I tanti volti della Medusa

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di Pino Cosentino

Ha riscosso un buon successo, negli ambienti “alternativi”, l’articolo di Lambert e Leder su Le Monde Diplomatique dello scorso ottobre, pubblicato in italiano dal Manifesto1. L’interesse dell’articolo sta nel delineare un percorso di fuoriuscita dalle politiche di austerità imposte dalla UE. L’uso accorto e sequenziale di provvedimenti di politica economica, monetaria, fiscale già sperimentati occasionalmente, che vanno in direzione opposta ai Trattati che regolano la moneta comune e impongono l’assoggettamento di ogni ambito sociale alla logica dei “mercati”, crea una situazione nuova. Lo stato non è più in balia dei mercati2 , diventano possibili politiche salariali e sociali favorevoli a lavoratori/lavoratrici e cittadini/e, i consumi sono riorientati verso una giusta sostenibilità.

Qui gli autori si fermano. Il loro intento era solo dimostrare che anche un singolo governo europeo, volendo, può sconfiggere i “mercati” restando sul loro stesso terreno, senza cambiare la società e la politica. Si tratta del classico esperimento mentale, in cui si osserva il comportamento di una variabile al variare del valore di un’altra. Non è necessario che ciò avvenga nella realtà, basta uno sforzo di immaginazione. Al variare della volontà politica, l’economia si può adeguare, oppure la nazione precipiterebbe nel caos perché le regole di finanza pubblica, fatte valere attualmente, corrispondono a ineludibili leggi oggettive?

Gli autori quindi si impegnano a descrivere come un decisore fornito dei necessari poteri (“governo”) potrebbe imporre ai “mercati” politiche di finanza pubblica orientate a sviluppare l’economia produttiva e a migliorare il tenore di vita dei ceti popolari sia direttamente (aumenti salariali) sia indirettamente (migliori servizi pubblici). 

L’esperimento riesce. Gli autori hanno fissato lo sguardo nella Medusa, simbolo della finanza, senza rimanerne pietrificati. Anzi l’articolo finisce lasciando l’immonda Gorgone ferita, non è chiaro se morta oppure neutralizzata temporaneamente. L’indecisione nasce dal fatto che l’organizzazione sociale e il sistema politico non hanno subito cambiamenti sostanziali. Il ventre che ha generato la Medusa è ancora fecondo, e la Medusa stessa potrebbe rimarginare le proprie ferite e ripresentarsi in un’altra forma.Lambert e Leder stessi ne sono ben consapevoli. Essi ribadiscono con chiarezza, nelle ultime righe del saggio, quale ne debba essere la chiave di lettura: “i mezzi per lottare contro i mercati esistono: nessuno dei provvedimenti qui presentati rappresenta un’innovazione. Dunque il problema che il progetto di emancipazione pone rispetto ai mercati non è tecnico, bensì politico”. 

In altri termini: questo saggio si propone un compito limitato, rendere inoffensiva la Medusa “rispetto ai mercati [finanziari]”, non di distruggerla definitivamente. Per eliminare la Medusa occorre altro, occorre creare un sistema sociale, politico ed infine economico alternativo, capace di funzionare e di garantire ai popoli una vita migliore dell’attuale. 

Il successo conseguito con le politiche illustrate da Lambert e Leder, se non  fosse accompagnato dalla distruzione totale degli altri volti della Medusa e dalla costruzione di una società diversa durerebbe ben poco. La Medusa rinascerebbe ben presto pietrificando i suoi effimeri vincitori.

Proviamo a riprendere il ragionamento da dove Lambert e Leder l’hanno concluso.

Come si può formulare “il problema che il progetto di emancipazione pone”? 

Il problema vero, una volta dimostrata la fattibilità di politiche economiche alternative a quelle neo-liberiste, sta precisamente nella condizione posta all’origine di tutto il ragionamento: “A causa di una crisi di grande portata il paesaggio politico francese vacilla. La popolazione vuole voltare pagina rispetto al neoliberismo; elegge una persona determinata a farlo e le garantisce una comoda maggioranza in Parlamento”. Ma tornando dall’immaginazione alla realtà, è facile notare che ciò si è già verificato in Grecia e, con qualche aggiustamento, anche in Italia. Con gli esiti che sappiamo. Questa rappresentazione convenzionale del modo in cui si possono determinare cambiamenti rivoluzionari, appartiene al mondo delle immaginazioni non della realtà. In Grecia il governo è stato pietrificato dalla Medusa. Ma probabilmente ciò è accaduto perché il popolo non aveva raggiunto, nel suo insieme, un livello sufficiente di maturità e di organizzazione. L’Italia? Lasciamo perdere. Le evidenze dimostrano, almeno per come sono andate le cose finora, che la democrazia rappresentativa è un abito che può essere indossato da un solo sistema sociale, quello capitalista, nelle sue diverse incarnazioni storiche. 

Il protagonista del cambiamento che porterà alla definitiva distruzione di tutti i volti della Medusa non può essere che il popolo, il fattore dinamico di ogni sistema giudiziario e politico, come la parola parlata, e non le grammatiche e le scritture, sono il fattore dinamico, perché effettivamente vivente, del linguaggio. Ma come le scritture sono essenziali per dare stabilità e profondità al linguaggio, facendone strumento maturo di cultura, così il governo rappresentativo è essenziale per la realizzazione di un sistema politico realmente popolare, di democrazia pienamente realizzata. 

Solo che il rapporto oggi esistente tra popolo e rappresentanza va rovesciato a favore del popolo, così come le politiche economiche tratteggiate da Lambert e Leder capovolgono il rapporto tra stato e investitori. Giustamente Lambert e Leder hanno affrontato solo una parte del problema, quella più immediatamente oggetto della politica d’ogni giorno. La soluzione non può essere racchiusa in una formula, una nuova società non nasce da una singola matrice. Anticipare il corso degli eventi è impossibile ma ragionare su modalità, criteri e metodi è invece fondamentale perché il futuro nasce sempre dall’unione di spontaneità e progetto o – come avrebbe detto Democrito riattualizzato da Jacques Monod – dal caso e dalla necessità.   

Un’utile metafora può essere fornita dal celebre dipinto di Fernand Léger, I Costruttori, del 1950.

ICostruttori

Esso può simboleggiare l’idea del progetto che modella la nuova società, a due condizioni: che almeno la metà dei costruttori cambino le loro fattezze in femminili; che si capisca che il frutto del progetto, la nuova società che vogliamo, non è rappresentata dallo scheletro di travi che viene innalzato sullo sfondo del cielo, bensì dalle relazioni che i costruttori e le costruttrici stabiliscono tra loro per agire efficacemente e vivere la propria vita comune.

[1] Se un governo volesse davvero cambiare le cose. Lo scenario di un braccio di ferro con i mercati.

[2] “d’improvviso il rapporto di forze è stato invertito: non è più lo Stato a subire la pressione degli investitori, ma è il contrario”.

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 40 di Maggio – Giugno 2019. “Una città per tutti