Una rete internazionale altermondialista

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di Stefano Risso (Attac Torino)

A vent’anni di distanza dalle giornate di Genova che hanno visto come importante soggetto la rete internazionale degli Attac, forse è necessario fornire una breve ricapitolazione di quanto è accaduto allora e in seguito in questa rete internazionale traendone anche qualche considerazione.

Ricapitolazione e considerazioni non possono non essere che limitate alle conoscenze ed esperienze  soggettive. Nel 1997 l’articolo di Ramonet  su Le Monde Diplomatique (Désarmer les marchés)  può essere considerato il punto di partenza dell’avventura degli Attac[i].

Esiste un precedente: pochissimi anni prima Le Monde Diplomatique  ha promosso la nascita di una associazione tra lettori (les Amis du Monde Diplomatique) con l’intento non solo di promuovere il giornale, ma anche di difenderne l’indipendenza tramite l’acquisto di una quota significativa del pacchetto azionario. Questo successo sicuramente ha influito sulla successiva proposta di formare una Associazione per la Tassazione delle Transazioni finanziarie e l’Aiuto ai Cittadini. L’obiettivo è quello dell’instaurazione della Tobin Tax[ii]. Questa proposta ha una doppia funzione: reperire  a livello mondiale le somme necessarie per garantire l’accesso allo sviluppo sostenibile i paesi del terzo mondo e, nel contempo, inserire un “granello di sabbia”[iii]  nell’ingranaggio del neoliberismo. Rapidamente il focus dell’azione comprende anche le politiche commerciali internazionali (nascita WTO dalle ceneri del  GATT[iv]), i trattati globali sugli investimenti ecc..

Nel 1999 a Seattle la protesta vastissima contro la conferenza del WTO fa titolare il Los Angeles Times  “Teamsters and Turtles: They’re Together at Last[v]“. “Camionisti (come esempio di lavoratori manuali sindacalizzati) e tartarughe (in riferimento alle spinte ecologiste del movimento giovanile) al fine uniti!”

Per comprendere appieno il riferimento, occorre ricordare che esattamente trent’anni prima (nel 1969), a New York gli operai furono spinti dai loro sindacati ad aggredire fisicamente i giovani studenti che protestavano contro la guerra in Vietnam,

Da Seattle, dopo solo 10 anni dagli epocali cambiamenti geopolitici del 1989, tali da aver fatto parlare di “fine della storia” come conseguenza della vittoria totale del capitalismo, si propagano brividi di speranza fra le moltitudini, di profonda preoccupazione tra i potenti.

Dopo questi avvenimenti Attac si diffonde in Europa e, in minor misura, in altri continenti. Il suo radicarsi nelle diverse realtà nazionali permette di cogliere le differenze tra culture politiche nazionali, senza che ciò ostacoli la collaborazione e l’azione comune. Nel 2001 a Genova Attac è la grande realtà internazionale, parallelamente al Forum Sociale Mondiale (di cui è un’animatrice). Così a Firenze nel 2002 in occasione della formazione del Forum Sociale Europeo.

La comune consapevolezza dell’importanza della lotta contro l’egemonia culturale neoliberale, anima il formarsi delle “università estive” nei vari paesi (sull’esempio della tradizione francese delle université d’eté di partiti e sindacati). Questi incontri avranno un ruolo, anche per il clima amicale in cui si svolgono, nel creare un tessuto tra militanti.

Naturalmente la campagna per la Tobin Tax, comune a tutte le realtà, si articola diversamente nei singoli paesi. In Italia, dove ciò è possibile, ci sarà una proposta di legge di iniziativa popolare per l’introduzione della Tobin Tax, con più di 180.000 sottoscrizioni (ben più delle 50.000 previste dalla Costituzione). Nei primi anni di questo secolo le grandi campagne contro i trattati commerciali multilaterali o direttive europee come la “Bolkestein”, contribuiscono a rallentare e talvolta frenare tali iniziative. La cosa più importante è il crearsi di una comune consapevolezza che si tratta di lotte internazionali che si possono condurre solo nel quadro di un movimento internazionale. L’avere creato questa diffusa consapevolezza in molti paesi è forse un risultato ancora più importante di quelli specificamente ottenuti con le singole campagne.

Nel 2005 si tiene un referendum in Francia per l’approvazione del trattato della (sedicente) Costituzione Europea. Nell’idea del presidente Chirac, che lo ha promosso per questioni tattiche di politica interna, si dovrebbe trattare di una “passeggiata” (i sondaggi parlavano di quasi 2/3 di elettori favorevoli).

