09 novembre 2003 con oltre1 milione di partecipanti aveva concluso in maniera impensabile il primoappuntamento continentale dei forum sociali, dell’associazionismoantiliberista, lanciando il segnale che una mobilitazione internazionale erapossibile e necessaria per trascinare l’opinione pubblica europea e globalead assumersi il ruolo che le spetta, prima di tutto nel nome della pace. Edè stato il 15 febbraio 2003.
Non poco per tutti quelli che da Firenze hannocontribuito a lanciare, vivere e costruire la prima giornata globale diopposizione alla guerra.
Tra poco meno di una settimana comincia il secondo Forum sociale europeo diParigi (La Villette, Saint-Denis, Bobigny e Ivry). Lo stesso percorso, lastessa dinamica di Firenze, ma meno vissuta e partecipata in Italia come senon fosse “il nostro” Forum. Invece lo è. Ancora più importante, perchéporterà sulla scena movimenti francesi esplosi di recente come gliintermittenti dello spettacolo e i precari della scuola oppure come imovimenti delle banlieus (periferie) organizzati come soggetti associativi epolitici per la prima volta nella storia repubblicana. Insieme a loro cisaranno gli “altermondialisti” di sempre, quelli dei centomila del Larzac diquesta estate e di tante battaglie.
Non nascondiamo che esistono divergenze e tensioni (soprattutto con gliorganizzatori francesi e con Attac Francia) su alcune scelte che hannoaccompagnato l’organizzazione del Forum, così come sul ruolo dei movimentisociali. Non a caso Bernard Cassen fondatore di Attac, presidente onorariodi Attac France e Direttore generale di Le Monde Diplomatique, in un suolibro in uscita (riportato da Carta in edicola domani) prende le distanze da”les italiens” accusandoci di essere tutti un po’ comunisti (nel senso disuccubi di Bertinotti) e demolendo di fatto l’esperienza di Firenze.
La polemica non ci interessa, le differenze sì. Le rispettiamo tutte, mavorremmo essere rispettati ugualmente. Non ci sembra che il dibattitosuscitato da Cassen, possa fare bene al movimento “altermondialista” (nelsenso dell’allargamento e della partecipazione). Ci rendiamo altresì contoche esistono tensioni “franco-centriche” e dinamiche di protagonismoindividuale che accompagnano qualsiasi movimento, organizzazione edesperienza sociale.
Guardiamo avanti, alla riuscita del Fse, al movimento francese e soprattuttoa quello europeo. Abbiamo una possibilità enorme, quella della costruzionedi un soggetto politico plurale, trasversale, attraversato da istanze, temi,lingue e cittadinanze diverse, ma unito. Un bene troppo grande, una chanceunica da non sprecare in nome di nessuno.
Ci vediamo al secondo Fse insieme ai movimenti sociali, alle associazioni,Ong, reti e tutti quelli e tutte quelle che ci vorranno stare.