“Riprendiamoci il Comune” – Linee guida per l’azione di Attac nei territori
1. Motivazione politica generale
Attac Italia ha definito il profilo del proprio ruolo associativo, nella fase politica che stiamo attraversando, come orientato a promuovere e costruire l’alleanza sociale e politica dei movimenti, come processo di realizzazione dal basso di un’alternativa reale alle politiche monetariste europee, alle politiche di austerità nazionali e al conseguente attacco ai beni comuni, ai diritti e alla democrazia.
2. Motivazione politica nel merito
Dentro il quadro generale, Attac Italia ha definito, come risultato della propria analisi, gli enti locali e le comunità territoriali come uno dei luoghi fondamentali di precipitazione della crisi e dello scontro sociale nei prossimi mesi. In questo senso, l’insieme delle misure relative ai parametri del patto di stabilità interno e al pareggio di bilancio, alle politiche applicate con la trappola del debito pubblico, ai tagli previsti dalla spendingreview sta creando il terreno per mettere con le spalle al muro gli enti locali, mettendo a repentaglio la loro storica funzione pubblica e sociale e trasformandoli in luoghi di mera facilitazione dell’espansione degli interessi finanziari finalizzati a mettere le mani sul patrimonio pubblico, sui servizi pubblici locali, sul territorio. Funzionale a questo nuovo ciclo di espropriazione è la progressiva sottrazione, formale e sostanziale, degli spazi di democrazia.
3. L’alleanza sociale e politica dei movimenti a livello territoriale
L’obiettivo più generale di Attac Italia ha dunque una sua declinazione territoriale, che consiste nel capire come costruire in ogni realtà un percorso capace di unificare le diverse vertenze aperte sui temi dei beni comuni, dei servizi pubblici locali e della democrazia di prossimità, promuovendo un’analisi sul sistema “comunità locale” e una piattaforma condivisa di obiettivi intorno ai quali promuovere una diffusa e radicata mobilitazione sociale.
Chiamiamo questo percorso “Riprendiamoci il Comune” per significare il salto di qualità che ogni conflittualità aperta deve fare per rendere più forte la propria vertenza e per costruire gli intrecci necessari ad invertire la rotta e a promuovere processi di riappropriazione sociale dei beni comuni, dei servizi pubblici locali, di una nuova economia sociale territoriale, di una reale democrazia di prossimità.
- 4.Favorire la partecipazione diretta dei cittadini
- 1.fuori dal patto di stabilità e dal pareggio di bilancio tutti gli investimenti locali rivolti ai beni comuni e al welfare locale
- 2.rivendicare il pareggio di bilancio sociale, ovvero una spesa pubblica locale, pari ad almeno il 40% del bilancio, finalizzata al riconoscimento dei diritti individuali e sociali e a garantire il welfare
- 3.socializzazione e della Cassa Depositi e Prestiti come leva finanziaria per gli investimenti a tassi agevolati degli enti locali
- contrapporre alla “spending review” dall’alto una “quality review” dal basso, attuata da comitati di lavoratori e di cittadini allo scopo di lottare contro gli sprechi e per una diversa qualità dei servizi
- 1.riappropriazione sociale e gestione pubblica e partecipativa di tutti i servizi pubblici locali
- 2.progettazione partecipativa della politica urbanistica e riuso autogestito e partecipativo del patrimonio pubblico e privato esistente
- proposte per la costruzione dal basso di una nuova economia sociale territoriale
- 1.proposte di strumenti di informazione e conoscenza diffusa
- 2.strumenti di democrazia diretta: consigli comunali aperti, delibere d’iniziativa popolare, referendum cittadini su ogni problema importante
- 3.strumenti di democrazia partecipativa: bilancio partecipativo, piano regolatore partecipativo, gestione partecipativa del ciclo dei beni comuni, bilancio sociale partecipativo
L’obiettivo del percorso “Riprendiamoci il Comune” è quello di favorire la partecipazione diretta dei cittadini, costruendo, da una parte, un’adeguata consapevolezza sull’attacco in corso, volto a modificare strutturalmente la funzione dell’ente locale e ad espropriare le comunità territoriali dei beni comuni, dei servizi pubblici locali e della democrazia di prossimità, e, dall’altra, mettendo in campo strumenti concreti di azione per riappropriarsi di quello che da sempre appartiene alle collettività locali.
5. I temi di analisi e gli obiettivi per un’azione collettiva
Per affrontare in maniera sistemica la trasformazione in corso negli enti locali, crediamo che tre siano i filoni principali che possono connettere fra loro le diverse vertenze e favorire la partecipazione dei cittadini:
a) la finanza locale
b) i beni comuni, il territorio e la nuova economia
c) la democrazia di prossimità
Di seguito alcune tracce di riflessione su ciascuno degli stessi.
