Il Movimento pacifista oggi

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di Moreno Biagioni (attivista ecopacifista)

Dal 1945 a oggi molte guerre sono scoppiate in varie parti del mondo, con un numero sempre più alto di vittime fra la popolazione civile. Mai come oggi, però, siamo stati vicini a un nuovo conflitto mondiale. Conflitto che potrebbe portare anche all’uso delle armi atomiche, con il suicidio dell’intera umanità. Albert Einstein, nel secolo scorso, disse che la guerra successiva a quella nucleare sarebbe stata combattuta con le clave da esseri umani tornati a vivere nelle caverne.

In varie situazioni, il Movimento pacifista si è mosso con grande vigore a livello internazionale.

Ricordo, ad esempio, il grande corteo – un milione di persone – che ha sfilato per i viali di Firenze a conclusione del Social Forum Europeo del 2002. E le numerose manifestazioni, in molti Paesi, che nello stesso periodo cercarono d’impedire la guerra all’Iraq da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati.

In quell’occasione il New York Times definì il Movimento contro la guerra “la seconda potenza mondiale”. Tutto ciò, però, non riuscì a impedire il conflitto.  Il Movimento rifluì in tempi rapidissimi, come accade in genere a quelli che hanno andamenti carsici. Influenzati da molti fattori subiscono le conseguenze depressive, causate dagli insuccessi, per poi tornare a manifestarsi con ostinata tenacia.

Nella fase odierna i venti di guerra imperversano e gli organismi dirigenti europei li alimentano riproponendo con forza il vecchio mantra  risalente agli antichi Romani “se vuoi la pace, prepara la guerra”. Andrebbe messa in atto una mobilitazione continua, sia riprendendo forme di azione del passato, sia “inventandone” di nuove, cambiando radicalmente proprio quella affermazione. Già negli anni ‘80 a Firenze padre Ernesto Balducci e la rivista Testimonianze avevano promosso dei convegni sul tema Se vuoi la pace, prepara la pace.

Ci sono state numerose manifestazioni a livello nazionale, europeo, negli Stati Uniti e in altre parti del mondo. Specialmente per quanto riguarda il genocidio messo in atto da Israele nei confronti della popolazione palestinese di Gaza in seguito all’attacco terroristico di Hamas. Genocidio denunciato dal Sudafrica rivolgendosi alla Corte Internazionale di Giustizia.

Per rimanere in Italia, ci sono state molte iniziative locali. A Firenze, alcune settimane fa, quella promossa dall’abate Bernardo Gianni ha visto 20mila persone in piazza, verso l’Abbazia di San Miniato. E anche manifestazioni con altri obiettivi, quali ad esempio il mondo della scuola o del lavoro, hanno riproposto sempre il tema della pace, con particolare riferimento a ciò che accade in Palestina.

Gli interventi riguardanti il clima e l’ecologia – in primo luogo quelli di Fridays For Future – hanno affiancato ai temi ambientali quello della pace, avendo presente che la guerra è un fattore devastante per l’ambiente. Senza la pace perdono gran parte del loro significato le azioni relative alle situazioni ambientali.

C’è una sensibilità diffusa sul tema della pace: in Italia e, credo, anche negli altri Paesi, è condivisa dalla stragrande maggioranza della popolazione. Sensibilità che, però, non riesce a tradursi in iniziative politico-istituzionali, con il Governo e il Parlamento che si muovono con ben altri obbiettivi.

A mio parere, quindi, sarebbe necessaria un’azione unitaria condotta dalle numerose realtà associative che sono per la pace senza se e senza ma, come si diceva ai tempi dei Social Forum. In questa direzione abbiamo già visto insieme associazioni, sindacati, e realtà di base nella promozione di manifestazioni.

La risposta, però, non è ancora all’altezza di quanto la gravissima situazione attuale richiederebbe.

È urgentemente necessario dare continuità all’azione di denuncia, di protesta, di sensibilizzazione. Non limitandosi solo ad agire contro le guerre in atto, ma estendendo tale azione a tutto ciò che favorisce e alimenta i conflitti bellici. Prendendo posizione contro la produzione di armi (con la riconversione delle fabbriche d’armi) e contro il loro commercio (specialmente verso i Paesi in guerra. Ci sono leggi a tal proposito che la maggioranza intende modificare, ovviamente in senso negativo). Contrastando la cultura bellica, alimentata dai media e dai cosiddetti influencer, con un’educazione/formazione alla pace e alla nonviolenza. Formazione che parta dalla scuola, per dare spazio alle numerose esperienze in controtendenza e per riuscire a incidere, con la forza dei Movimenti, sui livelli politico-istituzionali.

