Guardare l’Europa per capire l’Italia: “Chi salva chi?”

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di Marco Schiaffino

Il potere delle immagini supera agevolmente qualsiasi dotta analisi macro-economica. Lo dimostra alla perfezione “Chi salva chi?”, un film prodotto “dal basso” in circolazione in queste settimane in tutta Europa. Il documentario, girato grazie a una raccolta di fondi tramite il crowdfunding,, mette a fuoco la vicenda della crisi economico-finanziaria partendo dal salvataggio delle banche coinvolte nella bolla del 2008, partendo dagli effetti della crisi per arrivare alle sue cause. Un viaggio istruttivo, che rimbalza dalla Grecia all’Irlanda, dalla Spagna alla Germania, e che fotografa in maniera efficace l’agonia del modello sociale europeo di fronte alla finanziarizzazione della società.

I 104 minuti (in digitale) tessono i legami tra i paesi dell’Unione mettendo in luce ciò che la cronaca e i commenti politici non riescono a fare, sgretolando la narrazione di paesi che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità e che oggi devono rinunciare ad alcuni diritti in nome della competizione globale. La verità, che appare in tutta la sua evidenza a chi ha gli occhi per guardare, è quella di un enorme progetto di ristrutturazione sociale, in cui i diritti e i servizi pubblici vengono sistematicamente e scientificamente dirottati nella dimensione del libero mercato.

I processi politici di casa nostra trovano puntuale e immediato riscontro nei racconti dei giovani greci e spagnoli, ma anche nelle parole dell’ex ministro tedesco Oskar Lafontaine, la cui condanna della deregolamentazione del lavoro in Germania fa rabbrividire chi oggi deve subire la controriforma renziana del Jobs Act. Ma è la coralità dei processi in atto nel continente a emergere in tutta la sua prepotenza. La progressiva riduzione dell’intervento pubblico spagnolo nei settori della sanità e dell’istruzione (400.000 dipendenti pubblici tagliati in meno di un anno) dovrebbe far fischiare le orecchie a chi ancora ha dei dubbi sui reali obiettivi delle annunciate “riforme” sul tema nel nostro paese.

Il cambio di prospettiva in cui i processi vengono visti dal basso, spazza in qualche minuto la cortina fumogena di una ristrutturazione sociale “necessaria”. Visto attraverso gli occhi delle donne e degli uomini che vivono sulla loro pelle le conseguenze delle privatizzazioni, il processo di mercantilizzazione della società europea appare in tutta la sua brutale sistematicità. Visto in un’ottica europea, il processo globale di finanziarizzazione della società è un franchising. Sullo schermo scorrono le immagini della protesta contro la (s)vendita Goldman Sachs di 5.000 case popolari da parte del comune di Madrid, mentre il pensiero corre alla vendita forzata degli alloggi ALER da parte della Regione Lombardia. Così come gli sgomberi delle case occupate dagli inquilini spagnoli espropriati dalle banche riportano immediatamente ai conflitti aperti dai movimenti per la casa in tutta Italia. Le “ricette” della Troika sono identiche per tutti, identici sono gli effetti devastanti che producono a livello sociale.

Identici, infine, sono i processi sociali che hanno portato (e porteranno anche nel nostro paese) quegli stessi uomini e donne alla presa di coscienza di una situazione in cui il deterioramento del potere democratico nelle dinamiche decisionali ha lasciato spazio a quello della finanza internazionale. È un passaggio obbligato: una qualsiasi uscita dalla crisi richiede per prima cosa la comprensione del fatto che la crisi stessa ha assunto la dimensione di un sistema economico. Spezzare la rappresentazione che ne viene data è il primo passo.

P.S: Chiunque voglia vedere (e far vedere) “Chi salva Chi?” può acquistarne una copia collegandosi al sito http://whos-saving-whom.org/index.php/it/ ottenendo anche una licenza di proiezione non commerciale. In Italia si sono già tenute proiezioni pubbliche a Milano, Napoli e Torino in occasione della prima europea dell’11 febbraio scorso. Le proiezioni proseguono in molte città. Dal basso.

 

Articolo tratto dal Granello di Sabbia “Fermate il mondo: voglio scendere!” di marzo/aprile 2015, scaricabile qui.

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