Le linee guida qui sotto proposte hanno l’obiettivo di definire i temi, gli obiettivi e i percorsi su cui l’associazione intende agire a livello locale e nazionale nel prossimo futuro
Premessa
Il modello capitalistico nella sua fase della finanziarizzazione spinta ha la necessità di estendere il dominio della finanza non solo sull’economia reale, ma sull’intera società, la vita delle persone, la natura.
L’obiettivo è mettere sul mercato anche le sfere che sino a pochi anni fa ne erano escluse o quantomeno regolate: dai diritti del lavoro ai beni comuni, dai servizi pubblici all’ambiente.
Per raggiungere l’obiettivo, i vincoli finanziari che, da Maastricht in avanti, permeano l’azione dell’Unione Europea, e la narrazione ideologica del debito pubblico sono necessari per proseguire e approfondire le politiche di austerità, precarizzazione e privatizzazione.
In questo quadro, anche la democrazia a tutti i livelli – locale, parlamentare ed europeo- già in verticale crisi per la dislocazione dei poteri, sempre più fuori dalle sedi elettive, necessita di una torsione autoritaria, che, dai trattati di libero commercio internazionali alle riforme nazionali, sancisca il primato della redditività e dei profitti su reddito, diritti, servizi pubblici e beni comuni.
Si tratta di un processo globale di accaparramento delle risorse a favore di pochi e contro i diritti di tutti, come da tempo evidenziano le criminali politiche di respingimento dei migranti, le politiche di guerra permanente, e la diffusione del razzismo indotto dalle politiche emergenziali e securitarie.
1. De-finanziarizzare la società
In questo quadro, una prima linea d’azione di Attac Italia dev’essere orientata alla de-finanziarizzazione della società e alla de-mercificazione della vita, partendo dalla resistenza a tutti i livelli all’espansione degli interessi finanziari per arrivare alla sottrazione al mercato e conseguente riappropriazione di sempre più ampie sfere sociali e di produzione.
De-finanziarizzare la società significa in primo luogo demistificare la trappola ideologica del debito pubblico, combattere la dittatura dei sistemi bancari e finanziari, opporsi alle privatizzazioni per affermare il primato dell’interesse generale su quello individuale, della politica collettiva sull’economia, del paradigma dei beni comuni sul pensiero unico del mercato.
azioni concrete
livello internazionale
a) la lotta a tutti i trattati di libero commercio variamente definiti e, nello specifico, per fermare Ttip, Ceta e Tisa;
b) la lotta contro i vincoli finanziari introdotti da Maastricht in avanti (patto di stabilità, pareggio di bilancio e fiscal compact);
c) il controllo dei movimenti di capitale attraverso la campagna 005 per l’introduzione della FTT (Financial Transaction Tax);
livello nazionale
a) l’avvio di una campagna per la verità sul debito pubblico del Paese e l’istituzione di una Commissione d’indagine indipendente per il non pagamento del debito illegittimo; a questo proposito, la nascita di Cadtm Italia -di cui Attac Italia è fra i promotori – può permettere l’avvio di un processo di demistificazione dell’ideologia del debito e la costruzione di un sapere sociale che produca la massa critica necessaria;
b) l’avvio di una campagna per la socializzazione del sistema bancario e finanziario, sottraendo la ricchezza sociale e la finanza agli interessi di pochi e restituendole all’interesse collettivo; a questo proposito, la campagna per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, avviata da tempo, va rilanciata e costruita come obiettivo prioritario;
c) la lotta a tutte le privatizzazioni dei beni comuni e dei servizi pubblici e per la loro riappropriazione sociale attraverso una gestione partecipativa delle comunità locali;
livello locale
a) l’avvio dell’audit indipendente sui bilanci comunali e sulla gestione dei beni comuni e dei servizi pubblici, come forma di riappropriazione del sapere sociale e strumento di lotta contro i vincoli finanziari e la trappola del debito, che giustifica le privatizzazioni.
2. Riappropriarsi della democrazia
Il binomio capitalismo-democrazia formale, nell’attuale fase di finanziarizzazione spinta dimostra tutta la sua contingenza e la politica di espropriazione necessaria al modello liberista considera ormai un ostacolo qualsiasi spazio di democrazia.
La separatezza tra la politica istituzionale e la società, nata dalla ribellione culturale contro la casta, rischia di essere funzionale alla stessa, che oggi può perseguire, grazie alla disaffezione sociale, la strada dell’oligarchia al servizio dei grandi interessi finanziari.
