Il nuovo Statuto di Vignola: un inno alla democrazia

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di Pino Cosentino

Alla fine di giugno il Comune di Vignola (prov. di Modena, 25.200 abitanti) ha approvato un nuovo Statuto. L’innovazione è l’inserimento di un nuovo Titolo II (Istituti di partecipazione e di democrazia diretta), che è un piccolo trattato sulla partecipazione politica, e insieme un vademecum per chi voglia seriamente mettersi al lavoro in tal senso. Vincendo il triste sentimento di aridità che testi giuridici come uno statuto trasmettono al lettore, gli articoli dal 5 al 27 meritano di essere studiati a fondo.


Art.5 (partecipazione civica e beni comuni): allinea tutti gli ingredienti indispensabili per realizzare il governo del popolo. Quello che chiamerei “il quadrilatero della partecipazione” si presenta con questi lati: 

1. una popolazione organizzata in libere forme associative, che ne permettono l’esistenza in quanto comunità e soggetto politico permanente;
2. beni che la comunità riconosce come comuni, di cui essa si prende cura;
3. istituzioni che favoriscono e promuovono un dibattito pubblico basato su informazioni oneste (trasparenza) e incentivano la partecipazione finalizzata alla decisione;
4. una pluralità di strumenti di partecipazione che aprono e allargano a ventaglio le opportunità formative e decisionali, invece di chiuderle in un imbuto.

Gli artt. 6-7-8 perimetrano la popolazione titolare della partecipazione, e definiscono il sostegno dell’istituzione “Comune” alla sua [della popolazione] organizzazione interna, in quanto orientata a perseguire finalità di interesse generale, in due modi: il “patto di condivisione” per concordare gli “interventi di cura e di rigenerazione dei beni comuni”, mentre per la gestione di servizi pubblici o di pubblico interesse sono previste “convenzioni e protocolli di intesa”.

Avendo predisposto quanto di competenza dell’istituzione “Comune” per sostenere l’autonoma organizzazione popolare, gli articoli dal 9 al 23 elencano una varietà di strumenti utili a formare le sue capacità di valutazione, per esercitare degnamente, ossia con indipendenza e consapevolezza, la sovranità che le appartiene.

Sono strumenti di due tipi: deliberativi e decisionali. I primi (istanze e petizioni; la parola al cittadino; la giornata della democrazia; scelta partecipata; consiglio comunale aperto; iniziativa popolare a voto consiliare) allenano la popolazione al dibattito, al confronto delle idee e a rapportarsi con le istituzioni elettive. Da un’altra angolazione, sono utili all’amministrazione comunale per sondare gli orientamenti della popolazione. I secondi sono tutti i tipi possibili di referendum e consultazioni popolari, che questo statuto libera dalla tagliola del quorum.

Questo risultato è stato ottenuto grazie a tre liste civiche che il 25 maggio 2014 hanno mandato a casa gli amministratori “di sinistra” che governavano ininterrottamente dalla fine della guerra. Sul numero 17 del Granello (gennaio-febbraio 2015) era apparsa un’intervista di Marina Savoia all’assessore alla partecipazione Monica Maisani, oltre che a Carla Cappi e a Elena Cigolini. Alla luce del nuovo statuto è interessante adesso andarla a rileggere. Oggi chiederei a Monica: perché in mezzo a questa abbondanza di strumenti a disposizione dei cittadini manca proprio il bilancio partecipativo, quello più significativo e utile ai fini di una partecipazione continuativa e non episodica?

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 25 di Settembre-Ottobre 2016 Chi è in debito con chi?

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