Attac France è l’unica significativa realtà che si oppone, denunciandone il carattere ideologico di fondamentalismo neoliberale e anche, cosa poco ricordata, il ruolo di ostacolo a un’eventuale evoluzione federalista e democratica delle istituzioni europee. L’opposizione del Front National influisce solo su un limitato bacino elettorale.

La campagna condotta dagli amici francesi si è avvalsa dell’aiuto e della solidarietà degli altri Attac europei (compresa Attac Italia). Si è trattato di una campagna autenticamente “europea”, per un’altra idea di Europa. L’importante quotidiano “Le Monde” riconoscerà il ruolo fondamentale di Attac nella sconfitta del progetto di trattato costituzionale.

Un esempio di come ci si trovi di fronte a una originale forma di nascita di un fenomeno “dal basso” a livello internazionale, in particolare europeo, lo si trova in un “cammeo” che piace ricordare. Nello stesso anno 2005, Susan George, americana trapiantata in Francia e figura importantissima nella nascita di Attac, parlando a Mannheim a una platea di militanti di Attac Germania, invitò con passione i presenti, per lo più giovani, a porre a fondamento della loro azione la conoscenza e lo studio del “grande filosofo italiano Antonio Gramsci”. Il caso ha voluto che quel discorso fosse tenuto proprio il 25 aprile.

È in questo spirito che nascono le università europee degli Attac. Si inizia nel 2008 a Saarbrucken poi nel 2011 a Freiburg, nel 2014 a Parigi e nel 2017 a Tolosa. La prossima, posticipata per la pandemia, si terrà a Francoforte nel 2022.

Questi incontri che coinvolgono molte centinaia di attivisti e simpatizzanti sono stati preceduti da incontri, ovviamente più ridotti, organizzati direttamente e spontaneamente da comitati locali di diversi paesi: nel 2006 a Weimar, nel 2007 a Tolosa e Berlino e poi nel 2008 a Nanterre (Parigi), quest’ultimo con il supporto organizzativo degli Attac nazionali più organizzati ha avuto dimensioni paragonabili alle università europee. Si tratta di elementi, talvolta limitati, che confermano l’esistenza di una consapevolezza politica internazionale, “dal basso”. Lo stesso incontro di Firenze nel 2012 (10 anni dopo la fondazione del Forum Sociale Europeo), quale incontro tra militanti altermondialisti ne può esser un’ulteriore conferma.

In Italia il Referendum del 2011 costituisce un fatto importantissimo. In questa campagna il contributo di Attac è stato, certo insieme all’intero movimento, di fornire strumenti per collegare la grande idealità della difesa dell’Acqua come Diritto Umano e Bene Comune, alla prosaicità della minuziosa analisi per esporre le motivazioni finanziarie della rapace aggressione all’Acqua.

Il Referendum francese del 2005 e quello italiano del 2011 hanno un’importantissima cosa in comune: il rifiuto dell’ideologia neoliberale si dimostra fortemente maggioritario nella società tutta e non solo in una parte di essa. C’erano stati altri indizi, ma questi due eventi sono inequivocabili.

Purtroppo è mancata la capacità, in entrambi i paesi, di trasformare quella maggioritaria volontà di alternativa al neoliberismo in un progetto e processo politico in grado di coinvolgere, prima ancora di mobilitare, l’intera società. Su questo limite si impone una riflessione, che sta ancora davanti a noi.

Un dato di ottimismo viene dal fatto che oggi Attac esiste come rete europea cui ora aderisce la britannica Global Justice Now. Cosa che permette, nell’Europa del post-Brexit, di non identificare il concetto di Europa con l’istituzione “Unione Europea”. Esiste anche una rete mondiale degli Attac, anche se, per intuibili motivi meno integrata di quella europea. Ovviamente quella degli Attac non è certo l’unica rete nell’universo altermondialista: è sufficiente ricordare quella dell’Acqua.

Dopo vent’anni non tutti gli Attac sopravvivono, ma un gruppo consistente e stabile di associazioni nazionali persiste. Quelle che si perdono (o entrano in sonno) spesso si diluiscono in altre attività di movimenti sociali o politici. Un esempio è quello di Attac Tunisia.

Attac nel diffondersi nei vari paesi si radica anche nella nelle diverse culture politiche. Un esempio lo si trova nell’accentuazione del valore delle procedure interne basate sul consenso (come ad esempio in Italia e Germania) o la forte presenza originaria di tematiche femministe (come in Attac Austria). Senza mai dimenticare l’estremo rigore scientifico di Attac France.

