Piccole opere crescono

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(ovvero i frutti possibili di una elaborazione collettiva)
di Marina Savoia

Nulla di fatto, tanto di pensato con quattro incontri dell’Università di ATTAC-Genova Ma anche molto di scambiato e condiviso. L’avvio, insomma, di una elaborazione collettiva in merito alle questioni che nell’attuale situazione politica ribollono… senza pentola! Perché, se il caos è sistemico e globale, la soluzione va cercata a livello generale e trasversale e va dettagliata nei territori, partendo dal Comune: dal comune sentire degli abitanti, per quanto variegato esso sia, dalla realtà sociale dell’economia e dal filo sottile che collega le tante facce dell’attivismo politico nonostante la diversità di percorsi, contenuti e ricorsi.

Le quattro giornate di autoformazione, incentrate su finanza locale e debito, nuove economie sociali e ruolo dell’istituzione comunale, strumenti di partecipazione, rappresentanza e democrazia di prossimità, conclusesi il 4 luglio con il contributo di Marco Bersani, hanno prodotto, come è naturale in questo tipo di percorso, più domande che risposte. E l’elaborazione è solo agli inizi. Quanto alle proposte che comunque ci sono state in qualche modo, c’è da dire che sul nostro territorio genovese sono già in corso tante azioni politiche, più o meno efficaci, di respiro più o meno ampio e con obiettivi più o meno circoscritti. Rispetto a queste azioni i momenti di confronto e di studio servono a precisare il senso, l’apporto positivo e i limiti dell’attivismo locale, ma soprattutto servono a inquadrarlo nel contesto più ampio nel quale le azioni popolari giocano la propria partita e vanno a scontrarsi e scornarsi col sistema imperante.
A questo proposito segnalo un piccolo frutto a sostegno dell’idea che l’analisi e l’elaborazione collettiva e la condivisione di esperienze servano al cambiamento:
si è tenuto pochi giorni fa a Genova un incontro fra tutte le realtà cittadine non istituzionali che in un modo o nell’altro sono interessate alla valorizzazione culturale della Val Bisagno che abbraccia anche i piccoli comuni a monte di quello genovese. Erano presenti cittadini impegnati, in quanto residenti, nelle più svariate iniziative a favore della sostenibilità ambientale e della vivibilità e quindi al recupero dell’area sotto il profilo storico, economico, idrogeologico e sociale. Alcune persone delle associazioni promotrici dell’incontro e del progetto avevano partecipato all’Università di ATTAC-Genova e hanno dato il proprio contributo all’elaborazione collettiva. ATTAC, che non è territoriale ma con Riprendiamoci il Comune ha fatto della territorialità la base del suo percorso politico, è stata invitata e sosterrà l’iniziativa che, come si è rilevato, può far compiere un passo in avanti e un salto di qualità.
Da tempo in quest’area c’è chi resiste e lotta contro il degrado ambientale e civile, ma se il convegno ultimo, promosso da alcune di stesse associazioni, era incentrato sul territorio come bene comune, in questo incontro esplorativo e nel progetto che è stato presentato, ci sembra emergere la necessità e la volontà di (ri)costruire comunità e di (ri)trovare quel “senso del comune” di cui siamo tutti alla ricerca e di cui non possiamo, però, che essere i fautori e i responsabili, a partire dalle relazioni umane, dal rapporto coi “beni” e dalle azioni politiche in cui impegniamo la nostra umanità.

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 21 di Settembre-Ottobre 2015 “Finanza & Grandi Opere 2.0”, scaricabile qui.

 

 

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