di Roberto Guaglianone
“Oggi siamo andati sotto la sede della Engie Italia, del Gruppo Engie, per denunciare come con la controllata Gepsa traggano profitto sulla pelle delle persone migranti, attraverso appalti milionari statali per la gestione di strutture alienanti quali CAS e CPR. Ci siamo andati in particolare per mettere in luce le contraddizioni di un’azienda che dietro il paravento dell’immagine della fornitura dell’energia “pulita” cerca di mascherare le proprie responsabilità per la gestione di quei veri e propri lager che sono i Centri di Permanenza per il Rimpatrio”.
Così il comitato NO CPR, lo scorso 13 febbraio, qualche giorno prima della manifestazione di Milano contro la costruzione di nuovi Centri per il Rimpatrio e per la chiusura di quelli esistenti. Engie è un nome che compare per la prima volta, tra gli “obiettivi di queste azioni. Non Gepsa. Perché? Semplice, perché Engie altro non è che l’ex compagnia multinazionale francese dell’acqua e dell’energia Gaz de France-Suez. Come ci conferma Wikipedia, “il 24 aprile 2015 il gruppo GDF Suez ha cambiato il suo nome commerciale in Engie; il 29 luglio seguente anche la ragione sociale viene ufficialmente modificata di conseguenza”.
E infatti, così recita il sito italiano di Engie: “Il Gruppo ENGIE opera in Italia da 20 anni, a seguito di una joint venture tra Electrabel e Acea. Oggi è uno dei protagonisti dell’energia sul territorio. È presente nel nostro Paese attraverso: ENGIE, attiva nella produzione e vendita di elettricità e gas, nelle soluzioni di efficienza energetica e nei servizi integrati. GEPSA, gestione, nell’ambito dei servizi per i migranti, di 2 CIE (centri di identificazione ed espulsione) e 3 CAS (centri di accoglienza straordinaria), che ospitano circa 1.300 persone. Cliente: Ministero dell’Interno attraverso le prefetture locali competenti (Roma, Milano, Torino, Brindisi). SUEZ Italia, dedicata alla gestione di tutte le attività correlate al ciclo delle acque urbane ed ai servizi con tecnologie avanzate “Advanced Solutions” (captazione, trattamento e distribuzione delle acque potabili, gestione reti fognarie, depurazione, Servizi Smart) tramite società partecipate per un totale di 2,4 milioni di utenti serviti. La società è azionista di Acea S.p.A., con una partecipazione del 23,3%.
”Quanto a Gepsa, l’acronimo sta per Gestion Etablissements Penitenciers Services Auxiliares: una SpA francese con sede in rue Henri Sainte-Claire Deville a Rueil-Malmaison, che (sito ufficiale di Cofely-GDF Suez), che – traduciamo dal sito – è una “fiilale di Cofely” e “partecipa al funzionamento di stabilimenti penitenziari nel quadro dei mercati multitecnici e multiservizi”. Gepsa nasce nel 1990 e viene definita come “uno dei partner principali dell’Amministrazione Penitenziaria [francese, NdA]”. Inoltre Gepsa gestisce in Francia, “per conto del Ministero degli Interni, 4 centri di detenzione amministrativa, oltre alla base militare di Versailles Satory per conto del Ministero della Difesa”: ma questa era la storia, aggiornata al 2011.
Le informazioni più aggiornate su questo soggetto, che pure opera in Italia dall’inizio del decennio, le troviamo in un articolo firmato da Ilaria Sesana su “Altreconomia” il 30 agosto 2017: “Nemmeno il sito dell’azienda (www.gepsa.fr) fornisce molte informazioni sulla filiale della società francese, attiva da quasi trent’anni nella gestione di carceri e centri di detenzione per migranti d’Oltralpe. Le uniche informazioni istituzionali sull’azienda si trovano sul portale della sua ‘casa madre’, Engie (www.engie.it), dove si legge che l’attività di Gepsa in Italia riguarda la “gestione, nell’ambito dei servizi per i migranti, di due CIE e tre CAS (Centri di accoglienza straordinaria), che ospitano circa 1.300 persone. […] Qualche informazione in più la forniscono i documenti contabili depositati in Francia”.
