TTIP: + informazione + mobilitazione – n.15 ottobre 2014

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di Marco Bersani

L’11 ottobre 2014 è stata la prima importante giornata di mobilitazione europea e internazionale contro il TTIP (Partenariato Transatlantico su Commercio e Investimenti), ovvero il tentativo di Stati Uniti e Unione Europea di realizzare la più grande area di libero scambio e di totale libertà di investimento dell’intero pianeta.

Decine di iniziative si sono svolte anche nelle principali città del nostro paese, dimostrando ancora una volta come la crescita dell’informazione e della conoscenza sia direttamente proporzionale alla mobilitazione.

Dopo sette anni di politiche di austerità dettate, secondo l’ideologia delle élites politico-tecnocratiche europee e nazionali, dalla primaria esigenza di ridurre il debito pubblico, i risultati nel nostro Paese sono sotto gli occhi di tutti: disoccupazione alle stelle, produzione al tracollo, povertà in drastico aumento, precarietà generalizzata, democrazia in crisi verticale. E debito pubblico in vertiginosa ascesa, naturalmente.

Qualunque persona dotata di buon senso, di fronte a simili evidenze, si comporterebbe in modo univoco: abbandono immediato delle politiche di austerità e drastica riduzione della sfera d’influenza degli interessi finanziari sulla società. Come?

Mettendo in campo una nuova finanza pubblica e sociale, a partire dalla ristrutturazione del debito, dalla drastica revisione del patto di stabilità e dalla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti; consegnando alla gestione partecipativa delle comunità locali il ciclo legato al del territorio e ai beni comuni; abolendo immediatamente le varie forme di precarietà del lavoro attraverso l’estensione dei diritti e il reddito di base per tutti; promovendo una nuova economia sociale basata sulla territorialità e sulla riconversione ecologica della produzione; estendendo gli spazi di democrazia diretta e partecipativa e riformando radicalmente la rappresentanza.

Niente di tutto questo appare all’orizzonte: il governo Renzi, mentre a livello nazionale attacca i diritti del lavoro ancora esistenti e promuove un piano definitivo di privatizzazione dei servizi pubblici locali, in qualità di presidente di turno dell’Unione Europea rilancia ad ogni occasione il negoziato TTIP (Transatlantic Trade Investment Partnership) dipinto come panacea di tutti i mali e come humus per la crescita del paese e per l’uscita dalla crisi.

Il TTIP, al contrario, sappiamo di cosa in realtà si tratti: il tentativo, di fronte ai sommovimenti geopolitici internazionali che vedono Cina e Paesi emergenti guadagnare sempre maggior importanza economica (vedi BRICS), è quello di rendere Stati Uniti ed Unione Europea l’area di massima competitività mondiale e di massima attrazione per gli investimenti delle multinazionali.

Per farlo, occorre eliminare tutte le barriere “non tariffarie” che rendono costosi gli investimenti: normative di tutela del lavoro, di standard agricolo e alimentare, di salvaguardia ambientale, di tutela dei servizi pubblici d’interesse generale.

Un vero e proprio paradiso delle multinazionali che potrebbero chiamare in causa, davanti a tribunali commerciali internazionali, qualsiasi autorità pubblica che, nel proprio agire, si trovi a pregiudicare i profitti passati, presenti e futuri delle stesse. Si tratta del più grande attacco alla democrazia sinora tentato e del tentativo di ridisegnare, una volta per tutte, i rapporti di forza dentro la società a favore dell’impresa e dei suoi utili, rispetto ai quali ogni diritto diverrebbe una variabile dipendente.

La lotta al TTIP chiama dunque in causa ogni persona, perché, se dovesse essere approvato un negoziato del genere, la vita quotidiana di ciascuno di noi sarebbe intaccata direttamente e in maniera profonda. Ecco perché è necessaria una campagna capillare di informazione, capace di comunicare con messaggi semplici e chiari qual è la posta in gioco, in grado di suscitare un’indignazione collettiva e di produrre una mobilitazione sociale ampia e plurale.

Abbiamo davanti quindici mesi per riuscire nell’intento e, come ci insegnano esperienze già realizzate nel nostro paese – la lotta contro il MAI degli anni ’90, contro la direttiva Bolkestein degli anni 2000, il referendum per l’acqua di tre anni fa – anche questa volta possiamo vincere.

Occorre, oggi come allora, che ciascuno, dovunque si trovi, si ponga l’obiettivo di informare e sensibilizzare le persone che incontra; occorre che in ogni territorio si costituiscano comitati ampi ed inclusivi, occorre infine che tutte e tutti assieme si promuovano azioni e mobilitazioni incisive.

E’ in gioco il nostro futuro: qualcosa di troppo serio per poterlo consegnare ai capitali finanziari.

Per saperne di più sulla campagna:

web ita – http://stop-ttip-italia.net/
web int – http://www.stop-ttip-ceta-tisa.eu
facebook – https://www.facebook.com/StopTTIPItalia

Tratto dal Granello di Sabbia di Ottobre 2014: “La Buona ScuolAzienda”, scaricabile QUI

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