di : Vittorio Lovera
Solo la tenacia e la perseveranza dei pastori sardi è stata in grado di svelare all’opinione pubblica – oramai lobotomizzata dal mantra neoliberista “il mercato regola tutto “ – come il pecorino romano, fonte indispensabile per gricie, matriciane, cacio&pepe, carbonare, è prodotto con latte che viene pagato ai produttori sotto i 60 centesimi al litro.
Ad un valore cioè inferiore al costo di produzione.
I cartelli della Grande Distribuzione Organizzata, regolatori del prezzo di mercato, taglieggiano, legittimati usurai, i produttori: o così o il latte lo compriamo in Romania, cosa che ovviamente avviene da tempo: formaggio Made in Italy con latte dell’Est Europeo!
Grave come, attraverso i trattati commerciali, favorire l’importazione del pollo al cloro!
Stesso principio per arance, mandarini, pomodori, olio extravergine: materie prime ritirate dai distributori sotto il prezzo reale di produzione.
Una vergogna senza limiti.
Da un lato, quello dell’economia reale, assistiamo a questo scempio, dall’altro – quello dell’economia finanziaria (più protetto dal silenzio complice dei media) – fioccano gli esempi di altri cartelli criminogeni che agiscono sprezzanti di ogni regola, per nulla intimoriti da saltuarie multe miliardarie, oramai preventivamente internalizzate nei loro costi di gestione.
Le banche sono la cartina di tornasole delle continue truffe cui sono sottoposti i consumatori.
Non sì è ancora spento l’eco delle maxi multe per il cartello di banche che hanno manipolato per anni (1 settembre 2005 – 31 Marzo 2009) i tassi Libor ed Euribor (quelli che definiscono, tra l’altro, i tassi dei mutui, con un danno, solo per l’utenza italiana, stimato in 30 miliardi ) che nuovi scandali sono venuti alla luce.
Ma partiamo dallo scandalo Euribor: nel dicembre 2013 l’antitrust europea punì 4 grandi banche europee (Barclays, Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland e Societè Géneralé ), con successiva condanna per altre 3 banche (Credite Agricole, HSBC, JP Morgan) ad una multa complessiva di 1,7 miliardi di euro, per un accordo di cartello finalizzato a manipolare i tassi Euribor.
Il presidente della preposta Commissione, lo spagnolo Joachin Almunia, pronunciò parole di fuoco “ La cosa scioccante dello scandalo Euribor non è solo la manipolazione degli indici, ma la predisposizione di veri e propri cartelli tra un certo numero di importanti attori della finanza. Vogliamo trasmettere chiaramente il messaggio che la Commissione Europea sulla Concorrenza è determinata a combattere e a multare tutti questi cartelli del settore finanziario”.
Il potere delle lobbies finanziarie ha fatto sì che la sentenza venne però divulgata solo 3 anni dopo, nel settembre2016 , pure emendata di ogni informazione confidenziale che potesse danneggiare le banche sanzionate: a gennaio 2019 importantissima sentenza italiana in materia (Tribunale di Pescara), con dimezzamento del valore del mutuo contratto nel 2007 da una ditta individuale.
Analogo orientamento mostrano le ordinanze dei Tribunali di Nocera Inferiore (28 Luglio 2017) e di Padova (6 Giugno 2017) che hanno imposto, tramite consulenti tecnici d’ufficio, il ricalcolo ex art. 117 TUB, degli interessi pagati per il periodo 2005-2008.
Per i risparmiatori italiani che contrassero mutui variabili nell’arco del periodo 2005-2008, (stimati per un controvalore di 200 miliardi) sono presumibili risarcimenti nell’ordine dei 16 miliardi di euro: la manipolazione del tasso Euribor riguardo complessivamente, per quel periodo, una massa di prodotti finanziari superiore ai 400 mila miliardi di euro (stima Sole 24ore – ripresa da QuiFinanza), circa 200 volte il debito pubblico italiano.
Pensate che questi provvedimenti abbiano sopito la famelica bulimia delle grandi banche europee? Giammai!
Veniamo all’oggi. Pochi giorni fa il Tribunale Correzionale di Parigi ha accolto integralmente la richiesta della Procura Nazionale Finanziaria (dopo 7 anni di indagini) condannando il colosso svizzero UBS – il principale gestore patrimoniale al mondo – ad una multa di 3,7 miliardi di euro, accusata e condannata per frode fiscale – aggravata dal riciclaggio – per aver “sollecitato” ed aiutato, con una doppia contabilità per il periodo 2004-2012, i suoi più abbienti clienti transalpini a trafugare ingenti risorse non dichiarate, in conti correnti cifrati collocati in Svizzera.
Oltre a ciò, UBS dovrà risarcire con 800 milioni lo Stato Francese e UBS Francia ad altri 15 milioni di sanzioni : un totale di 4,515 miliardi di euro.
Per una volta il Ceo di UBS, Sergio Ermotti (in carica dal 2011), ha fatto male i suoi conti: pensate che aveva messo a bilancio solo 2,46 miliardi per “potenziali perdite da contenziosi e per eventuale superamento dei requisiti normativi “.
Prova provata che l’aggiramento dei regolamenti vigenti è deliquentalmente programmata.
“ Errare humanum est, perseverare autem diabolicum “: per lo stesso tipo di frode fiscale UBS Bank aveva già patteggiato nel 2009 con la Fed statunitense per 780 milioni di dollari e per altri 300 milioni in Germania nel 2014.
Tempi bui per il manager Sergio Ermotti (nel 2017, retribuito da UBS con 14,2 milioni di franchi svizzeri): in questi giorni sono state depositate altre 2 cause milionarie negli Usa.