Qui, “nel 2013, l’ultimo dato disponibile, il giro d’affari di Gepsa è stato pari a 99.991.700 euro. Solo una briciola il profitto realizzato in Italia: circa 75mila euro, come si evince da un verbale dell’assemblea generale datato 25 aprile 2014. Da quel momento, il fatturato della multinazionale francese generato in Italia è cresciuto in maniera importante, visto l’aumento di gare d’appalto vinte. Si tratta dei due più grandi Centri per il rimpatrio (ora Cpr, gli ex Centri di identificazione ed espulsione) sui quattro ancora attivi in Italia: quello di Roma (da 250 posti) e un costo al giorno di 28,80 euro per persona, e quello di Torino (180 posti) e un costo di 37, 86 euro per persona”.
Una gestione che sarebbe stata quasi di monopolio delle strutture concentrazionarie per migranti nel nostro Pese, se non fosse stato che il CIE-CARA di Gradisca d’Isonzo fosse stato a suo tempo riassegnato al discusso consorzio Connecting People a seguito di ricorso di quest’ultimo, così come il mega-CARA di Castelnuovo di Porto (Roma, 700 posti), passato in gestione da Gepsa ad Auxilium, ultimo ente gestore prima dello smantellamento.
Già, gli ex CIE. Con Gepsa protagonista, a fianco di due soci storici: la cooperativa Synergasia di Roma, che gestisce servizi di interpretariato e mediazione culturale; ma soprattutto l’associazione culturale agrigentina Acuarinto, ente attuatore (cioè gestore) per lo SPRAR anche di centri non finalizzati all’espulsione di cittadini stranieri, ma all’accoglienza, integrazione e tutela di titolari di protezione internazionale. Come nello stesso comune di Agrigento, sede centrale di Acuarinto. O come a Nicotera (Vibo Valentia), dove nel 2018 Acuarinto si vede affidata dal prefetto la gestione di un Centro di Accoglienza Straordinaria dopo che “la popolazione” era insorta contro la creazione di uno SPRAR, che sarebbe stato di più piccole dimensioni e meno “impattante” sulla comunità locale.
Insomma: Engie, la sua Gepsa, si muove con disinvoltura dalle carceri francesi alle strutture concentrazionarie e reclusive in Italia, dove la facciata si “ripulisce” con la gestione di qualche SPRAR tramite i propri soci locali.
Quando si dice “differenziare il mercato”, in tempi nei quali lo SPRAR – unico servizio davvero finalizzato ad accogliere ed integrare i rifugiati – viene ridimensionato, mentre prendono sempre più corpo i “lager di stato” denominati “Centri per il Rimpatrio” ed anche i servizi di accoglienza (Centri governativi, CARA, CAS) sono destinati, con le decurtazioni di diaria e servizi previste dalle recenti disposizioni ministeriali, ad assumere dimensioni sempre più ampie e trasformarsi in giganteschi “parcheggi temporanei” per richiedenti protezione internazionale in attesa di rimpatrio dopo la risposta negativa dalla nostre autorità.
Con questo curriculum vitae la cordata Gepsa-Acuarinto si candida autorevolmente ad assumere la gestione del preannunciato (dal ministro Salvini) CPR di via Corelli a Milano e di altre strutture simili in apertura in ogni regione d’Italia ove non siano ancora presenti (i tre quarti del totale).
Intanto, i cittadini romani provvedono a finanziarne parte del business pagando le bollette dell’acqua ad ACEA. Un motivo in più, se necessario, per la sua ripubblicizzazione.
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 39 di Marzo – Aprile 2019. “Si scrive acqua, si legge democrazia“