Il primo motivo per cui ci troviamo qui è quello di colpire il simbolo che questo enorme palazzo rappresenta.
Banca d’Italia è per certi versi la Banca con la B maiuscola. Una banca che controlla le altre, le quali, tutte insieme nel loro sistema finanziario, hanno causato la crisi che oggi vorrebbero fare pagare a noi cittadini. Una banca il cui uomo di punta, il Dottor Mario Draghi, si trova ora a direzione dell’Europa del rigore, quella che vorrebbe il popolo greco muto e schiavo del sistema BCE.
Il secondo motivo è pratico, concreto, calato sul territorio.
In una città che, come già denunciammo con la scalata del “Palazzaccio”, non vede da anni alcun concreto impegno riguardo l’edilizia popolare o convenzionata da parte delle amministrazioni, lo stabile di Banca d’Italia rappresenta l’ennesimo schiaffo in faccia a tutti. Un edificio pubblico di immenso valore immobiliare contenente all’interno decine di appartamenti già pronti di grande pregio e fattura, tenuto chiuso dallo Stato nella speranza di venderlo ad un privato, ad un qualsiasi speculatore.
Sarebbe così semplice, in una società solidale in cui l’assistenza si costruisce dal basso, un accordo tra enti pubblici al fine di assegnare prontamente gli appartamenti dello stabile a cittadini che ne hanno bisogno. Sarebbe così semplice, ma non lo è la nostra società. Il palazzo resta chiuso, vuoto e inutilizzato. Molto meglio sgombrare chi trova rifugio di fortuna in qualche anfratto o non occuparsi di chi soffre il disagio di un affitto che non è in grado di onorare.