Naga Milano e Provincia
L’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia è caratterizzata da sistemi ordinari ed emergenziali. Con la circolare dell’8 gennaio 2014 il Ministero dell’Interno, al fine di fronteggiare “l’afflusso di cittadini stranieri a seguito di ulteriori sbarchi sulle coste italiane” e considerata “l’avvenuta saturazione di tutti i centri governativi e di quelli garantiti da alcuni enti locali nell’ambito del sistema SPRAR”, incaricava tutte le Prefetture italiane di attivare Centri di Accoglienza Straordinari (CAS) per soddisfare la sovrabbondanza di richieste di accoglienza, coinvolgendo tutto il territorio nazionale e inaugurando una nuova stagione emergenziale.
Il rapporto “(Ben)venuti! Indagine sul sistema di accoglienza dei richiedenti asilo a Milano e provincia” è il risultato di un’indagine svolta a partire dal 2015 sul sistema di accoglienza per richiedenti asilo gestito dalla Prefettura di Milano e che accoglieva, al momento della chiusura del report, circa 2000 persone.
Tra l’autunno 2014 e i primi mesi del 2015 abbiamo iniziato a ricevere presso il Centro Naga Har – il Centro per richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura del Naga – un numero sempre crescente di persone confuse e spaesate, arrivate in Italia da poco tempo e accolte in strutture di cui spesso ignoravamo l’esistenza. Queste persone ci segnalavano le più disparate situazioni di accoglienza, mettendo in luce soprattutto i disservizi. Abbiamo così deciso d’indagare la situazione. In primis abbiamo intervistato 62 dei nostri ospiti e chiesto alla Prefettura di Milano informazioni relative alle strutture coinvolte. Da queste prime interviste è emerso un quadro piuttosto confuso, caratterizzato dall’esistenza di un’erogazione disomogenea dei servizi e da una grande casualità nell’assegnazione dei posti in accoglienza.
Abbiamo quindi così sentito il dovere di andare di persona a trovare i richiedenti asilo presso le strutture e poter così intervistare gli operatori dell’accoglienza. Dai racconti dei nostri ospiti, dalle visite alle strutture (47 su 63 CAS esistenti) e dalle interviste agli enti gestori e agli operatori delle strutture è stato possibile fotografare lo stato attuale del sistema di accoglienza gestito dalla Prefettura di Milano e verificare il grado di adesione delle pratiche ai bandi della Prefettura (che definiscono le regole con cui tale accoglienza deve essere erogata).
Ciò che emerge dalla nostra indagine è l’enorme eterogeneità tra le tipologie di strutture di accoglienza e tra i servizi da queste erogati e la mancata definizione delle competenze necessarie per rispondere adeguatamente ai bisogni delle persone accolte. Le testimonianze che abbiamo raccolto dimostrano che molto spesso i diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti vengono trasformati in “opportunità” che alcuni ricevono e altri no. Riteniamo inoltre che la delega strutturale al terzo settore abbia abbassato gli standard minimi di accoglienza e abbia reso la casualità il vero unico elemento comune: la vita e il futuro di chi arriva è in mano a un sistema aleatorio.
L’accoglienza prefettizia mostra tutti i suoi limiti se paragonata al Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), che dovrebbe essere il modello di riferimento per raggiungere una forma di accoglienza diffusa e integrata sul territorio. Quello a cui stiamo assistendo però è un rovesciamento: lo SPRAR finisce per essere marginale, mentre un sistema che dovrebbe far fronte solo alle emergenze sembra essere in realtà diventato il modello di riferimento.
Il continuo ricorso all’“emergenza” risulta essere in linea con la posizione dell’Unione Europea e dei governi dei paesi membri che nei confronti del fenomeno migratorio mettono in campo soltanto improvvisazione e chiusura. Non si tiene conto delle migrazioni come un fattore strutturale della contemporaneità che andrebbe affrontato con coraggio, lungimiranza e senso della storia.
Questo rapporto pone dei quesiti a cui soltanto un ripensamento strutturale del sistema di accoglienza, sia a livello nazionale che europeo, potrebbe dare delle risposte. Avanziamo comunque alcune richieste per tentare di migliorare in parte la situazione: nessun rinnovo di convenzioni a enti che non erogano i servizi previsti dalle stesse; nessun rinnovo della convenzione agli enti coinvolti in inchieste giudiziarie; introduzione di standard di assegnazione degli appalti legati alla qualità del servizio e non alla logica del massimo ribasso; meccanismi di monitoraggio, controllo e revisione delle convenzioni; superamento del “doppio sistema”- accoglienza prefettizia e SPRAR- in un unico sistema rispettoso almeno degli standard SPRAR; quote, proporzionate alla popolazione, di richiedenti asilo e rifugiati per tutti i comuni italiani puntando a un modello di accoglienza diffuso su tutto il territorio nazionale.
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 24 di Maggio-Giugno 2016 “Il Grande Esodo“