Anche nelle campagne c’è un adattamento alle differenti priorità nazionali. In Italia l’Acqua, poi il debito e la finanza locale sono stati temi centrali. Attac Norvegia è estremamente attenta alle questioni connesse allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione. Tutto ciò senza che venga meno la prospettiva e la collaborazione internazionale.

Nell’Est-Europa, oggi definita CEE (Central and Eastern Europe) è presente solo Attac Ungheria; ma il ruolo degli amici europei è estremamente importante nel tenere un contatto con parte d’Europa che, per ovvi motivi storici, non è un terreno facile per gli altermondialisti (nel 2000 a Praga ci fu la prova generale delle brutalità di Genova dell’anno successivo). Utile la presenza di Attac Ungheria nella rete “Prague Spring 2” Network against right wing extremism and populism.

In ogni caso la rete internazionale degli Attac e molte delle singole associazioni nazionali dimostrano di essere vigorose e attive dopo 20 anni. Gli elementi di forza che permettono questa persistenza, inusuale in un tempo di estrema “fluidità” delle forme della politica, sono molte: certo l’autonomia, ma non l’estraneità, dalla politica partitica e istituzionale, la capacità di affrontare, oltre ai temi originari direttamente legati alla finanziarizzazione del capitalismo, anche riflessioni sulla crisi della forma-stato moderna (il cosiddetto stato westfaliano[vi]) e la conseguente crisi della forma-partito o l’affrontare temi scomodi e impegnativi come la proprietà intellettuale, solo per citarne alcuni esempi. Elementi, è bene ricordarlo, sostanzialmente comuni a tutti gli Attac europei.

L’avere allargato l’orizzonte (ai trattati commerciali internazionali, quali strumenti costituenti dell’ordinamento neoliberale, alla lotta a paradisi fiscali, come parte dell’elusione fiscale delle grandi multinazionali, ai nessi tra ecologia e estrazione capitalistica di valore, alla difesa dei servizi pubblici e ai beni comuni) ha sicuramente rafforzato e dimostrato, nello studio dei nessi tra i singoli temi, l’analisi iniziale che risale agli ultimi anni del secolo scorso.

Sicuramente la consapevolezza dello sviluppare una visione culturale di rottura dell’egemonia neoliberale è il più importante degli elementi che caratterizzano il perdurare di questa robustezza.

Elemento importantissimo è certo l’analisi iniziale sulla finanziarizzazione del capitalismo: non si tratta di contrapporre un capitalismo “buono” industriale contro un capitalismo “cattivo” finanziario; ma di cogliere il  mutamento strutturale del suo modo di essere e il conseguente trovarsi in nuova fase con caratteristiche proprie. Non è un’analisi che rompe con la tradizione, non bisogna essere presuntuosi, il suo disegno è già rintracciabile nel vecchio Marx.

Di conseguenza analisi e le proposte, come la Tobin Tax (oggi diventata TTF per adattarla alla realtà attuale) si rivelano valide dopo ormai quasi 30 anni.

Non bisogna adagiarsi sugli allori. L’avere esposto, con decenni di anticipo, questioni oggi non più eludibili non deve distrarci dalla necessità di affrontare e studiare, mentre ci addentriamo nel XXI secolo, le grandi questioni emergenti: il capitalismo di piattaforma, il ruolo e gli strumenti dell’Intelligenza Artificiale, l’estrazione di valore da attività non lavorative o di scambio, l’enorme partita della transizione energetica (non più se, ma come attuare).

Dalla nostra capacità di immergerci in questo oceano di nuove questioni, e di imparare a nuotarci dentro, dipenderà la nostra capacità di continuare ad essere un elemento di agitazione e contestazione di un’egemonia neoliberale dal volto sempre più totalitario.

Riferimenti:

[i] Oltre a una sintetica ma completa analisi, si propone anche il nome Attac

[ii] Tassa sulle transazioni valutarie proposta dal’economista James Tobin, oggi è sostituita dalla proposta di TTF (tassa sulle transazioni finanziarie)

[iii] Le newsletter dei singoli Attac sono spesso intitolate (nelle diverse lingue) “granello di sabbia”

[iv] Il WTO (World Trade Organization) sostituisce, con grande ampliamento di poteri il GATT (General Agreement on Tariffs and Trade )

[v] https://www.latimes.com/archives/la-xpm-1999-dec-02-me-39707-story.html

[vi] Termine generalmente usato per definire lo stato sovrano moderno quale di fatto codificato dal trattato Westfalia al termine della guerra dei trent’anni nel 1648

 

Photo credits: “Attac” by clairemacnamara.com is licensed under CC BY-NC 2.0

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 47 di luglio-agosto 2021:  “20 anni di lotta e di speranza

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