La revisione del debito per fare fronte alle priorità sociali del paese: intervista all’economista ecuadoriana Magdalena León Trujillo
a cura di Elvira Corona
Il debito pubblico dell’Ecuador ha costituito un problema storico del paese, non solo per le sue dimensioni finanziarie e le sue ripercussioni nel bilancio del paese, ma anche per il suo impatto come fenomeno geopolitico ed economico nella vita nazionale. Il problema è peggiorato ed è diventato più complesso nel corso degli ultimi tre decenni del 900. Per questo nel 2007 il governo guidato da Rafael Correa Delgado prese per primo – e finora l’unico – la decisione di creare un’istanza di revisione per stabilire la legittimità, la legalità e l’adeguatezza delle trattative di prestito così come le varie rinegoziazioni. Fu dunque creata la Commissione per la revisione integrale del credito pubblico (CAIC), alla quale parteciparono vari esponenti sia istituzionali che della società civile, locali come internazionali.
Dopo un anno di lavoro e di ricerca la Commissione consegnò al governo la relazione finale redatta dai suoi membri. Come ben documentato nel sito auditoriadeuda.org.ec il rapporto contiene i risultati in ciascuna delle sezioni del debito dell’Ecuador. Il lavoro della CAIC è stato un primo passo in quello che dovrebbe essere un processo continuo, almeno fino a quando governo e società civile non arriveranno a conoscere tutto quello che riguarda la gestione del debito pubblico fatta in passato che ha portato a un drastico peggioramento delle condizioni di vita degli ecuadoriani e rallentato la loro giusta aspirazione al raggiungimento del buen vivir.
Abbiamo chiesto a Magdalena León – che è stata coordinatrice del Gruppo Nazionale sul Debito – cosa ricorda di questa esperienza:
Come si è arrivati all’esperienza dell’Auditing del debito estero in Ecuador?
Possiamo dire che in quell’occasione sono confluiti quattro fattori principali:
Innanzitutto un accumulo di attenzione e pressione generata dalle organizzazioni sociali che hanno lavorato sul tema del debito – come elemento centrale o come componente dello schema neoliberale, in una combinazione di analisi accademiche, politiche, di educazione e mobilitazione popolare. Questo è successo nel quadro di un processo internazionale, al quale hanno partecipato vari attori: ONG, università, centri accademici, gruppi tematici e organizzazioni sociali più ampie. Un’impatto molto forte fu determinato dall’iniziativa Giubileo 2000. Questa esperienza accumulata, i progressi da un punto di vista analitico e concettuale, per esempio la nozione di debito illegittimo, furono portati con tutta la loro radicalità all’esame dell’auditing. La Commissione fu formata da persone esperte che venivano da questi ambienti e da esperienze sociali, e tutta la sua attività fu appoggiata “esternamente” dal Gruppo Nazionale sul Debito (GND).
In secondo luogo il livello di crisi economica e politica che il paese ha vissuto nei decenni precedenti (che include la dollarizzazione e la successione di svariati governi), in mezzo alla persistenza di una agenda neoliberale diretta dalle Istituzioni Finanziare (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale in primis). Nella resistenza a questo modello è stato possibile posizionare il debito come elemento chiave, tanto dei fatti economici e sociali già vissuti, come il programma neoliberale contenuto nei nuovi strumenti come i trattati commerciali ALCA e TLC. In questo contesto si era già chiesta la realizzazione di un auditing del debito. Così si arrivò a creare una Commissione – CEDEX – il cui lavoro e risultati ottenuti furono parziali. Questo però contribuì a creare un ambiente favorevole all’auditing successivo. Si mise una sorta di imprinting di legittimazione dei risultati.
Il terzo elemento è l’impegno e la volontà politica del governo di Rafael Correa, così come del suo gabinetto ministeriale, tra i quali figurava il principale sostenitore della campagna Giubileo 2000, Ricardo Patiño, che divenne poi Ministro dell’Economia e Finanze e da lì in poi guidò il processo di Auditing. La Commissione dell’Auditing Integrale del Credito Pubblico – CAIC – si creò attraverso un decreto presidenziale, il quale assicurò il suo funzionamento e il valore strategico dei suoi risultati. L’Auditing si svolse in un momento di icongiuntura di forze molti favorevoli al governo.
Il quarto elemento è proprio la congiuntura di “rifondazione” dello Stato, perno della proposta della Rivoluzione Cittadina, attraverso di un processo costituente che tra le altre cose prevedeva il recupero della sovranità in tutte le sue dimensioni, tra le quali anche quella finanziaria.
Come reagirono i creditori?
La reazione dopo il primo annuncio di moratoria fu una serie di minacce, sia dirette che velate. Successivamente quando si pianificò la soluzione per segmenti, cominciando dal debito commerciale in Buoni Globali, ci furono tentativi di boicottaggio internazionale, specialmente da parte dei fondi speculativi, però la formula adottata ebbe lo stesso i suoi effetti.
Come reagirono gli ecuadoriani?
Le reazioni ovviamente non furono unanimi. Da parte di quelli che in qualche modo rappresentano il capitale e avevano grandi interessi economici la reazione fu in linea con quelle internazionali che ho descritto prima, quindi di forte critica e avversione. Si cercò in tutti i modi di fare disinformazione, allarmismo, ci furono attacchi diretti al Ministro Patiño e alla Commissione intera. Si mise in discussione la validità dei risultati. Da parte della maggior parte della popolazione la reazione fu invece molto positiva, soprattutto perché si è prodotto un impatto immediato nella struttura della spesa pubblica, si riuscì a invertire le proporzioni tra il pagamento del debito e gli investimenti sul sociale.
Che benefici ha ottenuto l’economia del paese?
Il beneficio immediato – e che tuttora si mantiene – è stato quello di liberare le risorse per fare fronte alle priorità sociali del paese e al rafforzamento delle strutture pubbliche. L’auditing ha permesso di dare forza alle ridefinizioni costituzionali intorno al debito e alla sovranità finanziaria, che hanno riconfigurato il quadro istituzionale ecuadoriano e le sue relazioni con le istituzioni internazionali.
Ora che sono passati vari anni, cosa rimane di questa esperienza?
Sicuramente l’esperienza segnò un prima e un dopo nella gestione finanziaria del paese, nelle sue regole e nel funzionamento istituzionale. Inoltre confluì con il processo di definizione di una nuova “architettura finanziaria”. La soluzione fu possibile nel segmento commerciale, in altri segmenti come quello bilaterale e multilaterale erano richieste altre condizioni che però non si sono verificate completamente. Sicuramente questa esperienza è servita come precedente per iniziative governative similari, come l’Auditing dei Trattati Bilaterali di Investimenti – TBI – e la denuncia degli stessi a livello legislativo.
Secondo te la Grecia e i paesi europei che hanno un problema di debito alto potrebbero seguire l’esempio dell’Ecuador?
Senza dubbio sì, con le differenze del caso. Io credo che ci siano le condizioni di base per poter seguire l’esempio ecuadoriano.
*Magdalena León Trujillo, è un economista femminista della REMTE (Red de Mujeres Transformando la Economía) – ex coordinatrice del Gruppo Nazionale sul Debito. Negli ultimi anni ha lavorato sul tema del buen vivir come paradigma alternativo allo sviluppo e le sue implicazioni economiche.
Articolo tratto dal Granello di Sabbia di Maggio 2015 “Vantiamo solo crediti”, scaricabile qui.