del gruppo di lavoro sulla Fiscalità di Attac Italia
Verso il Forum Sociale del Mediterraneo, Barcellona, 16-18 giugno 2005
Non si sa quanti miliardi vengono persi ogni anno dal settore pubblico a causa dell’evasione fiscale e della strenua “ottimizzazione” dei grandi redditi. Di certo, comunque, ci sono gli effetti: risorse sempre più scarse per scuola, salute, tutela dell’ambiente. Pochi soldi per sviluppare politiche pubbliche di qualità e garantire una protezione sociale decente. Mentre paghiamo, oltre alle nostre tasse, anche quelle di nostre aziende e concittadini registrati come residenti in Estonia, nel Delaware o in altri paesi che applicano basse tassazioni. Poi dicono che il pubblico non ha soldi: ma ce la siamo proprio voluta…
Purtroppo oggi gli illusori teatrini in stile Parmalat non funzionano più. Oggi è cominciata una crisi strutturale, con delle cause che non sarà facile estinguere: forte concorrenza mondiale, dollaro basso, caro petrolio. E dalla Fiat fino ai piccoli distretti toscani, già si avverte la mancanza di lavoro, che probabilmente imporrà all’Italia -e in parte già lo sta facendo- una profonda trasformazione nel sistema produttivo. Già i pur moderati obiettivi del Consiglio europeo di Lisbona nel 2000, indicavano con forza una via d’uscita: privilegiare l’innovazione, reinvestire nelle strutture del paese, sviluppare la solidarietà. Ma tutto cio’ implica scelte politiche nette e investimenti pubblici importanti , sia per la loro qualità sia per la loro quantità. Con quali soldi? Di certo non con le risorse mozzate che si ritrovano tutte le strutture pubbliche del nostro paese. Per cambiare, ci vuole formazione, investimento, ridistribuzione.
Non si sa quanti miliardi di euro di tasse vengono persi ogni anno tra redditi al nero o spostati all’estero, contributi evasi, IVA non pagata… Crediamo appunto che sia necessaria maggiore tutela della nostra economia, e maggiore equità nel contribuire alle spese pubbliche, proporzionalmente ai redditi.
Per questo motivo, Attac Italia ha sottoscritto la Dichiarazione del Tax Justice Network, rete internazionale di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale. Perché “solo i poveri pagano le tasse”, anche in Italia, dove con un buon commercialista è spesso possibile evitare gli “ostacoli” posti dalle leggi. Perché mentre gli Stati rimangono impotenti dentro le loro frontiere, chi è capace di giocare coi sistemi economici internazionali approfitta delle opportunità offerte dalla situazione finanziaria mondiale. Perché l’alternativa non è solo tra più o meno spesa pubblica, ma anche tra il ricuperare o no le ingenti somme evase ogni anno, e destinarle a finanziare le scuole di cui abbiamo tanto bisogno.
Tra le rivendicazioni, alcune, che riportiamo qua di seguito, hanno un’importanza particolare per l’Italia:
(1) Pubblicazione delle seguenti informazioni: statistiche dettagliate delle attività dei servizi finanziari e dei dati sui conti pubblici;
conti consolidati di tutti gli enti commerciali e gruppi significativi, specificando giro d’affari e ammontare delle tasse pagate, dettagliati per ogni entità e in ogni territorio e giurisdizione fiscale;
beneficiari economici di tutti gli enti commerciali, gruppi, banche e conti bancari o di investimento e ogni altra forma di capitale.
(2) Sviluppo dello scambio di informazione tra tutte le autorità fiscali:per facilitare sia la regolamentazione che la raccolta delle tasse, includendo l’obbligo imposto agli Stati di ottenere informazione dalle istituzioni finanziarie, avvocati, commercialisti, revisori dei conti, e ogni altri intermediario significativo.
(3) Possibilità di accertamenti giudiziari rispetto ai fondi: per ricerche sostanziali sull’ammontare, le conseguenze, e le possibili soluzioni rispetto alla competizione fiscale, ai paradisi fiscali, all’evasione fiscale transfrontaliera, e all’elusione fiscale di ricchi individui e grandi corporazioni;
(4) Avvio di un forum democratico mondiale: per migliorare la cooperazione, per incoraggiare il dibattito, e per aumentare il peso dei cittadini nel controllo democratico della tassazione.
(5) Tassazione delle corporazioni internazionali su una base unitaria, permettendo alle autorità fiscali di annullare efficacemente gli spostamenti fittizi di profitti verso giurisdizioni a bassa fiscalità.
(6) Applicazione universale del principio di residenza per la tassazione aziendale.