di: Vittorio Lovera
Per aiutarci a rialzare la testa e tornare a lottare. Per sconfiggere lo strapotere dei Mercati e fermare l’avanzata delle nuove destre, un preveggente sonetto del Poeta Giovanni Raboni.
Il tutto nell’ottavo anniversario dell’inapplicata vittoria per l’Acqua Pubblica, nei giorni dell’abominevole chiusura dei porti a sventurati esseri umani, primo atto di muscolare squadrismo del “contratto” giallo verde, dopo il discorso “extra costituzionale” di Mattarella, sulla supremazia dei Mercati, dopo i primi arresti romani (“onestà, onestà, legalità, legalità”) per il business del nuovo stadio a Roma…
“Che in tutto fra tutte suprema sia
la legge del mercato, che a lei deva
subordinarsi restando utopia
per sempre tutto quello che solleva
l’uomo da se stesso sembra alla mia
mente quasi incredibile. Ma alleva
menti per crederci l’economia
trionfante, fa che ciascuna s’imbeva
di quel che credo miserabile e creda
a esso fieramente come al più santo
vangelo; e non ha scampo chi rimpianto
dall’alto s’ostina finché non ceda
di schianto il cuore a provocare e di noia
trema dove per altri è ottusa gioia”
(da “Altri sonetti”)