La Rete europea di Attac: 25 anni di attivismo

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di Stefano Risso  (Attac Italia)

Dopo 25 anni occorre una riflessione sulla rete delle associazioni Attac, focalizzandosi sulla dimensione internazionale e in particolare europea.

La visione è ovviamente globale (Attac ha una presenza anche in Giappone),  ma più stretta e continuativa è la collaborazione tra le associazioni Attac europee. Ed è su questo terreno, quello europeo, che si è sviluppata prevalentemente l’attività internazionale di Attac Italia.

La riflessione si impone per l’attuale, scoraggiante condizione dell’Europa.

Condizione caratterizzata da un’accentuata subalternità all’alleato nordamericano e, cosa ancor più grave, dalla incapacità di essere un attore della transizione energetica perché impastoiata nell’ideologia neoliberale che impedisce ogni necessaria risolutezza adatta al momento. Il ritorno del cupo monetarismo del Patto di stabilità, la cecità delle classi dirigenti europee di fronte alla diseguaglianza, drammaticamente crescente, stanno preparando il terreno al ritorno di vecchi nazionalismi razzisti.

In aggiunta, in questo quadro è stata smarrita la differenza concettuale tra Unione Europea ed Europa (geografica, storica, culturale) rendendo così improbo, se non impossibile, un serio dibattito politico di autentico respiro europeo.

Era necessaria questa premessa a un breve riepilogo delle nostre azioni e delle nostre presenze a livello europeo.

All’inizio di questo secolo, dopo la stagione dei Social Forum, che ha visto la rete Attac svolgere un ruolo importante, è stata attivata una specifica rete di comunicazione e collaborazione tra gli Attac europei: l’European Attac Network (EAN).

Questa rete è probabilmente l’unica a esistere a livello europeo, dopo circa un quarto di secolo, tra realtà altermondialiste che non operano solamente in un ambito specifico o siano caratterizzate da una specifica coesione ideologica. Lo ricordiamo non certo per sminuire altre importanti validissime forme di collaborazione a rete (si pensi solo alla rete europea per l’acqua pubblica o alle reti che lottano per la pace), ma per cogliere le opportunità che offre una rete che collega diverse tematiche di intervento ai differenti paesi europei in cui si svolgono.

Nel corso degli anni la rete delle associazioni Attac ha avuto una evoluzione, alla sua funzione di struttura tecnica si è aggiunto, lentamente, un maggior confronto politico. Confronto che precedentemente era affidato a mailing list e newsletter. È cambiata anche la modalità di contatto: gli incontri semestrali durante la pandemia sono stati sostituiti da più brevi e più ravvicinati incontri online. Ora si tengono nuovamente gli incontri in presenza conservando anche i più ravvicinati incontri online.

Il numero delle associazioni nazionali partecipanti si è ridotto, ma ha avuto un apporto notevole con l’ingresso, circa dieci anni or sono, dell’importante Global Justice Now (GJN), ONG britannica.

Attualmente le associazioni Attac rappresentate stabilmente sono: Attac Francia, Attac Germania, Attac Belgio, Attac Austria, Attac Spagna, Attac Italia, Attac Norvegia, Attac Ungheria e GJN Gran Bretagna. Altre associazioni nazionali hanno attività alterna e talvolta riemergono e riprendono i contatti.

Ovviamente le diverse Associazioni hanno propri punti di forza rispetto ad alcuni temi. Noi italiani, ad esempio, siamo stati soprannominati scherzosamente, ma con considerazione, “Quelli dell’acqua”. Le nostre proposte per leggi di iniziativa popolare (in particolare quella su Cassa Depositi e Prestiti) hanno suscitato molto interesse in Attac Francia. Attac Spagna ha iniziato un’interessante Campagna a livello europeo, a cui partecipiamo, per una politica fiscale comune (su questo argomento c’è un articolo di Attac Spagna in questo numero de Il Granello). L’attività di analisi e studio di Attac Norvegia sul rapporto finanza e transizione e sulla democrazia digitale sta fornendo materiale importante. GJN ha affrontato aspetti importanti della sanità.

