“Dacci oggi il nostro debito quotidiano”, un libro di Marco Bersani

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copertina

A MAGGIO IN LIBRERIA

DACCI OGGI IL NOSTRO DEBITO QUOTIDIANO
Strategie per l’impoverimento di massa

un libro di Marco Bersani

dall’introduzione

Una montagna alta 44 mila miliardi di dollari. A tanto ammonta il debito pubblico mondiale nel 2017. (..) Le cifre sopra riportate riguardano il debito pubblico, ovvero quello contratto dagli Stati. 
Se a questo aggiungiamo il debito privato dei cittadini, delle famiglie e delle imprese -pari a 152 mila miliardi di dollari- si raggiunge la cifra di quasi 200 mila miliardi di dollari, ovvero almeno tre volte il valore del Pil globale. 

Tecnicamente, il pianeta Terra può essere dichiarato in bancarotta.

Eppure il vento soffia ancora e spruzza l’acqua alle navi sulla prora” cantava un indimenticato Pierangelo Bertoli. 

Significa che, dietro questo insieme di cifre “neutrali”, molto deve essere ancora compreso, per capire le ragioni per le quali l’enfasi sul debito sembra essere diventata la cifra della società contemporanea (..)

(..) il debito non sarà mai saldato, per oggettiva impossibilità e perché non è mai stato questo l’obiettivo dei creditori.
L’usuraio, nella propria esistenza, teme solo due eventi: la morte del debitore e il saldo del debito, perché, in entrambi i casi, perderebbe un’entrata certa e periodizzata -il pagamento degli interessi- e al contempo il potere di disporre dei beni, delle energie, del tempo e della stessa vita del debitore.
Con questa stessa logica, l’obiettivo di tutte le politiche dettate dalle élite economico-finanziarie e adottate ai diversi livelli sovranazionale e nazionale non è la riduzione o la scomparsa del debito, bensì la continua estrazione di valore e la perpetuazione del rapporto di sudditanza dei debitori nei confronti dei creditori (..)

(..) Se nella mia vita avessi contratto un debito di 5.000 euro, sarei psicologicamente preoccupato per un motivo molto semplice: date le mie risorse economiche, con qualche fatica sarei in grado di pagarlo.
Ma se il debito contratto fosse pari a 500.000 euro, sarei dal punto di vista psicologico molto più sereno, perché, se la cifra che devo saldare supera esponenzialmente le mie più recondite possibilità di pagarla, chi dovrebbe iniziare a preoccuparsi è il creditore.
Poiché oggi, nel pieno della crisi economico-finanziaria globale, tutti ci ritroviamo nella seconda delle ipotesi sopra accennate, ovvero sommersi da un debito che non potremo mai pagare, occorre indagare più a fondo sul perché la relazione creditore-debitore continui ad essere vissuta come un rapporto fra pari basato sulla lealtà e non invece per quello che è, un rapporto diseguale di potere basato sul ricatto del più forte e sulla rassegnazione del più debole. (..)

(..) C’è invece molto da fare. Perché, come ogni ideologia totalitaria, la trappola del debito porta con sé la forza egemonica di una visione compiuta del mondo, ma anche la tragica realtà di un impoverimento di massa scientificamente praticato. (..)

(..) Si tratta, di fronte a chi continua ad affermare “E’ tutto oro quello che luccica”, di iniziare a rispondere tutte e tutti assieme “Non è tutto loro quello che luccica”.

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 28 di Marzo-Aprile 2017: “Dov’è finita la democrazia?” 

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