Sardegna: la lotta contro “la fabbrica di bombe”

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Intervista di Laura Tussi a Massimo Coraddu*

Lo stabilimento RWM Italia Spa, la cosiddetta “fabbrica di bombe” che si trova nel Sud della Sardegna, è stato convertito dal 2010 in una struttura militare, con la produzione orientata all’esportazione di armi. Nonostante le controversie ambientali e normative, l’azienda ha ottenuto le autorizzazioni per l’ampliamento dello stabilimento. In questa intervista parliamo della questione con Massimo Coraddu, fisico e consulente tecnico delle associazioni che si ribellano alla fabbrica di armi RWM e alla sua espansione.

La RWM Italia Spa, un’azienda di proprietà della multinazionale degli armamenti Rheinmetall, ha acquistato nel 2010 dalla SEI (Società Esplosivi Industriali) uno stabilimento nel sud della Sardegna, nel Sulcis, in una valle al confine tra il territorio dei comuni di Domusnovas e Iglesias.

Sino al 2010 era uno stabilimento per la produzione di esplosivi per applicazioni civili (cave e miniere) a cui, dieci anni prima, nonostante le proteste e l’opposizione di buona parte della popolazione, era stata affiancata anche una linea di produzione per esplosivi e ordigni militari.

Nel giro di un paio d’anni la nuova gestione della RWM ha riconvertito lo stabilimento a una produzione esclusivamente militare, cancellando del tutto la produzione di esplosivi per scopi civili. Con una politica commerciale assai spregiudicata, l’RWM ha infatti orientato la sua produzione verso l’esportazione di armi, in prevalenza verso paesi extra-europei, anche impegnati in sanguinosi conflitti, di fatto i clienti più interessati a ricevere forniture di bombe, mine, missili e proiettili.

 

Quali sono i casi più eclatanti che riguardano RWM rispetto alla produzione e all’export di armi?

Clamoroso il caso delle forniture di bombe per aereo all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, un ordine pluriennale per circa 20.000 bombe con un importo di 400 milioni di euro, ordigni che sono stati impiegati per bombardare la popolazione Yemenita nel conflitto in corso dal 2016.

Quali sono le responsabilità dei vari governi che si sono susseguiti?

L’esportazione era stata autorizzata dall’esecutivo guidato da Matteo Renzi ma, in seguito ai bombardamenti indiscriminati contro la popolazione civile, il primo governo Conte ha poi sospeso le licenze di esportazione nel luglio 2019, tra le proteste di RWM che lamentava gravi danni economici, che non risultano però dai bilanci aziendali, sempre floridi, purtroppo. Per la cronaca, il governo Meloni, a Giugno 2023, ha ripristinato le licenze di RWM per l’esportazione di bombe per aereo verso l’Arabia Saudita.

Come cambia il fatturato di RWM da quando vengono sbloccate le licenze di export di armi verso le petro-monarchie come l’Arabia Saudita?

L’esportazione di armi verso paesi in guerra è risultato un business assai redditizio per la RWM-Rheinmetall, visto che all’epoca della dismissione definitiva della produzione civile, nel 2012, il fatturato dell’azienda ammontava a circa 42 milioni di euro, con 6 milioni e mezzo di profitti, mentre nel 2019, anno in cui sono state sbloccate le licenze di esportazione verso le petro-monarchie arabe, il fatturato era cresciuto a oltre 114 milioni con oltre 25 milioni di profitti. La stessa crescita vertiginosa non aveva però interessato la manodopera impiegata, visto che nello stesso periodo i dipendenti dello stabilimento RWM di Domusnovas Iglesias erano aumentati di appena 30 unità, passando da 67 a 97. La crescita del business RWM non si è arrestata neppure con la sospensione delle sue più lucrose licenze di esportazione, visto che i fatturati hanno continuato a crescere: nel 2022 (ultimo bilancio disponibile) l’azienda ha registrato infatti 179 milioni di euro con quasi 19 milioni di utili, mentre il numero di dipendenti dello stabilimento è aumentato di una unità, arrivando a 98.

Oltre all’Arabia Saudita e agli Emirati, in quali altri paesi volti a seminare guerra e terrore è indirizzata la produzione RWM?

L’azienda ha fornito bombe ad alta penetrazione alla Turchia, ha stretto accordi con l’azienda israeliana Uvision per la produzione e la commercializzazione dei droni-killer della serie Hero (utilizzati anche nel recente conflitto Arzebajian-Armenia) e recentemente ha fatto sapere di essere impegnata anche nella produzione di proiettili di artiglieria da fornire all’Ucraina per alimentare il conflitto in corso.

Perché è stato necessario l’ampliamento dello stabilimento che produceva bombe?

La crescita degli ordini, a partire dallo scoppio della guerra in Yemen nel 2016, ha avuto come conseguenza la saturazione della capacità produttiva dello stabilimento di Domusnovas-Iglesias, rendendo necessario il suo ampliamento. Di conseguenza l’azienda ha programmato, a partire dal 2017, un imponente piano di potenziamento degli impianti, con la realizzazione di nuovi reparti di produzione, magazzini, strade e piazzali e persino di un nuovo poligono per effettuare test esplosivi.

Perché l’area RWM è interessata da un forte rischio idrogeologico?

Lo stabilimento si trova incassato in una valle dalle pareti ripide e franose, attraversata da un fiume a elevato rischio di esondazione (il Rio Figu) che divide in due lo stabilimento passando in mezzo agli impianti. È in una zona fragile anche in conseguenza delle passate attività minerarie dismesse da decenni ma mai messe in sicurezza, Oltretutto, buona parte della fabbrica si trova in un’area senza destinazione industriale, priva di servizi di acquedotto e fognatura, nonché di un depuratore per il trattamento dei reflui industriali ed è servita da un’unica strada di accesso di sezione molto ridotta, sulla quale transitano mezzi pesanti carichi di ordigni ed esplosivi.

