di: Silvano Brandi e Marco Bersani
E’ dal secolo scorso che in tutto il pianeta è in corso una guerra mondiale diffusa che coinvolge l’Asia, l’Africa, l’Europa, e l’America latina, con innumerevoli vite spezzate a partire dai bambini, con sofferenze atroci create a milioni di persone.
Da queste guerre e dalle crisi economiche in corso scappano milioni di cittadini per cercare di sopravvivere, invece di dare loro la solidarietà i governi non trovano di meglio che respingerli e molti finiscono affogati nel Mediterraneo o morti dal freddo o in tanti altri modi. Si tratta di un vero e proprio olocausto.
L’attacco degli USA congiunto con Francia in Siria, fa schizzare la tensione e rischia di dare il via ad un’escalation che potrebbe degenerare. La Russia mette in guardia gli occidentali: “Risponderemo ad ogni missile, Douma è un pretesto degli Usa per un attacco militare”.
IL governo italiano (dimissionario) lascia intendere di concedere le basi militari e altre strutture agli Stati Uniti.
In questo momento le forze politiche in Italia sono impegnate a risolvere una difficile crisi politica, e non riescono a dare un governo al paese che sia nel pieno dei suoi poteri . Per questo non vanno oltre a qualche dichiarazione di circostanza.
E’ da molto tempo che si ostenta l’uso della forza, per imporre le proprie condizioni culturali, politiche ed economiche con l’abbandono dell’azione negoziale. Si deve ritornare a una politica di pace come recita l’art.11 della nostra costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Non possiamo continuare a subire passivamente i messaggi di guerra che ormai occupano con prepotenza tutto lo spazio mediatico. Non possiamo rimanere fermi, dobbiamo far sentire la nostra voce sia come cittadini che come organizzazioni che hanno a fondamento la cultura della Pace,
la guerra va fatta solo alla povertà.
Per quanto sopra, chiediamo alle istituzioni di essere protagoniste di pace, di non concedere le basi per operazioni militari e avviare una politica di pace in tutta l’area del Mediterraneo. Nessuno deve tirarsi indietro, questo è il momento di agire per la riconciliazione fra tutte le nazioni belligeranti.
Noi faremo la nostra parte, con il sostegno a chi opera per la pace anche a chi si trova dentro le guerre, dando voce a chi crede ancora nella solidarietà e nella non violenza.