5.1. La finanza locale
Sviluppare la conoscenza sulla situazione finanziaria dell’ente locale diviene sempre più necessario per evitare di far precipitare ogni rivendicazione territoriale contro il muro di gomma del “non ci sono i soldi, ci sono il debito e il patto di stabilità” e per rivendicare la riappropriazione della ricchezza sociale territoriale.
In questo senso, alcuni temi possono essere affrontati e sviluppati:
a) cos’è e come nasce la trappola del debito
b) cos’è e quali conseguenze comportano il patto di stabilità interno e il pareggio di bilancio
c) qual è la situazione finanziaria dell’ente locale
d) quali forme alternative di finanza locale sono possibili
e alcuni obiettivi di rivendicazione collettiva possono essere discussi:
5.2. I beni comuni, il territorio e la nuova economia
Mettere a fuoco la questione dei beni comuni e del territorio significa rovesciare il quadro di analisi dato dai poteri forti dominanti e assumere la qualità della vita collettiva come priorità di ogni azione territoriale. Significa rimettere il Comune nel ruolo di garante dei diritti individuali e sociali e di motore di un nuovo modello di economia sociale territoriale, all’interno del quale la finanza torni ad essere strumento al servizio dell’interesse generale.
In questo senso, alcuni temi possono essere affrontati e sviluppati:
a) beni comuni e servizi pubblici strumenti per la qualità della vita territoriale o per la valorizzazione di mercato?
b) territorio e patrimonio pubblico e privato esistente strumenti per la rigenerazione urbana o per la rendita fondiaria e finanziaria?
c) qual è e quale può essere il ruolo dell’ente locale nell’economia sociale territoriale?
e alcuni obiettivi di rivendicazione collettiva possono essere discussi:
5.3. La democrazia di prossimità
Porre al centro la democrazia di prossimità significa evidenziare come gli abitanti di un territorio, per il fatto stesso di aver deciso di viverci, sono gli unici ad avere chiaro come il tempo delle scelte di un Comune non debba essere misurato secondo la redditività immediata (questo è il tempo scandito dagli interessi finanziari) o secondo gli effetti a breve termine ( questo è il tempo scandito dalla consiliatura che vede in carica gli amministratori), bensì sul tempo lungo della persistenza della qualità della vita per sé e per le generazioni che verranno. In questa direzione, la partecipazione dei cittadini non va vista come un lusso, ma come una necessità e una garanzia.
In questo senso,alcuni temi possono essere affrontati e sviluppati:
a) cosa significa un Comune trasparente in termini di informazione condivisa e di socializzazione dei saperi?
b) quali sono le difficoltà della democrazia locale rappresentativa e quali gli strumenti attivabili di democrazia diretta e di democrazia partecipativa?
e alcuni obiettivi di rivendicazione collettiva possono essere discussi:
6. Le tappe del percorso
Il percorso “Riprendiamoci il Comune” è, per sua natura, un processo destinato a non avere una scadenza od una conclusione, bensì a favorire lo sviluppo di comunità territoriali consapevoli e capaci di mobilitarsi per la riappropriazione sociale di quello che a tutti appartiene.
Per avviare questo percorso, suggeriamo alcune prime tappe.
Prima tappa: organizzare in ogni territorio un incontro con tutti i comitati territoriali attivi.
L’obiettivo di questo incontro è quello di far conoscere il percorso “Riprendiamoci il Comune” e condividere la necessità per tutte le vertenze e le conflittualità aperte di mettere “a sistema” il Comune in quanto tale e l’ obiettivo di una riappropriazione sociale complessiva da parte delle comunità territoriali.
Seconda tappa: organizzare l’autoformazione territoriale.
L’obiettivo di questa fase è quello di organizzare, sui diversi filoni del percorso “Riprendiamoci il Comune”, momenti seminariali e/o esperienze di università popolari territoriali, che servano all’approfondimento dei nessi tra le diverse tematiche e degli intrecci tra contesto globale e specificità territoriali.
Terza tappa: costituzione del forum territoriale “Riprendiamoci il Comune”.
L’obiettivo di questa fase è quello di costituire il forum territoriale “Riprendiamoci il Comune”, come luogo aperto e inclusivo di tutti i soggetti interessati a mettere “a sistema” il Comune e a costruire una piattaforma di rivendicazioni che abbiano al centro la riappropriazione della funzione pubblica e sociale dello stesso.
Quarta tappa: sarà quella che ogni esperienza territoriale costruirà.
Questa tappa emergerà da ciò che in ogni territorio si sarà riusciti a produrre e da ciò che in ogni contesto emergerà in termini di vertenzialità e mobilitazione diffusa. Avendo sempre, come duplice obiettivo, la necessità, da una parte, di prefigurare lo scenario di un altro modello di territorio e di città e dall’altra di perseguire in tutte le tappe del percorso il coinvolgimento diretto dei cittadini, come elemento costituente dell’altro modello stesso.
ATTAC ITALIA
Febbraio 2016