Le lotte per un pianeta libero dalle atomiche

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di Elio Pagani (“Abbasso La Guerra”)

Tratto da: “La Nato e le armi nucleari. La loro presenza a Ghedi ed Aviano. Le ragioni di una lotta. La denuncia contro le armi nucleari in Italia”, di Elio Pagani e Ugo Giannangeli (2024).

Bisogna avere una chiara idea dei meccanismi che decidono nella Nato l’uso o meno delle armi nucleari e che giustificano, in parte, la Denuncia contro la presenza di armi nucleari in Italia depositata da un gruppo di pacifisti presso la Procura della Repubblica di Roma il 2 ottobre 2023. Si tratta, a oggi, dell’azione di lotta contro le armi nucleari che ancora potrebbe vincere.

In questi ultimi due anni il rischio nucleare è “tornato di moda” sia per gli scambi di minacce nucleari tra Russia, Usa e Nato sia per la minaccia israeliana di usarle nel conflitto attuale contro la Palestina, con l’implicito intento di avvisare l’Iran. Secondo la Federazione degli Scienziati USA, nel 2022 le testate nucleari nel mondo erano 12.705, il 90% delle quali detenute da Russia e Usa. Da segnalare le novanta di Israele, unico Paese in Medioriente che le possiede.

Le armi nucleari vengono distinte in armi nucleari tattiche e strategiche. Le prime sono pensate per essere utilizzate sul campo di battaglia, quelle strategiche hanno lo scopo della annichilazione nucleare del nemico, dunque avrebbero una presunta funzione di deterrenza. La Russia ha a disposizione 1900 testate tattiche, gli USA ne stanno dispiegando 500. Benché le testate strategiche dispiegate abbiano potenze distruttive molto grandi tra i 500 e gli 800 kiloton, anche quelle tattiche hanno potere distruttivo, fino a superare di 3 volte le atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Nel 2022 la spesa per le armi nucleari era complessivamente di quasi 80 miliardi di euro.

Gli Usa , lo Stato che ha fatto più test con armi nucleari, non hanno mai ratificato il Trattato sulla Messa al Bando Totale degli Esperimenti Nucleari e, a seguito delle posizioni Nato sulla guerra in Ucraina, anche la Russia ha dichiarato la sua uscita dallo stesso. Secondo Greenpeace su 2044 test nucleari, fino al 1996, 711 sono stati fatti in atmosfera. Ciò ha provocato una dispersione nell’ambiente di 3800 kg di plutonio e 4200 di uranio. Il rischio nucleare è ben rappresentato dal Doomsday Clock. Gli scienziati atomici americani, che avevano già avvicinato le lancette a 100 secondi dalla mezzanotte nucleare negli anni 2020-21 e 2022, nel 2023 hanno ulteriormente ridotto il tempo a 90” per via della guerra in Ucraina, confermandolo a inizio 2024.

Tra gli elementi che aumentano i rischi di una escalation nucleare vi sono gli sviluppi tecnologici applicati a queste armi, in particolare per la loro miniaturizzazione, per lo sviluppo di armi capaci di distruggere i bunker atomici in un First Strike decapitante, per il dispiegamento di evoluti scudi antimissile, per la realizzazione di missili ipersonici e droni sottomarini, e per il crescente affidamento alla intelligenza artificiale nei sistemi di controllo e gestione delle armi nucleari. Ciò aumenta anche il rischio di un loro utilizzo non voluto. I rischi stanno aumentando anche per l’erosione del regime di non proliferazione e controllo degli arsenali nucleari.

Vale la pena ricordare l’evoluzione del Concetto Strategico della Nato. Nel 1991, dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia e dell’Urss, si prospettò l’idea di avere solo un livello minimo, sufficiente, di armi nucleari e di pensare al loro uso solo in casi remoti. Nel 2010 si affermava che la deterrenza doveva basarsi sulla modernizzazione del mix di armi convenzionali e nucleari. L’ultimo Concetto strategico, del 2022, descrive la situazione attuale come di “Nuova competizione strategica” e definisce la Russia un nemico e la Cina un avversario incombente.

