C’è un modo di fare accoglienza per le donne che intraprendono un percorso di fuoriuscita dalla violenza che sa tenersi lontano dalle risposte securitarie propagandate e proposte a livello istituzionale. Quelle stesse risposte che stanno, nei fatti, chiudendo le porte di molti centri attivi da anni nella lotta alla violenza maschile, privilegiando spesso approcci conciliatori. Donne in Genere ha lanciato la campagna “Io che Centro” per sostenere il Centro antiviolenza Donna L.i.s.a. (Libertà, Internazionalismo, Soggettività, Autodeterminazione) di Roma nel suo impegno per estinguere un debito accumulato con l’Ater in vent’anni di attività. Venti anni nei quali un luogo in cui l’ascolto e la relazione tra donne sono stati centrali per la ricostruzione di un sentimento di autostima che potesse restituire alle donne il sorriso e la forza per riprendere in mano la propria vita.
L’associazione Donne in Genere ONLUS, da oltre 20 anni attiva in difesa del diritto all’autodeterminazione delle donne, ha lanciato la campagna di crowdfunding “IO CHE CENTRO?“. Una chiamata a sostegno del Centro Antiviolenza Donna L.I.S.A. di Roma gestito dall’associazione all’interno di un locale di proprietà dell’ATER.
In questo locale, recuperato, ristrutturato e valorizzato dalle stesse volontarie, dal 1997 ad oggi sono state accolte e sostenute nel percorso di fuoriuscita dalla violenza migliaia di donne, dando loro quel posto sicuro e protetto, in cui l’ascolto e la relazione tra donne è centrale per la ricostruzione di un sentimento di autostima che restituisca alle donne la forza per riprendersi in mano la propria vita.
Un modo di fare accoglienza, lontano dalle risposte securitarie propagandate e proposte a livello istituzionale che, lungi dall’attuare i principi della convenzione di Istanbul, stanno nei fatti chiudendo le porte di molti centri attivi da anni nella lotta alla violenza maschile sulle donne, privilegiando spesso approcci conciliatori.
Un modo di fare accoglienza, quello del centro Donna L.I.S.A., condiviso con gli altri 80 centri riuniti nell’associazione nazionale D.I.Re. (di cui le Donne in Genere sono tra le fondatrici) che non è né assistenza né beneficienza. Le donne maltrattate, abusate, stalkerizzate sono le vittime più eclatanti di una cultura che al di là di norme scritte e proclami, esprime ancora una concezione dei rapporti tra donne e uomini maschilista e patriarcale.
Per questo l’accoglienza è parte di un impegno più ampio dell’associazione che negli anni ha progettato e realizzato campagne di formazione, informazione e pressione politica. Un impegno riconosciuto sul territorio in cui opera, nei momenti di confronto istituzionale, nella partecipazione alla costruzione di Nonunadimeno.
Un ruolo politico e di valenza sociale riconosciuto anche al termine dei lunghi anni di lotta, chiusi di recente da un accordo con l’ATER che prevede l’abbattimento di una parte del debito e il passaggio da un canone commerciale (richiesto per oltre 20 anni e che ha alimentato il debito dell’associazione) ad un canone agevolato. Ciò nonostante restano da pagare 13.510 euro.
Da qui nasce l’appello per il crowdfunding. Un contributo diffuso, di ciascuno secondo le proprie possibilità, di chi crede che uscire dalla violenza si può, insieme!
Pibblicato su Comune – info