di Vittorio Lovera
Questo Granello di Sabbia, Una Città per Tutti, riprende e approfondisce gli interventi dell’Università popolare di Attac Italia tenutasi a Venezia nell’aprile 2019 e realizzata in co-progettazione con molte realtà locali: Poveglia per tutti, La vida, Eddyburg, Rete Set, Patto per Venezia Consapevole, Laboratorio Civico di residenza, Cobas Comune Venezia.
Se gli spunti delle varie relazioni che potrete di seguito leggere e valutare sono molto interessanti, è altrettanto importante sottolineare qui la traiettoria – strategica e metodologica – che Attac Italia sta da tempo praticando verso forme di autentica partecipazione dal basso e finalizzata ad una ri-scrittura plurale e inclusiva del modello di società che vogliamo. Un percorso iniziato anni fa con la proposta “Riprendiamoci il Comune”, un percorso ribadito e approvato nella nostra Assemblea nazionale del 1 dicembre a Bologna, “ Fuori dalla Società del rancore, riapriamo l’orizzonte delle possibilità”, incentrato su come cambiare il presente ma soprattutto su come costruire il futuro.
Per autoformarci puntualmente su questi aspetti l’UniversAttac estiva (Cecina – Camping Le Tamarici – 13-15 Settembre) è progettata con l’obiettivo di provare a fare un altro salto di qualità nelle nostre analisi: “ La società che vogliamo “ approfondirà, ampliandoli, i temi iniziati ad affrontare nell’assemblea bolognese : La rivoluzione ecologica nella Società che vogliamo; Lavoro e reddito nella Società che vogliamo; Pubblico, privato, comune nella Società che vogliamo; La rivoluzione femminista nella Società che vogliamo; Come si decide nella Società che vogliamo; La questione europea nella Società che vogliamo. L’analisi che a dicembre ci spinse ad affrontare questa sfida può essere così sinteticamente riassunta: viviamo tempi complicati e difficili, nei quali lo spazio politico italiano ed europeo sembra interamente conteso tra gli oligarchi di Bruxelles, custodi dell’ortodossia del pareggio di bilancio, da una parte, e forze politiche variamente populiste, sovraniste e nazionaliste dall’altra. Uno scontro tanto acceso quanto privo di conflitto politico reale.
Il caso italiano è da questo punto di vista emblematico: si è aperto uno scontro sull’aumento del deficit (dall’1,8% al 2,4%), ma all’interno di una Legge di bilancio che prevede, in continuità con i governi precedenti, un avanzo primario anche per il prossimo triennio, nonché misure in sintonia con le politiche liberiste. Palesemente, siamo in presenza di uno scontro che non mette in discussione la struttura delle politiche di austerità, e dove si compete per i luoghi del comando da cui realizzarle. Rompere questa gabbia necessita di una contro-narrazione, capace di rendere evidente a tutte le persone come senza un “noi” nessuno potrà più dire “io speriamo che me la cavo”.
E’ infatti l’accettazione della narrazione dominante a dare spazio alle derive razziste, xenofobe e di guerra ai poveri a cui stiamo assistendo: perché senza mettere in discussione la premessa “C’è il debito, non ci sono i soldi” sarà quasi impossibile arginare il conseguente “Se i soldi non ci sono, prima gli italiani!”, che dà una risposta, semplicistica ma comprensibile, all’enorme senso di frustrazione sociale prodotto dalle politiche di austerità e dalla conseguente frammentazione e perdita del senso di appartenenza sociale. Una contro-narrazione non può che partire dalla radicale messa in discussione della trappola del debito, oggi utilizzata come “shock” per rendere politicamente inevitabile ciò che è socialmente inaccettabile: la privatizzazione e mercificazione di tutto quello che prima era fuori mercato o, se anche inserito nello stesso, era pubblicamente regolato.
Per questo, uno dei terreni di lavoro per Attac Italia è senz’altro il percorso, che abbiamo contribuito a creare, di Cadtm Italia e della rete dei comitati per l’audit locale. Perchè solo mettendo radicalmente in discussione il terreno di gioco stabilito dalle grandi lobby finanziarie a livello europeo, nazionale e locale, si può superare la frustrazione di lotte messe in campo con una straordinaria generosità. Serve allora potenziare ulteriormente una dimensione urbana e territoriale, in quanto luogo primario per la riappropriazione sociale dei beni comuni e della ricchezza collettiva e luogo dove sono possibili esperienze di autogestione e di autogoverno sociale.
In questo senso, il nostro percorso “Riprendiamoci il Comune”, nel doppio significato di
1) mettere in campo il “bene comune” come dimensione che, nel contrastare il privato, supera il “pubblico” e
2) di mettere a tema la riappropriazione della dimensione urbana e territoriale come luogo della democrazia di prossimità,
va implementato, diversificato e intrecciato con tutte le esperienze che dal basso esprimono un nuovo modello di città e di territorio.
