Le proposte della rete europea di Attac sulla governance economica ed il patto di stabilità

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Europa e politiche di austerità

Nel corso dell’incontro del 16 e 17 dicembre i capi di stato e di governo esamineranno le proposte avanzate dal presidente Van Rompuy sulla Governance economica a livello di Unione europea e sulle modifiche al Patto di Stabilità e di Crescita.

 

Queste misure sono in ampia misura in linea con le proposte della Commissione, che prevedono la sorveglianza a livello macroeconomico delle economie UE e l’irrigidimento dei criteri di Maastricht riguardanti il deficit e il debito pubblico, insieme ad un meccanismo sanzionatorio nei confronti degli stati che non intraprendano un percorso sostenibile di riduzione del debito.

 

L’attuale crisi richiederebbe chiaramente un cambiamento radicale nella politica economica dell’Unione Europea, invece, la Commissione e il Consiglio insistono nel rafforzare il vecchio, inadatto e iniquo paradigma basato sulla riduzione dei bilanci pubblici e sulla moderazione salariale.

I leader europei inoltre si pronunceranno a favore di una modifica del trattato di Lisbona al fine di adottare un meccanismo permanente di contrasto alla crisi, come quello usato per l’Irlanda e la Grecia. Meccanismo che costringe ad adottare misure di austerità e richiede invece un contributo residuale ai settori finanziario e bancario.

 

A fronte di un significativo inasprimento del Patto di Stabilità e di Crescita in Europa, la Rete Europea degli ATTAC propone le seguenti misure per controllare il debito e la crisi sociale ed ecologica in Europa:

·         Consentire all’UE e in particolare ai paesi dell’Euro Zona di avere prestiti dalla Banca Centrale Europea a tassi molto bassi nelle fasi di di rischio di crisi sistemica come quella attuale;

·         prevedere l’emissione di Eurobonds comuni per ridurre gli oneri finanziari per tutti gli stati della zona Euro;

·         Permettere il rientro del debito prendendo in considerazione la quantità di titoli del debito detenuti dai creditori. La crescita del  debito pubblico attribuibile in larga parte a esenzioni dal versamento delle tasse o dalla crisi finanziaria deve essere contestata;

·         Introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie (FTT) nell’UE (o almeno nell’Eurozona) per porre un freno alla speculazione  e produrre fondi pubblici da investire per soddisfare bisogni sociali;

·         Chiudere  i paradisi fiscali;

·         Adottare una legislazione europea  che separi  le banche commerciali dalle banche di investimento. Tutte le banche e gli organismi di investimento devono avere dimensioni tali da consentirne il fallimento; altrimenti andrebbe presa in considerazione una presa di controllo da parte pubblica;

·         Assicurare una tassazione delle imprese e delle fasce della popolazione più benestante di livello adeguato in tutti gli stati membri dell’UE, fissando un livello minimo della prima pari al 25% e introducendo una tassa sui possessori di grandi patrimoni e sui percettori di alti redditi. Similmente potrebbero essere introdotte ulteriori tasse sulle proprietà;

·         Rafforzare il coordinamento politico nell’ambito della fissazione di un salario minimo (dove il salario minimo è da intendersi pari al 60% del reddito medio del paese di riferimento) e di standard  sociali minimi in Europa

·         Proporre Project Bond per il finanziamento di misure che promuovono la trasformazione ecologica dell’economia europea (ad esempio un sistema di trasporto pubblico su rotaia, fonti di energia rinnovabili,…)

·         Sviluppare un set di indicatori macroeconomici che permettano di monitorare gli squilibri economici, sociali ed ecologici sia in surplus sia in deficit. Devono essere tenuti nella dovuta considerazione i criteri sociali e affrontati gli squilibri nel commercio internazionale.

 

 

La BCE dovrà essere sottomessa al controllo democratico e avere quale mandato quello di adottare una politica monetaria in linea con i bisogni sociali ed ecologici.

 

I prossimi sei mesi sono cruciali per il futuro del processo di integrazione europea e per  sapere se politiche progressiste riusciranno a prendere il posto dell’attuale orientamento generale neoliberista o dovremo fronteggiare politiche di austerità per gli anni a venire.

Come Rete europea degli Attac facciamo appello a movimenti sociali, sindacati e organizzazioni della società civile per avviare insieme un dibattito nei rispettivi paesi e a livello europeo e spingere il processo di integrazione europea in una nuova direzione che ponga al centro i diritti sociali, politici economici e democratici delle persone.

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