Il contributo che Attac Italia può dare a questo processo va nella direzione di una battaglia culturale per “la socializzazione della politica” e per “la politicizzazione della società”; ovvero da una parte la lotta per la riappropriazione di ogni spazio di democrazia diretta e dal basso e dall’altra l’azione per un salto culturale, sistemico e di qualità, delle lotte dei movimenti sociali.
azioni concrete
livello nazionale
a) in direzione della riappropriazione della democrazia, Attac Italia, dopo l’importantissima vittoria del “NO” al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, ritiene fondamentale l’avvio di un percorso politico e culturale per spingere, nel campo della democrazia rappresentativa, il ritorno al sistema proporzionale e, nel campo della democrazia diretta, alla forte espansione di tutti gli strumenti di partecipazione diretta dei cittadini (referendum, leggi d’iniziativa popolare etc.);
livello locale
a) il tema della riappropriazione sociale dei beni comuni, dei servizi pubblici e della ricchezza sociale diviene dirimente: da questo punto di vista, il bilancio partecipativo è l’obiettivo locale su cui puntare per aprire lo spazio della democrazia partecipativa, come premessa necessaria per ogni sperimentazione di autogoverno sociale e di autodeterminazione territoriale.
3. Riprendiamoci il comune
La necessità di un approccio sistemico alla crisi del modello liberista comporta come prioritaria la focalizzazione sulla dimensione territoriale, per almeno due motivi: il primo è legato al fatto di come siano proprio i Comuni e le comunità territoriali uno dei luoghi di precipitazione della crisi, perché è sulla ricchezza sociale delle stesse (territorio, patrimonio pubblico, beni comuni e servizi pubblici) che si gioca la partita della loro messa sul mercato; in secondo luogo, la dimensione delle comunità territoriali è quella che permette con più facilità l’assunzione di una visione sistemica di riappropriazione sociale e la possibilità di una inversione di rotta verso un modello di città e di territorio, basato sulla riappropriazione dei beni comuni, su una nuova finanza pubblica e sociale, su una nuova economia sociale territoriale, sulla democrazia partecipativa.
azioni concrete
Il percorso promosso da Attac Italia e denominato “Riprendiamoci il Comune” -da declinare sia nel senso del luogo (città, Comuni e territori), sia nel senso del “comune” come percorso di autogoverno dal basso che contrasti ogni privatizzazione e superi in avanti le difficoltà del “pubblico”- trova conferma in diverse esperienze neo-municipaliste che si stanno già muovendo in diverse realtà e che vedono i comitati locali di Attac attivi dentro le stesse (pensiamo a “Decide Roma”, a “Massa Critica” di Napoli, ma anche al percorso di Genova e alle sperimentazioni in atto in diverse città).
In questo senso, Attac Italia ha la necessità di approfondire e diffondere il percorso “Riprendiamoci il Comune” in ogni realtà in cui è attiva, a partire da alcuni punti di azione definiti:
1) l’avvio dell’audit del debito e della finanza locale;
2) il bilancio partecipativo;
3) la produzione di una carta dei beni comuni urbani;
4) la riappropriazione dei beni comuni e dei servizi pubblici come istituzioni sociali della comunità territoriale;
5) l’avvio di pratiche per una nuova economia territoriale socialmente ed ecologicamente orientata;
6) l’espansione delle forme di democrazia partecipativa dal basso e di autogoverno sociale.
4. Un modello economico socialmente ed ecologicamente orientato
I cambiamenti climatici in corso, la drammatica diseguaglianza sociale a livello planetario, le guerre e i conflitti permanenti, le migrazioni di massa impongono ormai un radicale cambiamento di rotta: il modello capitalistico va abbandonato, mentre diviene urgente la costruzione di un altro modello economico che sia socialmente ed ecologicamente orientato.
In questo senso, la riappropriazione collettiva della ricchezza sociale e la riappropriazione sociale dei beni comuni e della democrazia sono strettamente connesse e divengono l’unica possibilità per un futuro degno per tutte e tutti.
Va posta con forza la questione del lavoro e della produzione: se oggi il lavoro è orientato allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla donna e dell’uomo sulla natura, occorre riporre il tema del “come”,”dove”, “quanto” e “per chi” produrre, aprendo la strada alla drastica riduzione del tempo di lavoro, alla redistribuzione sociale del lavoro necessario, e al diritto ad un reddito universale di esistenza.
Va posta inoltre la questione della territorializzazione dell’economia, secondo il principio per cui “tutto quello che può essere prodotto e autoprodotto in un dato territorio, lì deve essere realizzato”, consentendo progressivi percorsi di auto-organizzazione sociale ed economica.
Va posta infine la questione delle risorse necessarie per questa radicale trasformazione sociale. La risposta si trova in un dato del recente studio (Oxfam, 2016) sulla distribuzione della ricchezza nel mondo: le 8 persone più ricche del pianeta dispongono ad oggi di un patrimonio equivalente alla ricchezza totale posseduta da 3,6 miliardi di persone, ovvero la metà più povera del pianeta stesso.
Conclusioni
Quanto sopra delineato costituisce il telaio delle linee guida per l’azione di Attac a livello nazionale e locale. Alcuni punti e campagne fanno già parte del lavoro che Attac quotidianamente mette in campo, altri sono riflessioni su cui avviare l’autoformazione orientata all’azione.
Il prossimo passo dovrà dunque essere quello di delineare collettivamente su ogni punto toccato qual è lo stato dell’arte e quali sono le tappe di formazione, sensibilizzazione e mobilitazione.
ATTAC ITALIA
Febbraio 2017