L’esperienza dell’Osservatorio sul Bilancio Comunale di Livorno

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di Simona Repole

La crisi economica globale e le ricette dell’austerità europea e nazionale hanno colpito gravemente gli Enti Locali e, in particolare, i Comuni. I tagli dei trasferimenti, i vincoli di finanza sempre più stringenti, l’inasprimento del patto di stabilità interno e il recente pareggio di bilancio hanno ormai compromesso il principio costituzionale della sussidiarietà, vale a dire la sovranità e l’autonomia di azione del livello di governo più vicino ai cittadini.

All’interno di questo quadro di forte criticità e incertezza delle risorse locali, la questione del patrimonio immobiliare pubblico è stata posta al centro dell’agenda politica nazionale e locale in ragione della sola ossessione di fare cassa e recuperare le risorse tagliate; una mera prospettiva senza sguardo lungo e al servizio dei valori del mercato e della speculazione privata. Una visione pericolosa che, portata agli estremi, spinge spesso a ritenere che persino il patrimonio storico-culturale sia un inutile fardello di cui è meglio sbarazzarsi.

Non è un caso che nel 2008 sia stato introdotto un nuovo strumento di programmazione degli enti locali, il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari; un documento obbligatorio, allegato al bilancio, nel quale i comuni devono individuare i beni da vendere e da “valorizzare”, dove, con questo termine, spesso ci si riferisce a operazioni di privatizzazione o finanziarizzazione del patrimonio pubblico. E non è, altrettanto, un caso che, con la legge finanziaria 2010, sia partito il progetto del Ministero dell’Economia e Finanze denominato “Patrimonio PA a valori di mercato”, per censire il patrimonio degli enti locali e, soprattutto, stimarne il valore di mercato allo scopo di rassicurare l’Europa sulle possibilità di riduzione del debito pubblico mediante la vendita e la privatizzazione del patrimonio. Nello stesso anno, tra l’altro, con il federalismo demaniale, è stato attivato un percorso di trasferimento gratuito agli enti locali di beni dello Stato, con la possibilità per gli stessi di scegliere tra la vendita (in tal caso lo Stato si riprende il 25% del prezzo) o la valorizzazione: i Comuni diventano vere e proprie agenzie immobiliari dello Stato!

Un esempio di come sia necessario fornire alle comunità locali adeguati strumenti critici e conoscitivi sul tema, è l’esperienza dell’Osservatorio sul Bilancio Comunale (OBC) di Livorno, nato per promuovere un percorso permanente di lettura partecipata del bilancio comunale, di autoformazione, trasparenza e consapevolezza sulle risorse locali, e che ha avviato anche uno specifico lavoro d’indagine sulla gestione del patrimonio di Livorno.

Attraverso dati reperiti sul sito del Comune, una richiesta di accesso agli atti e la lettura partecipata del Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari, l’OBC ha provato a ricostruire un quadro dei beni pubblici di Livorno, dal quale sono emerse numerose criticità illustrate alla città e all’amministrazione in un incontro pubblico: lo stato di abbandono e degrado di numerosi beni, anche immobili di interesse storico-culturale dalle straordinarie potenzialità turistiche; trasferimenti di beni tra Comune e società partecipate senza alcuna chiarezza di obiettivi perseguiti e convenienza per l’Ente; mancanza di trasparenza su canoni percepiti e gratuità d’uso previste per alcuni beni; una spesa rilevante per affitti passivi di immobili di privati (cosa incomprensibile visti tutti i beni pubblici inutilizzati); valorizzazione di aree strategiche della città decise da commissioni tecniche interne al Comune, senza alcun tipo di partecipazione dei quartieri interessati e della comunità cittadina in generale. Nell’insieme è emersa una gestione patrimoniale pigra, disattenta, improvvisata e molto frammentata, che colpisce ancor di più per il fatto che è un ambito in cui il Comune conserva ancora un’autonomia gestionale molto ampia a cui, evidentemente, rinuncia per incapacità o disinteresse. Ma se non esiste un quadro complessivo della gestione patrimoniale, come può la politica fare una programmazione seria, coerente e adeguata alle esigenze della città? E, infatti, lo studio ha constatato anche l’incongruenza tra alcuni obiettivi politici dichiarati e scelte effettivamente operate: si promette la partecipazione in ogni scelta dell’Ente, ma si prevede la vendita di due immobili prima destinati alla partecipazione nei quartieri; si comunica di voler bloccare il progetto di nuovo ospedale voluto dall’amministrazione precedente, ma poi si confermano le operazioni di vendita necessarie ad attuare quel progetto.

 Gli esiti del lavoro fatto dall’OBC di Livorno ma anche da altre realtà territoriali dimostrano che la questione del patrimonio deve essere posta al centro sia dell’azione politica, per sviluppare una visione alternativa di lungo termine, sia dell’attenzione della cittadinanza attiva, per riappropiarsi di beni e risorse che devono essere messi a disposizione delle comunità locali e delle loro esigenze. E’ un ambito che necessita di un grande lavoro di ricerca e sperimentazione che può essere fatto solo dal basso. Il patrimonio può rappresentare un’opportunità di elaborazione di una nuova strategia sociale delle città e dei territori che promuova e rafforzi l’identità culturale, i legami di solidarietà, il senso di appartenenza e la condivisione. E’ una potenzialità che può e deve essere attivata in funzione di una valorizzazione sociale, ambientale e culturale dei beni pubblici coerente con una visione complessiva di città e di comunità.

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 23 di Gennaio-Febbraio 2016 “Verso una Nuova Finanza Pubblica e Sociale: Comune per Comune, riprendiamo quel che ci appartiene!.