Quale allarmismo ed Emotività?

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Nucleare

Era la primavera del 1977 Aldo Cerise, Pino Diano, Ilio Viberti e il sottoscritto eravamo a Crey Malville vicino a Lione ad una manifestazione internazionale contro la costruzione del “Superfenix” una mega centrale nucleare. Anche allora il governo francese e L’UDF (Enel francese) rassicuravano la Francia e L’Europa: “State tranquilli, non preoccupatevi, è una centrale di ultima generazione, super sicura, abbiamo previsto tutto”… In quella manifestazione morì anche un giovane, ucciso dai gendarmi. Sappiamo tutti come è andata a finir: incidenti, inquinamento del Rodano, sicurezza mai raggiunta, centrale chiusa. Nessuno ha mai quantificato i miliardi persi anche dall’Enel nazionale che ai tempi era socio nella costruzione.

Già allora parlavamo del solare e delle energie rinnovabili alternative, ma si sa quando ci si batte contro lobby internazionali, pochi ascoltano. Già allora, con le manifestazioni contro la centrale di Montalto di Castro nel Lazio, denunciavamo i rischi sismici, le fuoriuscite di materiale radioattivo, il riscaldamento dell’acqua dei fiumi, la militarizzazione del sito, la disinformazione, l’occultamento degli “incidenti”, l’impossibilità di gestire le scorie radioattive, l’energia gestita allo scopo di fare profitti e non per il bene delle popolazioni.

Per fare un solo esempio, quanti di noi sanno che nel 2008 un “incidente” alla centrale di Tricastin a Bollene, nel Vacluse, in Francia, una fuoriuscita di tremila litri di liquido contaminato sono finiti nei fiumi La Graffiere e l’Auzon?

Sono passati trentaquattro anni e tutto lo scenario da noi denunciato allora si è puntualmente verificato. Altro che ecoterroristi, altro che emotività! Bastava ascoltare e Cernobyl, il disastro giapponese, e decine di altri “incidenti” mai denunciati non sarebbero successi. Dicono: saremmo rimasti al buio, lo sviluppo ne avrebbe risentito, il benessere deve avere un prezzo, ecc. Ma siamo sicuri di avere bisogno di questo “progresso”, di questo “benessere”? Parafrasando lo slogan sui rifiuti: il migliore rifiuto è quello che non si produce; la migliore energia e quella che di risparmia.

Pongo una riflessione a tutti: se le risorse finanziarie, intellettuali, la ricerca, si fosse indirizzata sulle rinnovabili, sicuramente oggi non saremmo a fare “allarmismi” e a prendere decisioni “emotive”. Con quale coraggio i nuclearisti ci ricattano disegnando scenari apocalittici se non si costruiscono le centrali nucleari? Proprio loro che gli scenari apocalittici li hanno creati, ora li abbiamo di fronte e a pagarne il prezzo sono le popolazioni. Quanta energia nucleare bisogna produrre per pagare i danni da essa prodotti per produrla? Vogliamo fare i conti se vale la pena e se i conti non sono deficitari? E ancora, quanta energia sprechiamo per produrre cose inutili e dannose? Quanta energia sprechiamo sans souci per il mito del benessere che ci soffocherà tutti? Chi deve porsi il problema che le risorse del pianeta ( petrolio, gas, acque, compreso l’uranio) sono finite mentre solo il sole è “eterno” ? Chi deve porsi il problema della sovra popolazione del pianeta?Se le energie rinnovabili e la ricerca in questo campo, grazie anche al prezzo del petrolio ha fatto in questo decennio passi da gigante, non potevamo pensarci prima? Ma se non l’abbiamo fatto, possiamo ricuperare il tempo perso e farlo ora? Davvero con il solare, la geotermia, l’acqua, i mari, il vento non possiamo costruirci un futuro a misura d’uomo? Possibili che gli interessi di pochi abbiamo il sopravvento su quelli delle generazioni presenti e future? Possibile che con quello che è successo i nuclearisti continuino a far finta di niente? Gli avvenimenti, i moniti di allora non servono a fare riflettere? Se non dobbiamo decidere in base all’emotività, perché non farlo in base agli accadimenti, alle denunce, agli “incidenti” di questi quaranta anni ? Perché non provare a guardare avanti, perché non provare a riconciliarci con noi stessi, con la natura e scrollarci di dosso questa mania di onnipotenza ?

Non deve farci riflettere la gestione dell’informazioni sulle centrali in Giappone?

Alessandro Bortot

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