La Grecia non vince da sola

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di Argiris Panagopoulos (Syriza)

Alexis Tsipras e il governo di Syriza hanno riportato in Europa la politica, colpendo duramente l’immagine di un neoliberismo vittorioso sulle rovine dei diritti dei lavoratori e dello stato sociale. Il sacrosanto debito non è più un tabù nemmeno per l’arrogante presidente dell’Eurogruppo e ministro delle Finanze olandese Dijsselbloem.

Ma per i tecnocrati di Bruxelles continuano ad esserlo l’equilibrio di bilancio, le privatizzazioni e il predominio del settore finanziario sulle nostre vite.

Le casse dello stato greco sono vuote. Ma il governo di Syryza non si stanca di ripetere che pagherà le pensioni e gli stipendi degli statali invece dei creditori.

La Grecia deve pagare complessivamente ai suoi creditori quasi 1 miliardo di euro a maggio e molto di più in giugno, mese che diverrà decisivo per il conflitto in corso.

Senza soldi per pagare i creditori, senza nessun governo amico in tutta l’Europa, senza grandi mezzi di informazione dentro o fuori dalla Grecia e con tutto il mondo politico greco contro,Tsipras e Syriza non solo resistono ma consolidano il loro consenso e, a passo deciso, applicano il loro programma.

Con le casse dello stato vuote, Tsipras e Syriza non solo osano rivendicare il finanziamento del loro paese, rifiutando di applicare le misure di austerità richieste dall’Europa e dal FMI, ma alzano anche il tiro chiedendo di trovare una soluzione politica per il debito, la questione delle relazioni di lavoro e il finanziamento della ripresa dell’economia greca con fondi pubblici.

L’odio dei governi di Spagna, Portogallo e Irlanda verso la Grecia è totale. Un’ostilità comprensibile, visto che i governi di Madrid, Lisbona e Dublino saranno i prossimi ad essere licenziati dal voto popolare, facendo la stessa fine di Samaras e Venizelos ad Atene. E meno male che Tsipras e i suoi ministri non avevano nessuna esperienza di governo ed erano e sono dei dilettanti, come insistono molti dei loro avversari!

Il governo greco mantiene il suo triplo no alla linea rossa nelle trattative: no ad un nuovo Memorandum, no a tagli a stipendi e pensioni, no a misure di austerità orizzontale che colpiscono la classe media e gli strati più deboli.

Utilizzando l’esperienza dell’opposizione programmatica che Syriza ha praticato per anni, il suo governo continua a proporre soluzioni per aumentare le entrate statali di fronte alle pressioni europee: dalla patrimoniale sulle grandi proprietà ad una tassa speciale sui redditi oltre un certo livello, da una tassa per le 500 famiglie più ricche del paese alla lotta agli evasori fiscali e alla corruzione.

Il governo greco si prepara a dare battaglia nella trattativa vera prevista per giugno, avendo migliorato le condizioni di vita della gente e coltivando la speranza di vincere la sfida contro il neoliberismo europeo. 

I ministri di Tsipras continuano a portare in parlamento leggi che, non solo cancellano le controriforme imposte dalla Troika e dai governi di Papandreou, Papadimos e Samaras, ma che migliorano la pubblica amministrazione e i servizi.

La legge per affrontare la crisi umanitaria, con l’erogazione di elettricità ad almeno 30mila famiglie bisognose, il sostegno economico agli inquilini, il ritorno al lavoro delle combattive donne delle pulizie del Ministero delle Finanze, dei guardiani delle scuole e nel medio periodo di quasi 10mila impiegati pubblici, licenziati su mandato della Troika; l’aumento della tassazione del prodotti e servizi di lusso, dalle piscine alle macchine fino agli alberghi di lusso, sono misure che sono accolte favorevolmente dall’opinione pubblica.

L’approvazione in parlamento della legge per la riapertura della televisione pubblica ERT ha rappresentato un’altra vittoria di Tsipras e di Syriza nell’interno del paese, mentre il figlio di uno dei più grossi costruttori e grande fratello dei media Mpompolas veniva trascinato dal fisco a pagare le tasse, aprendo la prima battaglia vera contro banchieri, armatori e costruttori che usufruiscono da decenni delle frequenze televisive senza pagare nulla.