Questo è un elenco necessariamente stringato. È opportuno però ricordare che Attac Francia e Attac Germania (le realtà più numerose) uniscono a una molteplicità di ambiti di intervento anche una notevole capacità organizzativa per predisporre eventi di rilievo internazionale. È importante, per una corretta analisi della situazione europea non solo dell’Unione Europea, che due importanti realtà (GJN Gran Bretagna e Attac Norvegia) rappresentino paesi europei non membri dell’Unione Europea.

L’approfondimento del confronto politico e l’elemento esterno dell’aggravarsi delle crisi che coinvolgono l’Europa (non solo l’Unione Europea) rendono però problematico l’affrontare pienamente alcuni temi. In particolare, migrazione, debito e soprattutto guerra (o guerre).

Non ci sono certo diversità generali sul tema delle migrazioni, inevitabilmente la sensibilità è diversa a seconda delle dimensioni del fenomeno nei diversi paesi. Comunque, è molto apprezzato l’approccio degli incontri nell’ambito del Festival Sabir, con partecipazione di esponenti di altre associazioni Attac.

Anche se non sovrapponibile con la questione dei migranti è comunque interessante sapere che prima della pandemia stava prendendo corpo l’ipotesi di una collaborazione con alcune associazioni Attac africane per affrontare il tema dei rapporti tra Africa ed Europa. L’ultimo incontro EAN prima della pandemia (gennaio 2020) aveva visto la partecipazione di Attac Togo. Alo Lemou, il giovane e brillante segretario di Attac Togo, è deceduto per cause naturali pochi mesi dopo l’incontro. Purtroppo, le enormi difficoltà di movimento (costi e visti) degli amici africani rendono complesso questo processo che ci auguriamo sia solo rimandato.

Anche sul debito esistono dei problemi per la difficoltà di un’analisi condivisa. L’origine deriva però dalla mancanza di informazione sui meccanismi di formazione del debito nei paesi dove il problema non è (ancora) così presente. La collaborazione con il Comitato per l’Abolizione dei debiti illegittimi (CADTM) aiuta però a superare quest’ostacolo.

Diversa e più complessa è la questione della differente analisi e del diverso atteggiamento rispetto alla guerra (o meglio alle guerre).

La differente visione non è solo tra le Associazioni ma, ovviamente, anche tra le persone all’interno delle Associazioni. Emergono comunque, globalmente, diversità tra le Associazioni.

Avere evitato lacerazioni credo sia stato un successo. Occorre però riflettere sulle origini di queste diversità che derivano da differenti tradizioni culturali e sensibilità. È intuitivo che l’eredità storica, in alcuni casi, costituisca un freno inibitore a una critica severa del comportamento del governo israeliano a Gaza. Questo è un dato di fatto che permarrà.

È necessario fare uno sforzo per comprendere che queste differenze nascono non solo da differenze meramente geografiche (dunque geopolitiche) che lasciano nei popoli simpatie e diffidenze radicate storicamente, ma anche da un profondo, non omogeneo, substrato culturale.

Un approccio immediatamente logico-razionalistico di fronte a un conflitto porta a dividere radicalmente, talvolta da un punto di vista giuridico, talvolta da un punto di vista morale, il torto dalla ragione, traendone tutte le conseguenze. Chi nasce in una tradizione che nel conflitto vede un fatto storico, determinato da una complessità di fattori (storici, geografici, economici, culturali, religiosi, eccetera), a loro volta determinati da altri fatti, potrà anche trarre conseguenze radicalmente diverse. Non è il luogo questo di approfondire o sviscerare questi aspetti (oltre alla mancanza di adeguati strumenti da parte di chi scrive).

Ciò che occorre fare è prestare grande attenzione a questi aspetti, di questo livello più profondo, nel dialogo su questi temi. Negare all’interlocutore il rispetto della sua onestà intellettuale potrebbe portare a terribili lacerazioni, forse irrimediabili, nel movimento altermondialista.

Della necessità di evitarci drammatiche rotture si deve tener conto particolarmente negli incontri tra un ampio numero di militanti di diversi paesi europei.