Se si aggiunge che a poche centinaia di metri dallo stabilimento si trova anche una importante area naturalistica protetta (la Z.S.C. ITB041111 “Monte Linas Marganai”) si capisce come l’area sia assolutamente inadatta per un’attività così impattante e pericolosa e che il progetto per l’ampliamento degli impianti non poteva e non doveva essere accolto.

La RWM è riuscita nei suoi obiettivi di ampliamento nonostante queste problematiche ambientali?

L’azienda è riuscita a portare avanti i suoi piani di ampliamento ricorrendo ad alcuni sotterfugi risultati poi irregolari e illegittimi. In particolare ha frazionato il suo piano di ampliamento degli impianti in un gran numero di interventi (oltre un centinaio tra il 2017 e il 2021), per i quali ha richiesto altrettante autorizzazioni edilizie, come se fossero singoli progetti indipendenti e non correlati. Ha così ottenuto le licenze da Comuni, Provincia e Regione senza nessuna Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Oltretutto ha sistematicamente negato che nel suo stabilimento di Domusnovas-Iglesias si producessero esplosivi attraverso procedimenti chimici, nonostante l’azienda fosse in possesso di licenze di fabbricazione di esplosivi di tipo PBX, rilasciati dal Ministero dell’Interno.

Come si è posta la popolazione nella produzione di armi nel Sulcis? come si è svolta la protesta degli abitanti e dei cittadini?

Alla produzione di armi nel Sulcis si è sempre opposta una parte significativa della popolazione, sin dall’avvio delle prime linee di produzione da parte della società SEI. Tale opposizione si è poi rivitalizzata e rafforzata a partire dal 2015, con le notizie dell’impiego delle bombe prodotte in Sardegna nella guerra in Yemen, e dei progetti di ampliamento di RWM. Questa opposizione si è sempre espressa in vari modi: manifestazioni sia nell’area della fabbrica, con l’intento di ostacolarne le produzioni, sia di fronte alle istituzioni responsabili di favorirne l’ampliamento, ma anche azioni legali finalizzate a bloccare licenze di esportazione e progetti di ampliamento.

In particolare, dal 2019 al 2021 abbiamo portato avanti un lungo contenzioso legale, nei tribunali amministrativi, per dimostrare che RWM aveva ottenuto le licenze edilizie per ampliare il suo stabilimento di Domusnovas-Iglesias in modo irregolare e illegittimo. Nel novembre del 2021 il Consiglio di Stato ci ha finalmente dato ragione, annullando le autorizzazioni alla realizzazione di alcune delle opere più importanti realizzate dall’azienda, compresi il nuovo poligono per test esplosivi e i nuovi reparti per la produzione di ordigni ed esplosivo di tipo PBX. L’azienda nel frattempo, mentre i tribunali decidevano sui ricorsi, ha realizzato in gran fretta i lavori di ampliamento, terminati nel 2021, e si ritrova quindi ora con i reparti finiti ma abusivi, privi di autorizzazione edilizia, e che quindi non possono entrare in funzione. Il Consiglio di Stato ha anche sentenziato l’illegittimità del frazionamento del piano di ampliamento di RWM in una miriade di singoli progetti, nonché il fatto che si tratta di uno stabilimento chimico, intimando l’effettuazione della Valutazione di Impatto Ambientale.

Cosa a oggi mai avvenuta.

Quindi la RWM non si è rassegnata all’idea di poter rinunciare all’ampliamento?

RWM Rheinmetall ha chiesto alla Regione Sardegna di effettuare una VIA a posteriori delle opere realizzate illecitamente, con una evidente forzatura della normativa, che diventerebbe di fatto una sanatoria. Tuttavia, la Regione Sardegna nell’estate del 2022 ha incredibilmente acconsentito e la procedura è ancora in corso. Oltretutto, l’azienda ha chiesto all’Autorità di Bacino Idrografico di cancellare dal “reticolo idrografico” alcuni corsi d’acqua presenti all’interno della proprietà che confluiscono nel Rio Figu, proprio nelle aree definite Hi4 per l’alto rischio idrogeologico.

Grazie alla protesta delle organizzazioni che si sono sempre opposte all’ampliamento di RWM, l’Autorità di Bacino ha sospeso l’esame della richiesta di RWM.  Sia su questo fronte che in riferimento alla Valutazione d’Impatto Ambientale la partita è dunque ancora aperta.

Cosa aggiunge in conclusione?

La storia dello stabilimento RWM Reheinmetall è una vicenda esemplare. Da una parte dimostra la corruzione culturale di una società che viene progressivamente orientata a un’economia bellica, rinunciando di fatto a fondamentali garanzie di salute e sicurezza per la popolazione, alla difesa del territorio e dell’ambiente. Dall’altra rende evidente la determinazione delle popolazioni che si oppongono nonostante una lotta impari, che vede schierate dell’altra parte non solo schiere di avvocati e tecnici al soldo dell’industria delle armi, ma anche le amministrazioni pubbliche.

È tuttavia una lotta irrinunciabile, ne va della nostra sopravvivenza.

*Per gentile concessione della redazione di Contropiano

Foto: pagina facebook della Campagna Stop RWM

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 53 di Maggio – Giugno 2024: “Chi fa la guerra non va lasciato in pace

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