di Raphael Pepe
Il 7 marzo scorso è stato pubblicato un rapporto di Oxfam sui paradisi fiscali. In particolare, viene denunciato come i criteri utilizzati dall’Unione Europea per determinare se uno Stato possa essere considerato o meno un paradiso fiscale, non solo sono deboli, ma di fatto escludono a prescindere, eventuali responsabilità dei paesi membri dell’UE.
Martedì scorso, la questione è stata discussa in Parlamento Europeo e per la prima volta in Europa, un’istituzione europea ha riconosciuto che 5 paesi membri dell’Unione sono effettivamente dei paradisi fiscali.
Si tratta dei Paesi Bassi, dell’Irlanda, di Cipro, di Malta e del Lussemburgo.
Nel prendere questa decisione si é fatto riferimento diretto al rapporto dell’Oxfam e ad altre inchieste recenti sui paradisi fiscali.
Negli ultimi anni, si è spesso parlato di quanto questi cinque paesi abbiano sempre più attratto importanti multinazionali: l’Olanda ospita delle sedi importanti di Ikea, Nike, Google, Uber o Ebay, solo per citare alcuni dei colossi che sfruttano le più convenienti politiche fiscali dei Paesi Bassi.
Nel 2016 (ultimo dato disponibile) dall’Olanda sono transitati, per pure ragioni fiscali, ben 4.500 miliardi di euro.
L’Olanda attira anche aziende italiane: la Fiat Automobiles Nv, poi diventata Fca, sarebbe nata proprio lì il 1° aprile 2014 e sempre lì si trova la sede legale mondiale del gruppo. Tutti gli atti che contano si svolgono proprio in Olanda, per esempio l’ultima assemblea degli azionisti, convocata proprio negli uffici della Loyens & Loeff il 7 settembre 2018.
Oltre all’Olanda anche gli altri quattro paesi, non da poco nel mirino di chi lotta contro l’evasione fiscale, sono da tenere d’occhio. Ad esempio, di recente, Starbucks, Amazon, ma anche la stessa FIAT sono state condannate a versare al Lussemburgo un cifra totale pari a 280 milioni di imposte non pagate.
Con la risoluzione del Parlamento europeo del 26 marzo 2019 sui reati finanziari, l’evasione fiscale e l’elusione fiscale, si può leggere che lo stesso:
“afferma che le norme fiscali esistenti spesso non sono in grado di tenere il passo con la crescente rapidità dell’economia; ricorda che le attuali norme fiscali nazionali e internazionali sono state concepite, nella maggior parte dei casi, all’inizio del XX secolo; afferma che sussiste la necessità urgente e continua di riformare le norme, affinché i sistemi fiscali internazionali, dell’UE e nazionali, siano idonei rispetto alle nuove sfide economiche, sociali e tecnologiche del XXI secolo; prende atto della comprensione generale del fatto che gli attuali regimi fiscali e metodi contabili non dispongono dei mezzi per tenere il passo di tale evoluzione e per garantire che tutti i partecipanti al mercato paghino la loro giusta quota di imposte”
“deplora il fatto che alcuni Stati membri confischino la base imponibile di altri Stati membri attirando utili generati altrove, consentendo così alle imprese di ridurre artificialmente la propria base imponibile; evidenzia che questa pratica non solo danneggia il principio di solidarietà dell’UE, ma conduce anche a una redistribuzione della ricchezza nei confronti delle imprese multinazionali e dei loro azionisti a spese dei cittadini dell’UE; esprime sostegno nei confronti dell’importante lavoro degli accademici e dei giornalisti che aiutano a far luce su queste pratiche”
“ritiene che una tassazione equa e la lotta decisa contro la frode fiscale, l’evasione fiscale, la pianificazione fiscale aggressiva e il riciclaggio di denaro debbano svolgere un ruolo centrale nella definizione di una società equa e di una economia forte, difendendo nel contempo il contratto sociale e lo Stato di diritto; osserva che un sistema fiscale equo ed efficiente è fondamentale per affrontare le disuguaglianze”
Si tratta certo di una vittoria storica nella battaglia per la giustizia fiscale e contro i paradisi fiscali, ma questo risultato ha ancora un valore solo simbolico: in Europa, esiste una lista nera dei paradisi fiscali, ma al suo interno non possono essere annoverati paesi membri dell’Unione.
Il Parlamento Europeo chiede esplicitamente alla Commissione Europea di riconoscere questo dato e di prendere provvedimenti contro questi 5 paesi. La stessa Ong Oxfam chiede all’UE di seguire l’esempio del Parlamento e di trattare la questione dell’evasione fiscale in modo obiettivo.
Insomma, si fanno passi avanti, ma la strada sarà ancora lunga per arrivare ad una fiscalità giusta ed equa in Europa.