La prima a New York, dove il procuratore Richard Donogue ha depositato un documento d’accusa di 302 pagine, accusando la banca svizzera di aver venduto nel 2007 bond, garantiti da mutui immobiliari, per 41 miliardi di dollari, pur essendo già a conoscenza della crack dei mutui subprime; la seconda ad Atlanta, depositata dal Procuratore Byung Pak, per la stessa tipologia di infrazione. Solo 2 anni fa la FED statunitense ha condannato Deutsche Bank e Credit Suisse a una multa di 12,5 milioni di dollari sempre per la messa in commercio di titoli tossici.
In Italia non troviamo il modo di combattere il sottocosto imposto dalla GDO ai produttori dell’agro- alimentare mentre siamo sempre solerti a salvare con soldi pubblici le speculazioni fallimentari delle banche italiane.
Per non essere secondi alle truffe dei vicini elvetici, pur di realizzare utili, alcune banche si sono gettate a capofitto nello smercio e spaccio di diamanti: la procura di Milano (Pm Riccardo Targetti e Grazia Colacicco) ha sequestrato oltre 700 milioni a 5 banche italiane e a due intermediari diamantiferi.
Nel periodo 2012-2016, secondo l’accusa le 5 banche (Banco BPM, Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banca Aletti) hanno consapevolmente svolto ruolo di surrettizia intermediazione tra i loro investitori e risparmiatori proponendo l’acquisto di diamanti – con false quotazioni sui giornali – di due gruppi di intermediari (Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment).
Per i due intermediari l’accusa verte su due punti: truffa (IDB per 149 milioni, DPI per 165) e autoriciclaggio (IDB per 179 e DPI per 88), medesime le imputazioni per le 5 banche.
Le quali si sono viste porre sotto sequestro, secondo i giudici “con stime assolutamente prudenziali e addirittura sottostimate”, gli illeciti utili: Banco Bpm e la controllata Banca Aletti 84 milioni, Intesa San Paolo 11, Unicredit 32, MPS 35,5.
Da non credere: oramai avere a che fare, quale semplici risparmiatori, con un Istituto di Credito tradizionale è come sottoporsi al gioco delle 3 carte in una bisca a cielo coperto.
Le cifre che abbiamo qui evidenziato sottendono palesemente come le inarrestabili diseguaglianze, economiche e sociali, siano figlie di una doppia morale. Da un lato i potentati finanziari possono pianificare deliberatamente come aggirare norme, regole e leggi: le multe nelle quali potrebbero incappare sono solo un minimale rischio rispetto agli stratosferici guadagni sulle spalle di (spesso) inconsapevoli risparmiatori; dall’altro i pochi attori di quell’ economia realmente reale, vengono sfruttati dalle regole del “libero mercato” che – per estrarre ogni goccia di possibile guadagno – rende addirittura anti-economico il produrre.
I casi delle filiere agricole sono da tempo sotto gli occhi di tutti.
Indignano per qualche ora le nostre coscienze (“perché distruggiamo il surplus di pomodori e arance? Con tutti i poveri che muoiono di fame ?”) senza però spingerci mai ad andare al nocciolo del problema: dove risiedono equità e giustizia in un sistema sempre più “regolato esclusivamente dal mercato”?
Lo sversamento del latte da parte dei pastori sardi (per loro l’equivalente di mutilarsi un organo) ci ha costretti ad inquadrare il cuore della vicenda: chi determina e controlla il reale prezzo sorgente di un prodotto agro-alimentare e vigila che i “cartelli commerciali” non possano determinare in via esclusiva, il valore di un bene sfruttando produttori e consumatori? É mai possibile che solo gli intermediari della filiera lucrino sia su chi produce che su chi consuma? Ma anche: perché, con la gestione dei nostri denari, si arricchiscono sistematicamente solo le banche? Come può uno sportellista bancario suggerirmi l’acquisto di strumenti avvelenati o tossici ? Perché i cartelli finanziari possono continuare ad esercitare, anche dopo essere stati ripetutamente condannati per truffe miliardarie ? E soprattutto: per le banche, rispetto ai pastori sardi, noi risultiamo contemporaneamente produttori e consumatori. Fino a quando vogliamo accettare di essere doppiamente impallinati, davanti e didietro? Ma non basta neppure ciò: non solo ci truffano, ma poi – coi nostri sacrifici – siamo chiamati pure a salvarle quando – sempre per eccesso di avidità- falliscono ?
“Cambiamento” è da anni termine semanticamente abusato, lo pronunciano sia i fautori del “vaffa”, come i seminatori delle politiche del rancore, e gli urlatori via tweet & social: il risultato del loro sguaiato ululare è assolutamente gattopardesco, tutto cambia perché nulla cambi.
Per scardinare questo macro-sistema dopato occorre iniziare a boicottarlo alle radici, lo possiamo sradicare solo con i nostri comportamenti e con le nostre pratiche virtuose, non certo affidandoci alla sempre più connivente politica, qualunque sia la casacca con la quale si proponga.
Come Attac e Cadtm Italia (ndr Comitato italiano per l’abolizione dei debiti illegittimi) abbiamo iniziato a svelare la trappola del debito, ora dobbiamo pensare, tutte e tutti, a pratiche collettive che introducano “granelli di sabbia” nei quotidiani meccanismi di estrazione di ricchezza delle lobbies finanziare.
Vogliamo discuterne?
Vogliamo trovare assieme, pratiche legali, che possano spezzare il giogo cui siamo sottoposti?
Intanto solidarietà e rispetto ai pastori sardi, che con il loro drammatico esempio, ci indicano pratiche per iniziare a scardinare un sistema che rende sempre più infernale la nostra esistenza.