Contemporaneamente, il governo greco ha preparato la legge per ripristinare la contrattazione collettiva del lavoro ed altre leggi di protezione del lavoro, mentre da ottobre partirà a tappe l’aumento del salario minimo. Intanto è quasi pronta anche la legge per garantire la prima casa dal pignoramento e la messa ad asta dalle banche a chi non può pagare il suo mutuo, dopo una dura contrapposizione con la BCE.

Le iniziative del governo greco sulla scena internazionale non hanno allarmato solo la Germania e i suoi satelliti, ma anche gli USA, che temono un avvicinamento della Grecia alla Russia sullo sfondo di una cooperazione energetica tra Atene e Mosca. La Russia e la Cina hanno dimostrato la loro disponibilità ad aiutare Atene; un aiuto che da Berlino, Bruxelles, Francoforte e dall’altra parte dell’Atlantico si interpreta come intromissione russa negli affari interni dell’Unione Europea.

Tsipras e Syriza sostengono che la crisi è e deve rimanere europea e che le soluzioni devono essere europee. Ma Il telefono aperto tra Merkel e Tsipras non ha abbassato la tensione tra la Grecia e i suoi creditori europei, a parte la presa di distanza del FMI, che sembra disposto a trattare sulla questione del debito e offrire maggiore elasticità sul surplus primario, mantenendo le sue pressioni sulle controriforme su pensioni e lavoro.

Al contrario, per i contabili europei l’obiettivo supremo è che la Grecia rispetti gli impegni del precedente governo per il surplus primario, il taglio delle pensioni e dei salari e che paghi il suo debito. 

Finora i ricatti e i diktat sono finiti nel vuoto ad Atene, anche se con un paradosso: la stessa gente che ha fiducia nel nuovo governo, ritira i soldi dalle banche, cascando nella trappola degli speculatori e delle istituzioni europee, che alimentano l’instabilità del sistema bancario greco per strangolare il governo di Tsipras attraverso la mancata liquidità delle banche.

Le prossime settimane saranno sicuramente cruciali per la Grecia, ma lo saranno altrettanto per il futuro dell’Europa. La Grecia può farcela da sola? Syriza dice da tempo che serve un movimento di solidarietà, perché una vittoria della Grecia possa diventare una vittoria anche degli altri popoli europei. Se il paese più martoriato dell’Europa rifiuta di fare i compiti dell’austerità a casa sua, perché la devono applicare gli altri che stanno un po’ meglio?

La sfida di Syriza e di Tsipras parla da subito al Portogallo, alla Spagna e all’Irlanda, tutti paesi in cui si voterà nei prossimi mesi. E dà fastidio al governo italiano, perché ad Atene sono stati riviste le precedenti norme liberiste sul lavoro e sulla scuola, proprio mentre il governo Renzi le applica con il “Jobs Act” o tenta di farlo con la “Buona Scuola”.

L’esperienza di Syryza contribuisce a tracciare una linea rossa tra una sinistra utile per i cittadini e l’inutilità dei populismi: con la stessa percentuale dei voti presi in Italia dal Movimento 5 Stelle, Syriza in Grecia ha mobilitato la gente nelle lotte e ha fatto proposte credibili e inclusive per la società, invece di rimanere ammutolito, buttando la fiducia e le speranze della gente nella spazzatura. Questa sinistra popolare ferma anche le tentazioni reazionarie, neonaziste, xenofobe e razziste. La risposta politica e sociale di Syriza ha cominciato a sgonfiare il serbatoio elettorale dei criminali di Alba Dorata.

Il successo di Syriza in Grecia può rappresentare la prima grande vittoria per rovesciare il neoliberismo barbaro e disumano in Europa. Serve però uno sforzo comune e molta solidarietà da parte dei altri popoli europei, specialmente da quelli colpiti dalla crisi.

Rimettere in discussione il debito greco non significa che l’italiano medio dovrà pagare 600 euro per la Grecia, ma che l’italiano medio potrà aprire la strada per liberarsi dal debito che strozzini e speculatori dei mercati, banchieri e governanti compiacenti hanno messo sulle sue spalle. Sostenere la battaglia di Tsipras e di Syriza alle decisive trattative di giugno vuol dire aprire la strada agli italiani perché rifiutino di pagare gli enormi interessi di un debito che sta facendo piazza pulita dei loro diritti e del loro stato sociale.

 

Articolo tratto dal Granello di Sabbia di Maggio 2015 “Vantiamo solo crediti”, scaricabile qui.

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