Questo era lo scenario che analizzavamo a dicembre 2018 e che è stato ben ripreso ed ampliato nel lavoro di Marco Bersani, “Europa alla deriva. Una via d’uscita fra establishment e sovranismi” per i tipi di Derive Approdi. Le elezioni europee di maggio sono andate bene o male come previsto: affermazione dei sovranisti (ma parziale e sotto le loro aspettative), faticosa tenuta del centro, ottima affermazione delle realtà ambientaliste, tracollo clamoroso della sinistra radicale. In Italia, Salvini va oltre le più rosee aspettative fino ad invertire completamente il rapporto di forza con i pentastellati. Ora, da giorni il premier Conte è a Bruxelles a pietere accettazione per il nostro Def, per evitare una deflagrante procedura d’infrazione europea. Certamente non un bel quadro, aria di destra, di sgomberi e di repressione, di diritti sempre più negati.
Come Attac Italia proseguiamo a predisporre preziosi tasselli che partendo dal basso, sappiano superare quel senso di mancanza di appartenenza sempre più percepito dai tradizionali elettori della sinistra radicale. Essendo disperse le proprie genti, finalmente il tema della rappresentanza diventa quasi ridicolo: oggi si ricostruisce l’appartenenza ragionando su temi realmente radicali, facendo rete tra simili e includendo “i vicini”, garantendo presenza, confronto e formazione nei luoghi e nei territori.
In questa logica abbiamo costruito l’Università di Venezia – grazie anche alle precedenti iniziative di raccordo con le realtà veneziane dell’Ex Asilo Filangeri, di Massa Critica, di Attac Napoli – incontro che partendo dai temi locali ha saputo proiettare visioni di alternativa nazionale. Sempre a Napoli si è riusciti a dare le gambe – dopo un lavoro di anni – alla prima Consulta di audit sul debito e le risorse e all’ Osservatorio dei beni Comuni di Napoli: sarà presieduta dal Prof. Paolo Maddalena (già vice-presidente della Corte Costituzionale) e di cui il sindaco De Magistris ha nominato alcuni di noi attacchini quali esperti.
Non solo di auto-formazione il percorso di Attac Italia, ma anche di azione orientata, determinata e speriamo incisiva. Ecco allora, per dare strumenti concreti a “Riprendiamoci il Comune “, la strutturazione di due proposte di legge di iniziativa popolare da lanciare, dopo avere creato ampia rete di supporto, l’anno prossimo. E’ venuto il tempo di concretizzare questo percorso, aprendo la strada ad una vertenza collettiva nazionale diffusa, territorio per territorio, che sappia mettere congiuntamente in campo i comitati per l’audit sul debito locale, i comitati per l’acqua riuniti nel Forum italiano dei movimenti per l’acqua, le realtà attive sui temi ambientali e territoriali, il movimento femminista, i comitati per i servizi pubblici, i sindacati della funzione pubblica, le associazioni attive, i centri sociali e quant’altri sono in campo per i diritti sociali.
La prima propone un nuovo modello di finanza locale, partendo dall’assunto che, poiché i Comuni sono i primi garanti dei diritti fondamentali attraverso l’erogazione dei servizi pubblici, le risorse in capo agli enti locali non possano mai essere inferiori a quelle necessarie a svolgere il loro compito. Si tratta di dare priorità ai diritti e non ai vincoli finanziari. I principi su cui dovrebbe basarsi sono: la centralità dei Comuni (stabilita dalla Costituzione), il loro ruolo di democrazia di prossimità per i cittadini, il loro ruolo di garanti dei diritti fondamentali e, conseguentemente, di difesa dei beni comuni e di erogazione dei servizi pubblici necessari a soddisfarli.
Direttamente collegata alla prima, la seconda propone la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, e prevede non solo la ripubblicizzazione di Cdp, bensì una sua gestione decentrata territorialmente e un utilizzo del risparmio postale dei cittadini esclusivamente finalizzato al finanziamento a tassi agevolati degli investimenti degli enti locali, decisi in maniera partecipativa dalle comunità di riferimento. Un percorso stimolante, reale, inclusivo, certo con innegabili difficoltà, ma concreta via maestra – assieme alla questione dell’annullamento dei debiti odiosi – per ripopolare gli spazi di un movimento che voglia davvero praticare la riappropriazione sociale delle questioni ambientali, di genere, di giustizia sociale.
La società che vogliamo è Una Citta per Tutti!
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 40 di Maggio – Giugno 2019. “Una città per tutti“