Università estiva di Attac Italia 2017 “Lavoro e non lavoro”

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Presentazione

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Così recita l’articolo 4 della Costituzione.

E’ per protestare contro la mancata attuazione di quanto scritto, che il 2 febbraio del 1956 Danilo Dolci veniva arrestato per aver guidato alcune centinaia di disoccupati delle zone di Partinico nella riparazione di una strada comunale abbandonata, in quello che venne poi definito lo “sciopero alla rovescia”.

D’altronde “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” è la definizione con cui si apre la stessa Carta Costituzionale.

Un principio “rivoluzionario” perché non fonda più, come in precedenza, il patto sociale sul diritto di proprietà, bensì su tutto ciò che è lavoro umano; non più sulla ricchezza, bensì sull’attività produttiva che la crea.

Oggi, dopo decenni di dottrina neoliberista e nel pieno della crisi economico-finanziaria globale, il lavoro è ben lungi dall’essere quanto auspicato nella Costituzione.

Il diritto al lavoro è infatti stato progressivamente trasformato nel dovere di dimostrarsi occupabili, in un orizzonte di solitudine competitiva in cui ciascuno è solo sul mercato, in diretta competizione con l’altro e costretto a dimostrarsi ogni giorno più conveniente.

Del resto, non mancano i tentativi di inquadramento teorico di questo nuovo paradigma: dall’ “occupabilità” definita, sul sito del Ministero del Lavoro, come “La capacità delle persone di essere occupate, e quindi di cercare attivamente un impiego, di trovarlo e di mantenerlo“, ai “lavoratori imprenditivi” dell’industria 4.0 dell’ultimo rapporto di Federmeccanica.

Al di fuori delle costruzioni ideologiche, la realtà del lavoro odierno, per chi ce l’ha, è quella di un universo denso di iper-sfruttamento e precarizzazione, di estrazione di valore materiale ed immateriale, fino a forme di schiavismo forzato da una parte, e lavoro “volontario” gratuito come opportunità curricolare dall’altra.

Tutto questo mentre l’accelerazione dell’innovazione tecnologica prepara una nuova stagione di automazione digitale del lavoro e la drammatica contraddizione ecologica necessita un ripensamento totale del lavoro e della sua funzione.

E’ possibile, in questo quadro, affrontare il tema del lavoro a tutto campo per comprenderne i mutamenti presenti e prossimi e confrontare, da questo punto di osservazione, le proposte per un nuovo modello di società?

Noi pensiamo di sì ed è all’approfondimento di questi temi che abbiamo dedicato l’Università estiva di AttacItalia, del 15 -17 settembre 2017 a Cecina Mare (Li).

Un percorso di sei seminari così delineati:

il primo seminario “Dal rifiuto del lavoro alla precarizzazione imposta”, con i contributi di Anna Curcio (sociologa) e di Giulia Bucalossi (ricercatrice precaria). proverà ad affrontare i cambiamenti nel mondo del lavoro dagli anni ’70 ad oggi;

il secondo seminario “Il lavoro ai tempi della finanziarizzazione”, con i contributi di Matteo Gaddi (studioso di politiche industriali e di inchiesta operaia) e di Silvio Piccoli (studioso di teologia morale), ragionerà sui mutamenti teorici e pratici del mondo del lavoro nella odierna fase di finanziarizzazione spinta del modello capitalistico:

il terzo seminario “Cambia il lavoro, la crisi del sindacato”, con i contributi di Giuseppe Aragno (storico del movimento operaio) e di Biagio Quattrocchi (ricercatore), affronterà la crisi del sindacato storico e le nuove forme embrionali di sindacalismo sociale;

il quarto seminario “Il lavoro delle donne, il lavoro contro le donne”, con i contributi di Cristina Morini (giornalista, ricercatrice e saggista) e di Sandra Burchi (sociologa), porrà in campo il punto di vista di genere sia sui mutamenti nel lavoro salariato, sia sul lavoro non retribuito domestico e di cura;

il quinto seminario “L’automazione: schiavitù o liberazione”, con i contributi di Luca Santini (avvocato, presidente BIN) e di Emanuele Salvati (lavoratore Ast di Terni), affronterà l’impatto dei nuovi sistemi di automazione e le conseguenze/proposte in termini di ripensamento del lavoro e del reddito.

Chiuderà l’università estiva il seminario “Quale lavoro per quale società” con i contributi di Bia Sarasini (scrittrice femminista), Paolo Cacciari (giornalista e saggista), Giovanna Ricoveri (direttrice di Capitalismo Natura Socialismo) e Marco Bersani (di Attac Italia)

Un percorso che crediamo interessante e a cui speriamo vogliate partecipare.

 

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