Dopo il plauso giunto da Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, che aveva espresso soddisfazione per l’operazione eseguita negli scorsi giorni dai Carabinieri, arriva anche il commento di Silvano Brandi e Gian Piero Ciambotti, rappresentanti maremmani di ATTAC.
In merito alla notizia delle ordinanze di custodia cautelare disposte dalla Procura della Repubblica di Siena per tre cittadini di origine turca, i quali con la loro società d’intermediazione basata a Castel del Piano avevano messo in piedi un sistema di sfruttamento di una quarantina di immigrati impiegati in aziende chiantigiane, i responsabili di ATTAC ricordano con forza di aver provveduto a lanciare l’allarme da tempo. «Dal 2015, insieme ad altre organizzazioni, Attac Grosseto aveva denunciato all’opinione pubblica che il caporalato si era insediato stabilmente anche nelle provincie di Grosseto e Siena assumendo dimensioni sempre più consistenti, infatti coinvolgeva, e crediamo che ancora coinvolga, migliaia di lavoratori. […] Si sbaglia se si pensa che esista solo il caporalato ottocentesco ed il resto è solo una zona grigia, perché stiamo parlando di una forma criminale di sfruttamento degli esseri umani in via di evoluzione che si adegua a situazioni e norme di legge per trovare, fra le pieghe di queste ultime, la forma adatta a svolgere la propria scellerata funzione». Senza dimenticare inoltre che, secondo Brandi e Ciambotti, non tutta l’attività di contrasto al fenomeno può essere affidata alla legge ed alla repressione. «Occorre fare un salto di qualità culturale e operare da parte di tutti: cittadini, operatori, associazioni di categoria e istituzioni per dare una possibilità di lavoro qualificato, dignitoso e socialmente utile a chi oggi è barbaramente sfruttato, legalmente o no. Attac Grosseto si era posta, in un recente passato, di andare oltre la semplice denuncia, ha fatto delle proposte che davano, a nostro avviso, un piccolo contributo per l’attenuazione di questo fenomeno, perché, se nella società si lasciano enormi voragini sociali, c’è sempre chi li riempie. Le nostre proposte le abbiamo rese pubbliche in una conferenza-dibattito con il titolo “Caporalato o Solidarietà” presso la sala Pegaso a Grosseto in data 29/01/17, invitando, tra gli altri, i sindaci di tutti e 28 comuni della nostra provincia, le organizzazioni sindacali e di categoria, la lega provinciale delle cooperative e anche alcune delle maggiori cooperative della nostra provincia». Un incontro che, tuttavia, non aveva visto l’auspicata partecipazione dei rappresentanti degli enti locali e della cooperazione attivi in provincia di Grosseto. «Questi ultimi – spiegano da ATTAC riferendosi proprio alle cooperative – più impegnati a gestire il business dei richiedenti asilo che preoccuparsi delle infiltrazioni dei caporali nella cooperazione avvenuta in diverse zone d’Italia. Noi ripetiamo quel che sostenemmo al nostro convegno: non abbiamo e non siamo tanto presuntuosi di avanzare una proposta compiuta su un campo così delicato, ma sappiamo che non possiamo affrontarlo solo con la repressione, che pure deve esserci, ma che dobbiamo iniziare tutti, ognuno per le proprie competenze, funzioni e specificità, un percorso che ci porti a rioccupare quegli spazi che abbiamo a suo tempo abbandonato e che il caporalato ha occupato e dove pianterà le proprie radici in forme sempre più sofisticate». In chiusura, dall’Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e per l’Aiuto ai Cittadini, rinnovano l’invito a creare sul territorio maremmano un momento di analisi condivisa. «Possiamo continuare a pensare che quello del caporalato sia solo un problema di ordine pubblico e che quindi riguardi solo magistratura e forze dell’ordine, oppure possiamo darci da fare per rioccupare gli spazi che abbiamo lasciato scoperti e dove la criminalità rafforza pericolosamente la propria presenza. Se si vuole percorrere questa seconda strada – concludono Brandi e Ciambotti – proponiamo sin da ora un pubblico confronto con la partecipazione di istituzioni ed organizzazioni sociali».
Pubblicato il 2.10.2017 su Il Maremma