di Dionisio Marini – ATTAC Perugia
Mentre al primo dei due schieramenti è sufficiente rispondere mostrando gli effetti che tale gestione ha portato là dove è stata realizzata (in tutta Europa si stanno levando forti proteste da parte dei consumatori dovute alla diminuzione della qualità e dell’efficienza del servizio), rispondere a chi nega l’evidenza è un po’ più complesso. Innanzi tutto ci sono alcuni luoghi comuni che vanno smentiti: chi ci assicura che si affiderà il servizio pubblico ad una società azionaria che gestirà l’acqua con criteri di economicità e di qualità dimostra di non conoscere né le leggi in materia di acque, infatti il privato entrerà nelle società di gestione attraverso gare pubbliche ad evidenza europea e non con l’affidamento diretto, né, tanto meno, conosce il diritto societario secondo il quale neppure la maggioranza delle azioni (che resterebbero pubbliche) rendono possibile una programmazione gestionale basata su principi di qualità ed etici a discapito del massimo profitto.
Il risultato è quindi evidente: L’acqua abbandona lo status di risorsa da proteggere e diventa bene di consumo, prodotto da vendere. I cittadini non avranno più alcuna garanzia che la gestione di questa risorsa segua e rispetti i criteri di conservazione della qualità e del risparmio delle risorse, al contrario, prevarrà la logica del massimo profitto industriale, che raramente coincide con il rispetto del diritto all’acqua. Il pubblico conserverà la proprietà delle infrastrutture ma di fatto darà carta bianca ai forti poteri economici che potranno influire sui loro bilanci variando le tariffe e incentivando i consumi, con l’inevitabile impoverimento delle riserve idriche.
Tutto ciò non è fantasia e la Toscana, regione in cui la riforma è già realtà da alcuni anni, ne sa qualcosa. Nell’Ambito Territoriale Ottimale della provincia di Arezzo (funzionante dal 1999 come esperimento pilota) la gara di appalto della quota di azioni, spettante ai privati, della società di gestione è stata vinta dalla Suez Lyonnaise des Eaux, multinazionale francese, e i risultati raggiunti fanno rabbrividire: gli impianti sono sempre gli stessi, l’acqua anche, le bollette mediamente sono triplicate e il bilancio è in rosso.
Questi fatti stanno investendo anche la nostra realtà locale rappresentando la definitiva distruzione di un patrimonio di esperienze e competenze pubbliche, e vanificando la possibilità di mantenere sotto il controllo democratico tale importante risorsa. Ed è per questo che sta nascendo in questi giorni un Comitato Umbro in difesa dell’acqua pubblica, a cui aderiscono molte associazioni tra cui Attac Perugia. Il Comitato avrà il compito di promuovere l’adesione delle istituzioni al “Manifesto del Contratto mondiale sull’acqua”, di impegnarsi per la conservazione, la protezione e l’equa distribuzione della risorsa acqua sul territorio e promuovere assemblee cittadine, seminari di studio ed eventi, legati al tema dell’acqua.sioni così importanti per il futuro delle comunità locali non possono né essere imposte dall’alto, né, tanto meno, passare sulla testa dei cittadini senza una consapevole discussione.