Redazione Attac
Quest’anno Attac Italia ha deciso di dedicare l’annuale appuntamento dell’Università estiva di settembre e il presente numero del Granello di Sabbia al tema del lavoro.
O, meglio, al tema del “Lavoro e non lavoro”, perché di questo oggi si tratta nell’attuale fase del modello capitalistico, caratterizzata dalla finanziarizzazione e dall’economia del debito.
Al di fuori delle costruzioni ideologiche, infatti, la realtà del lavoro odierno, per chi ce l’ha, è quella di un universo denso di iper-sfruttamento e precarizzazione, di estrazione di valore materiale ed immateriale, fino a forme di schiavismo forzato da una parte, e lavoro “volontario” gratuito come opportunità curricolare dall’altra.
Ma perché Attac Italia, che ha sempre fatto dell’analisi sulla finanziarizzazione dell’economia il fulcro della propria attività, si occupa del lavoro?
Molteplici sono le motivazioni.
La prima riguarda esattamente il processo di finanziarizzazione che, dall’economia, si è progressivamente esteso a tutta la società. La crisi sistemica del modello, lo obbliga infatti a mettere a valorizzazione finanziaria tutti gli aspetti della società, anche quelli che sinora erano considerati fuori mercato o comunque saldamente regolati dalla mano pubblica. Nell’attuale fase, diritti sociali e del lavoro, beni comuni e servizi pubblici sono il bersaglio di un tentativo di espropriazione senza freni da parte delle grandi lobby della finanza, che vorrebbero mercificare persino la natura e la vita stessa delle persone.
In secondo luogo, l’ambivalenza stessa del concetto di lavoro obbliga ad una riflessione chiunque voglia in qualche modo tematizzare la possibile trasformazione della società: da una parte vi è, infatti, il diritto al lavoro come diritto universale per poter disporre di un reddito adeguato ad una vita dignitosa, dall’altra resta insita nel concetto stesso di lavoro (salariato) la questione dello sfruttamento, come da quasi due secoli ci ricordano le analisi di un certo Carlo Marx.
É dentro questa contraddizione che si inserisce il filone emerso prepotentemente nel nostro paese con il movimento del ’77 e il suo “rifiuto del lavoro”, con la sua carica dirompente all’interno dell’universo valoriale della sinistra e una serie di anticipazioni che oggi rendono attuale la tematica della necessità di un reddito universale di esistenza per tutte e tutti.
In terzo luogo, la contraddizione ecologica, ormai evidente con il cambiamento climatico in corso, chiede un salto di qualità all’eterna dialettica tra lavoro e natura, che non può essere più superata, né attraverso l’alienazione di sé fra la persona che lavora dentro una fabbrica inquinante e la medesima persona che abita quel territorio inquinato, né attraverso il compromesso del cosiddetto “sviluppo sostenibile”, tanto caro agli interessi delle lobby industriali e finanziarie. Da oggi, il lavoro o è socialmente ed ecologicamente orientato o non è, tertium non datur.
Infine, siamo dentro una crisi sistemica che nella sua ferocia dimostra come il modello capitalistico non possa più presentarsi come un orizzonte di benessere generalizzato ed è di conseguenza necessario che ogni realtà, che da sempre si pone in contrasto con esso, inizi a pensare a cosa possano voler dire concretamente il lavoro, la produzione, le relazioni, la democrazia in una società che, superato il capitalismo, voglia fondarsi sulla riappropriazione sociale di quello che ci appartiene e sull’autogoverno dal basso.
Nessuna di queste grandi questioni ha ovviamente trovato soluzioni esaustive nell’università popolare che abbiamo tenuto a Cecina Mare lo scorso settembre, né le troverà in questo numero del Granello, che, ad alcuni contributi di persone che hanno partecipato all’università estiva, aggiunge nuovi scritti che allargano la complessità della riflessione.
Ma quello che ci interessava era iniziare a camminare. Domandando ad ogni compagna o compagno di strada. Con la certezza che quello che il bruco chiama “la fine del mondo”, il mondo chiama “farfalla”. Buona lettura
UniversAttac 2017 Cecina – Interviste
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Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 31 di Novembre-Dicembre 2017: “Lavoro e non lavoro”