Esiste un’ulteriore importante forma di collegamento tra le associazioni Attac europee: sono le European Summer University (ESU) . Questi incontri estivi derivano dalle Università delle singole associazioni Attac. Il nome e la tradizione derivano dalle Université d’été francesi, in cui partiti, sindacati, associazioni si propongono alcuni giorni di studio e riflessione prima della rentrée dopo le vacanze estive.

Dal 2008 le ESU dalla rete europea Attac sono organizzate con cadenza triennale. Nel 2008 a Saarbrückenin (Germania); nel 2011 a Freiburg (Germania); nel 2014 a Parigi (Francia); nel 2017 a Tolosa (Francia); e nel 2022, in ritardo per la pandemia, a Mönchengladbach (Germania).

Questi eventi hanno coinvolto sempre tra 1.700 e 2.500 partecipanti e sono una formidabile occasione di conoscenza e scambio di esperienze e opinioni tra militanti di diversi paesi. A differenza di analoghe attività, la lingua di lavoro non è mai solo l’inglese ma è garantita sempre una seconda lingua. Decisione molto importante per i militanti che, anche per motivi di età, non sono avvezzi all’inglese (e al solo inglese) come lingua di lavoro. La partecipazione è prevalentemente francofona (Attac Francia, Attac Belgio e Attac Svizzera) e germanofona (Attac Germania,  Attac Austria e Attac Svizzera), altre aree linguistiche stanno comunque crescendo. Purtroppo, noi italiani siamo molto poco presenti, anche se relativamente spesso siamo presenti come relatori o partecipanti a dibattiti. Talvolta il numero degli oratori italiani ufficiali supera quello dei semplici partecipanti. Gli amici spagnoli, partendo da una situazione analoga alla nostra, hanno progressivamente aumentato e rafforzato la loro presenza iniziando anche con traduzioni sussurrate a piccoli gruppi (con la tecnica del cosiddetto chouchoutage).

Cosa ancor più importante, è che queste Università estive stanno diventando non solo nel nome, ma concretamente, non solo di Attac ma dei movimenti sociali.

Queste Università europee sono state precedute, a partire dal 2006, da incontri organizzati direttamente da alcuni comitati territoriali. A Weimar, poi a Berlino e Tolosa. Il numero dei partecipanti era ovviamente molto minore, ma restituivano la freschezza degli incontri diretti tra militanti. Nel 2009 fu organizzato (questa volta con l’ampio supporto dell’EAN) a Nanterre un incontro generale tra militanti, con una partecipazione numericamente pari alle ESU.

In forma molto più ridotta esiste anche la partecipazione di singoli attivisti alle Università estive di altri paesi. A livello di singole Associazioni vale la pena ricordare una grande iniziativa di riflessione sull’Europa (e non solo sull’Unione Europea) organizzata da Attac Germania nel 2018, a Kassel, con più di 800 partecipanti. È stato un autentico esempio di autoeducazione popolare di ottimo livello.

La partecipazione diretta di attivisti (o semplicemente di persone interessate) a questi eventi è un fatto di grande importanza, perché sono queste le occasioni non solo di autoformazione nel senso pieno del termine (e ancor più di motivazione), ma anche grandi opportunità per creare quei collegamenti che consentono di creare comuni consapevolezze nei differenti paesi e sviluppare campagne comuni.

In questo senso una grande opportunità, a fine aprile 2024, sarà l’incontro European Common Space for Alternative (ECSA) a Marsiglia, che segue l’incontro a Firenze del 2022, di cui si parla più diffusamente in un altro articolo in questo numero de Il Granello.

L’invito è quello di trovarci, nel maggior numero possibile a Marsiglia a fine aprile.

Foto1: “Attac SommerAkademie 2018. Widerstand zur rechten Zeit” di ATTAC Austria (CC BY-SA 2.0 DEED)

Foto2: “Attac 20151003_Flüchtlinge Willkommen” di ATTAC Austria (CC BY 2.0 DEED)

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 52 di Febbraio-Marzo 2024: “Europa: a che punto è la notte?

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