Negazionisti prezzolati

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Finalmente si scopre il filo diretto tra senatori americani ecoscettici e grandi inquinatori.

 

Bayer, Bp, Gdf-Suez e Basf hanno versato oltre 300.000 dollari ai politici conservatori per votare contro il provvedimento voluto da Obama per ridurre le emissioni di CO2 e favorire le rinnovabili.

Finalmente si scopre il filo diretto tra senatori americani ecoscettici e grandi inquinatori. Diversi colossi dell’industria europea, tra cui le tedesche Bayer e Basf, le francesi Lafarge e GDF-Suez e l’inglese Bp hanno sovvenzionato alcuni senatori statunitensi che negano le cause antropiche del riscaldamento climatico. Tra questi il più noto è il bianchissimo sessantenne James Inhofe, senatore dell’Oklahoma, passato alla storia per aver pubblicamente detto che il global warming è «una bufala».

A svelare gli altarini è il rapporto pubblicato ieri dalla Rete d’azione europea per il clima (Rac) che riunisce 130 Ong impegnate nella lotta contro il riscaldamento terrestre. Il dossier si basa sulle cifre pubblicate in ottobre dalla Commissione federale elettorale americana e la notizia arriva a una settimana dalle elezioni di medio termine che rinnoveranno il Congresso americano il prossimo 2 novembre. Il presidente Barack Obama, che aveva già denunciato la propensione della Camera di commercio a finanziare la campagna dei conservatori e del Tea Party, grazie ai petroldollari, spera ora di poter trarre qualche vantaggio elettorale dalla lista che domani uscirà con nomi e cognomi dei politici “corrotti”.

Formalmente, comunque, non si tratta di vera e propria corruzione, perché come spiega il portavoce della Bayer, Günter Forneck, «non sono soldi delle imprese ma di un fondo composto dalle donazioni volontarie degli impiegati delle imprese stesse»; un escamotage che spezza i ponti diretti tra società e politici, ma visto che il regolamento Usa impone la totale trasparenza dei conti, ecco venire a galla il rapporto causa effetto tra ostruzionisti del pacchetto clima-energia e grandi emittitori di CO2. Nel 2010, le multinazionali del Vecchio continente avrebbero così versato oltre 306.000 dollari agli ecoscettici della Camera alta di Washington per opporsi alla legge voluta da Obama per rivoluzionare il settore energetico a favore delle rinnovabili. La società più generosa è stata proprio la farmaceutica Bayer che ha donato 108.100 dollari seguita dal colosso mondiale della chimica Basf (61.500).

Anche le francesi si piazzano bene: la multinazionale del cemento Lafarge (emettitrice di 15 milioni di tonnellate di CO2 l’anno) ha versato 34.500 dollari mentre la società dell’energia elettrica Gdf-Suez ne ha versati 21.000. La Bp, dal canto suo ha messo 18mila dollari a disposizine degli ultrà negazionisti Jim DeMint e James Inhofe. Le società, con pochi spiccioli, hanno investito sul naufragio del pacchetto clima-energia americano come preludio al fallimento sul piano globale di un nuovo accordo internazionale per limitare le emissioni di gas serra. Senza questa legge infatti gli Usa non solo non ratificheranno un nuovo Protocollo di Kyoto (come vorrebbero le economie emergenti: Cina, India e Brasile) ma non avranno nemmeno la forza politica per ratificare qualsiasi altro trattato che miri a fermare il riscaldamento globale.

Susan Dabbous

Fonte: Terranews

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