Le strutture operative della Nato, accanto al Consiglio del Nord Atlantico, autorità suprema dell’Alleanza, prevedono il Gruppo di Pianificazione Nucleare (NPG) che agisce come organo superiore per le questioni nucleari. Tutti gli Alleati sono presenti nell’NPG, ad eccezione della Francia che si è autoesclusa. Le decisioni all’interno del Gruppo di Pianificazione Nucleare sono prese per consenso, ovvero ogni membro ha, di fatto, diritto di veto.

Venendo all’Italia, parliamo dell’aerobase nucleare di Ghedi (Bs) e di Aviano (Pn), dove sono ospitati i cacciabombardieri F35A che possono portare bombe termonucleari B61-12.

Le B61-12 sono armi nucleari tattiche, possono planare verso l’obiettivo spinte da razzi, hanno quattro opzioni di resa esplosiva (fino a due volte e mezza l’atomica di Nagasaki), sono guidate da GPS e hanno una precisione di 30 m. L’F35A è un caccia bombardiere sia convenzionale sia nucleare, è sostanzialmente invisibile ai radar e ha un raggio di azione di 1100 km. Recentemente ha ottenuto la certificazione per il trasporto di armi nucleari.

Il Trattato di Non Proliferazione (TNP) entrato in vigore nel 1970 e ratificato dall’Italia nel 1975 si basa su tre capisaldi: Disarmo, Non proliferazione, Uso pacifico del nucleare. Prevede che i Paesi Nucleari (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU) non cedano armi o tecnologia nucleare militare a Paesi Non Nucleari e che questi ultimi si impegnino a non accettarle.

E’ opportuno ricordare come la Nato non possegga di per sé armi nucleari. Esse sono di Gran Bretagna, Francia e USA. Questi ultimi mantengono la proprietà e l’autorità sulle Bombe B61. Per ciò che riguarda la possibilità di intraprendere una missione nucleare, questa deve avere l’approvazione esplicita del Gruppo di Pianificazione Nucleare, l’autorizzazione del Presidente americano e del Primo Ministro del Regno Unito. E’ difficile però immaginare che nel bel mezzo di una crisi ritenuta strategica vi sia il tempo per una decisione collettiva dell’NPG.

Nel 2017, 122 paesi su 193 hanno approvato il testo del Trattato ONU per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). Diventato operativo nel 2021, oggi vede 70 stati che lo hanno ratificato ed altri 23 che hanno aperto la procedura di ratifica. Nessuno dei Paesi con armi nucleari lo ha firmato, anzi, la Nato immediatamente decise che questo Trattato dovesse essere interdetto alla firma dei suoi Membri perché addirittura pericoloso per la stabilità internazionale.

ICAN, la mega rete internazionale di associazioni che ha sostenuto la nascita del TPNW, ritiene che siccome nel Trattato istitutivo della Nato non vi sono espliciti obblighi in materia di nucleare militare, allora è possibile che Membri Nato possano sottoscriverlo e ratificarlo senza uscire dall’Alleanza. Questo varrebbe anche per l’Italia.

Se il nostro Paese ratificasse il TPNW dovrebbe in breve tempo restituire le armi nucleari agli Usa . Le iniziative della Società Civile (es. Italia Ripensaci, e altre) che chiedono di firmare e ratificare il Trattato sono importanti e generose, ma dobbiamo prendere atto che dopo sette anni e sei governi di ogni colore, non hanno raggiunto l’obiettivo. Così le B61-12 Usa rimangono nelle Basi di Ghedi ed Aviano che, anzi, sono coinvolte nelle esercitazioni Nato di guerra nucleare, come la recente “Steadfast Noon 2023” e la recentissima “Radiant Falcon” (fine aprile 2024).

