La truffa della “Costituzione di Internet” – n.15 ottobre 2014

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di Marco Schiaffino

Proprio mentre scrivo, sui quotidiani arriva il trionfale annuncio riguardante la prima bozza della cosiddetta “Costituzione di Internet”. Si tratta di un documento che dovrebbe affrontare alcune delle questioni più spinose legate alla gestione del World Wide Web, dal concetto di Net Neutrality alla libertà di espressione, passando per la tutela della privacy dei cittadini europei. Iniziativa lodevole, se non fosse proposta proprio quando la stessa Unione Europea si propone, attraverso la ratifica del TTIP, di mettere una pietra tombale sull’idea di regolamentare in qualsiasi modo Internet. Ciò che sappiamo dell’accordo transatlantico per il commercio e gli investimenti, infatti, basta e avanza per fare a pezzi il progetto della Costituzione di Internet.

Partiamo dalla libertà di espressione. Con il TTIP, che sembra debba ricalcare le norme previste nel trattato “gemello” riguardante gli USA e i paesi del Pacifico, si apre la strada a una normativa per la tutela del diritto d’autore basata sul famigerato DMCA (Digital Millennium Copyright Act) statunitense. Un sistema che, in pratica, prevede la possibilità di richiedere la rimozione forzata dei contenuti quando si ritiene vi sia una violazione del copyright. Qualcosa, insomma, di molto simile alle proposte di legge bavaglio che hanno fatto la loro comparsa in Italia negli ultimi anni e che, fino a oggi, non avevano avuto seguito a causa delle proteste che avevano suscitato. Grazie alla segretezza dei negoziati per il TTIP, invece, il provvedimento potrebbe passare liscio come l’olio.

Anche la Net Neutrality rischia di avere ben poco spazio. A bloccarla sarà la famigerata clausola di salvaguardia degli investimenti che caratterizza, oltre al TTIP, gli accordi di “libero scambio” visti finora. La neutralità della Rete è il principio per cui i fornitori di accesso (operatori telefonici fissi e mobili) devono garantire lo stesso trattamento a qualsiasi tipo di contenuto, dal sito di una piccola associazione al servizio di video online della grande multinazionale. È una regola non scritta che, negli USA, è stata recentemente messa in discussione. Eliminando la Net Neutrality, si aprirebbero nuovi spazi di mercato, consentendo agli operatori di vendere delle “corsie preferenziali” a chi può permetterselo. Se l’idea dovesse passare, quindi, ci ritroveremmo con una Rete velocissima per i servizi offerti da Google, Facebook e soci, e a passo di lumaca per i servizi indipendenti e per chi, in genere, non avrà una disponibilità economica sufficiente a garantirsi il ruolo di primattore nel mondo del Web. Con il TTIP in vigore, qualsiasi legge che vincoli gli operatori alla neutralità della Rete verrebbe sicuramente qualificata come “ostacolo al libero commercio”, con buona pace della Costituzione di Internet.

Infine la tutela della privacy, per motivi simili, rischia di fare la stessa fine. Basta dare un’occhiata all’esperimento più avanzato in questo senso, ovvero il Marco Civil da Internet varato in Brasile. In misura maggiore o minore, tutte le previsioni della nuova legislazione brasiliana prevedono vincoli e costi aggiuntivi per gli operatori. La tagliola del TTIP, quindi, stroncherebbe anche queste misure. Ora resta da vedere quale dei due provvedimenti arriverà prima alla fase esecutiva. Si accettano scommesse.

Tratto dal Granello di Sabbia di Ottobre 2014: “La Buona ScuolAzienda”, scaricabile QUI

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