Sul finire del secolo scorso, ad esempio, a Firenze (città dove abito) durante i numerosi conflitti che si susseguirono in quel periodo, fu installata in piazza San Giovanni, accanto al Duomo e di fronte all’Arcivescovado, la Tenda della Pace, tenda gestita dalle associazioni pacifiste: dagli Scout all’Arci, dalla Lega degli Obiettori di coscienza alla rivista Testimonianze.

La Tenda divenne uno spazio d’incontro, di confronto, d’iniziativa continua. La animarono persone come padre Ernesto Balducci e Alberto L’Abate, del Movimento Nonviolento creato da Aldo Capitini, ideatore nel 1961 della marcia Perugia-Assisi che, rilanciata negli anni ‘80, prosegue ancora oggi.

Negli stessi anni presero campo interventi volti a responsabilizzare le persone e gli Enti locali. Da un lato si ebbe l’obiezione fiscale alle spese militari, dall’altra le dichiarazioni dei Consigli comunali con le quali i Comuni si proclamavano denuclearizzati, cioè indisponibili a ospitare nel proprio territorio armi atomiche. Ancora oggi, in qualche comune, compaiono cartelli con la scritta “Comune denuclearizzato”.

Inoltre, siccome Usa e Nato stavano prospettando l’installazione di missili atomici Cruise a Comiso, in Sicilia, si sviluppò una Campagna contro l’installazione. Campagna consistente in iniziative informative, in un referendum autogestito, in interventi per bloccare i lavori, con campeggi fatti sul luogo in questione, nell’acquisto dei terreni intorno alla base per impedirne l’ampliamento. Un acquisto diffuso che ha coinvolto migliaia di persone, ciascuna delle quali entrava in possesso di pochi metri quadrati. Personalmente sono ancora proprietario di due o tre metri quadrati di terra a Comiso.

Ebbene, lo spirito che animò queste azioni – l’obiezione, le dichiarazioni di spazio denuclearizzato, i contrasti all’ampliamento della base militare – andrebbe ripreso e dovrebbe portare a iniziative adattate ai nostri giorni. Iniziative che diano sostanza e visibilità alla contrarietà diffusa alla guerra e alla conseguente aspirazione alla pace.

Un primo intervento, da portare avanti unitariamente, potrebbe essere una Campagna per la ratifica da parte dell’Italia del Trattato di interdizione delle armi nucleari (Tpan) promosso dall’International Campaign to Abolish Nuclar Weapons (Ican), che ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2017.

È il primo Trattato internazionale vincolante per la completa proibizione delle armi nucleari. È stato adottato da una Conferenza delle Nazioni Unite nel luglio 2017 ed è entrato in vigore il 22 gennaio 2021, dopo la ratifica di almeno cinquanta Stati. L’Italia non è fra questi.

Naturalmente, se l’Italia l’adottasse, ciò comporterebbe la dismissione delle basi militari Usa e Nato presenti nel nostro Paese. Basi che ospitano missili atomici. È questa la ragione della mancata ratifica. Ma è anche il motivo per farne l’obiettivo di una Campagna ampia e capillare. Campagna in grado davvero di dare un senso concreto e attuale all’articolo 11 della Costituzione, nel quale si afferma che l’Italia “ripudia la guerra”, e per rendere operante il principio “Se vuoi la pace, prepara la pace”.

C’è un estremo bisogno di riaffermare le ragioni della pace, mai così assenti nei discorsi, nei pronunciamenti, nelle decisioni di chi governa l’Italia e l’Europa. Soltanto in una situazione in cui si pone la guerra fuori dalla storia possono aver luogo gli incontri, i confronti, i conflitti nonviolenti in grado di far fronte alla crisi climatica e ambientale, alla violenza maschile contro le donne, alle ingiustizie sociali e alle discriminazioni.

Immagini:

Un mare di pace” di  Lorenzo De Tommasi (CC BY-SA 2.0 DEED)

Liberiamo il parco dalle basi militari e dalle guerre: INVASA LA BASE CISAM A SAN PIERO A GRADO!” di Movimento No Base – Né a Coltano né altrove

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 53 di Maggio – Giugno 2024: “Chi fa la guerra non va lasciato in pace

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