Nostri piloti su nostri cacciabombardieri si addestrano a portare bombe nucleari su territori e popolazioni considerate nemiche, rendendosi responsabili di una probabile apocalisse nucleare.

Per questa ragione abbiamo deciso di lanciare un’azione legale contro la presenza di armi nucleari in Italia. Un’avventura nata dalla partecipazione di alcuni di noi ad un webinar sul disarmo promosso nel 2020 dal Coordinamento Nord di Pax Christi, quando fummo colpiti dall’affermazione dell’avv. Joachim Lau sulla possibilità di dimostrare la illegalità della presenza di armi nucleari in Italia. Egli parlava di illegalità e non solo di immoralità o illegittimità etica del possesso e dell’uso di queste armi di distruzione di massa, così decidemmo di approfondire, sia perché la ricerca della verità è la prima caratteristica di una azione nonviolenta, sia perché erano davanti ai nostri occhi gli aumentati rischi connessi alle armi nucleari.

Ci organizzammo e 22 associazioni commissionarono alla sezione italiana di IALANA (una associazione internazionale di avvocati contro le armi nucleari) lo studio sull’argomento e ne sostennero i costi relativi. Alcune di esse erano associazioni territoriali come Abbasso la Guerra OdV del Varesotto, Donne e Uomini Contro Guerra Brescia e Centro Sociale 28 maggio Rovato, Assopace di Novara, ecc., altre ancora nazionali come Laudato Si’, WILPF Women’s International League for Peace and Freedom Italia, PeaceLink, Pressenza, ecc. L’incarico fu dato agli avvocati il 1° settembre del 2021 e lo studio fu terminato il 31 marzo del 2022.

L’esito dello studio dimostrava l’illegalità della presenza sul territorio italiano delle armi nucleari, non potevamo dunque rimanere passivi/e. Un primo obiettivo è stato quello di pubblicarne il testo e di divulgarne i contenuti ove possibile. La stampa del libro “Parere giuridico sulla presenza di armi nucleari in Italia” è avvenuta tramite la Casa Editrice Multimage, e presentato in diverse città, la prima volta a Roma, all’interno del “Festival del libro per la Pace e la Nonviolenza” nel giugno 2022. Avanzava in noi la necessità di non fermarci e di chiedere alla magistratura di indagare e se necessario sanzionare le responsabilità di questa presenza, eravamo di fronte a una notitia criminis e da cittadini responsabili e amanti dell’umanità tutta, della giustizia, della dignità di ogni creatura, non potevamo voltarci dall’altra parte. Iniziammo allora a raccogliere le disponibilità a sottoscrivere la denuncia, e quella degli avvocati a rappresentarci. La denuncia è sottoscritta a livello individuale da 22 esponenti di associazioni pacifiste e antimilitariste. Tra i denuncianti docenti universitari, ricercatori, avvocati, medici, saggisti, volontari, educatori, casalinghe, pensionati, padri Comboniani. Alcuni di loro sono molto conosciuti come Moni Ovadia e padre Alex Zanotelli. In attesa di sviluppi, stiamo raccogliendo adesioni alla denuncia attraverso PeaceLink: https://www.peacelink.it/disarmo/a/49724.html (siamo a oltre 720 tra individui e associazioni). Stiamo anche presentando la denuncia a diversi comuni, come Brescia, Milano e Cremona, a Province e Prefetture (anche sollecitando i Piani di Emergenza nucleare). È disponibile anche la versione inglese del libro per poterlo diffondere negli altri Paesi che ospitano atomiche.

Immagini:

1) “Parere giuridico sulla presenza delle armi nucleari in Italia” – Ialana, Abbasso la guerra – I libri di Pressenza

2) Doomsday Clock – AlJazeera

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 53 di Maggio – Giugno 2024: “Chi fa la guerra non va lasciato in pace

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