“Democrazia, partecipazione, autogoverno” – intervento di Pino Cosentino

Condividi:

Loading

Cecina, 13 settembre 2015

Tavola rotonda conclusiva dell’Università di Attac su: “Democrazia, partecipazione, autogoverno”

Intervento di Pino Cosentino:

La rivoluzione del XXI secolo. Le tre parole del titolo esprimono il contenuto delle rivoluzioni del XXI secolo dopo quella liberale del secolo XIX e quella democratica, basata sull’allargamento della platea degli elettori (suffragio universale) del XX secolo.

Partecipazione-movimento. Si è molto diffusa la parola “partecipazione”, intendendo ogni forma di attivismo politico o (in diversi casi) anche di volontariato sociale. In questo modo però il concetto di partecipazione perde molto della sua novità e specificità, regredisce al banale significato di esserci.

Partecipazione-istituzione. Invece è utile, per introdurre a una riflessione sul tema di oggi, considerare la Partecipazione-istituzione, che tratteremo partendo dalla questione della rappresentanza, anche qui posta da diversi relatori. I quali ne hanno parlato deplorando i limiti dei movimenti, forse sottintendendo che la scarsa loro efficacia sia dovuto all’assenza dalle sedi istituzionali.

Il necessario salto in avanti dell’area politica alternativa (o antisistema) consisterebbe nel loro attrezzarsi come liste elettorali. Personalmente sono del parere opposto,

Democrazia partecipativa. La Democrazia Partecipativa non è un’impossibile democrazia diretta. La rappresentanza, ossia istituzioni elettive che garantiscano stabilità e continuità, è indispensabile. Essa è una gamba della Democrazia Partecipativa. L’altra gamba è la partecipazione, ossia il coinvolgimento di tutti i cittadini, nei processi decisionali pubblici che non siano l’ordinaria amministrazione. La partecipazione, intesa ora come l’esercizio, da parte della popolazione, della sovranità, può avvenire a diversi livelli e con molteplici modalità. Ma è tale solo se è universale, come il suffragio che elegge la rappresentanza. Universale va inteso come potenzialità, allo stesso modo che chiamiamo universale il suffragio, anche quando si è recato alle urne nemmeno la metà del corpo elettorale.

Elezioni e rappresentanza.Perché oggi la partecipazione alle elezioni non serve, anzi è dannosa? Perché un movimento di partecipazione sufficientemente sviluppato può e deve avere un lato rivolto verso le istituzioni elettive. Ma non vale l’inverso: una rappresentanza istituzionale non può creare un movimento di partecipazione. E allora si verificherà fatalmente quello che è sempre accaduto: lo scivolamento, individuale e/o collettivo, nelle compatibilità del sistema. Un po’ per la forza persuasiva che sprigiona un sistema che deve rispettare i rapporti tra le parti che lo costituiscono, senza cui si verificherebbero gravi inceppamenti del suo funzionamento. Un po’ per convenienza personale, perché una carica istituzionale è la porta d’ingresso verso la vera politica e quindi verso un mondo di livello superiore a quello base, quello comune in cui viviamo tutti.          

Un cancro che corrode la democrazia. Oggi la rappresentanza è il mezzo usato dall’oligarchia per addomesticare le opposizioni e deviare le proteste su binari morti. La maggior parte della popolazione ormai l’ha capito, e guarda con diffidenza crescente alla rappresentanza, ormai sempre meno “rappresentanza” e sempre più corpo separato portatore di interessi propri.

La rappresentanza nella Democrazia Partecipativa è (sarà) tutt’altra cosa:

  • niente privilegi
  • revocabilità da parte degli elettori, limite ai mandati
  • vincolo di mandato

Il sistema politico che vogliamo non rinuncia alle conquiste democratiche e alle garanzie che sono frutto di lotte secolari. Cito il pluralismo politico, la divisione dei poteri, il governo della legge, l’habeas corpus, oltre naturalmente a tutti i diritti e le libertà garantite dalla nostra Costituzione.

M5S, sinistra radicale. Vedo con preoccupazione il peso che gli eletti hanno nel M5S.

Mentre per la sinistra questa non è una novità, ma un riassunto della sua storia e del suo declino. La sinistra in Italia è conservatrice. Ovviamente qui si parla del suo indirizzo politico, non della qualità dei suoi militanti, persone spesso eccezionali per doti umane e intellettuali.

Le condizioni per partecipare alle elezioni. Essere un movimento di partecipazione, e avere come primo punto del programma l’abolizione i tutti i privilegi degli eletti e come secondo punto una profonda riforma dei processi decisionali pubblici, terzo punto quanto sopra viene comunque praticato dal movimento.I cui dirigenti debbono restare cittadini tra cittadini, almeno fino a quando la rivoluzione democratica non abbia prodotto i suoi effetti, avviando processi strutturali di riduzione delle disuguaglianze sociali. Finché ci saranno poteri statali e privati dotati di risorse praticamente illimitate. Il rischio (piuttosto la certezza) di una rappresentanza sganciata dall’interesse pubblico consigia di mantenere il baricentro del movimento nella partecipazione.

Domande a noi stessi: 1) Questa è ua strategia? 2) Questo quadro è il futuro. Cosa fare per coprire lo spazio immenso che ci separa dalla meta? 3) Che c’entra la Democrazia Partecipativa con i due obiettivi di sostanza che riassumono tutti gli obiettivi, ossia: a) salvare l’ambiente; b)un modello socioeconomico che favorisca l’uguaglianza tra tutte/i.

Risposte. 1) Strategia: Sì, questa è la strategia. La stella polare, la guida sicura, Ci permette di sapere dove stiamo andando, verso la vittoria o verso la sconfitta. L’obiettivo strategico è il governo del popolo, e dà a questa affermazione, di per sé multiuso, un contenuto preciso: governo del popolo è tale se la volontà popolare si esprime attraverso un doppio canale, quello della rappresentanza e quello della partecipazione. Afferma che questo sistema politico contraddice il principio, affermato da tutte le Costituzioni democratiche (ma soprattutto entrato ormai nel senso comune) della sovranità popolare. La sola rappresentanza è un modo per privare il popolo dei suoi diritti sovrani. Diritti inalienabili. Cè bisogno di un movimento politico che affermi chiaramente che questo sistema politico non gode di una sufficiente legittimazione. E che matta al primo punto del suo programma la riforma della rappresentanza e dei poteri legislativo ed esecutivo, che debbono di norma essere condivisi tra istituzioni elettive e popolo (tranne l’ordinaria amministrazione).

2) Movimenti di partecipazione. Dunque si tratta di una rivoluzione. Come e cosa fare? Bisogna trasformare i movimenti, oggi per la più movimenti di opinione, in movimenti di partecipazione (cosa ben diversa dai tradizionali movimenti di massa). Caratteristiche dei movimenti si partecipazione: a) legati a uno specifico territorio, non troppo grande, che permetta la partecipazione personale; b) relazioni stabili tra le persone; c) uso frequente di inchieste; d) non più differenze alto-basso, ogni territorio non è “locale”, ma è un mondo completo, non subalterno.

3) il “comune”. Rinvio alla discussione sul “comune”. E’ questo il nesso tra democrazia partecipativa e contenuti sociali e ambientali. La democrazia partecipativa, come metodo e come fine, include gli obiettivi programmatici e può essere quell’orizzonte comune che permetta la convergenza dei movimenti.

Se sei arrivato fin qui, vuol dire che ti interessa ciò che Attac Italia propone. La nostra associazione è totalmente autofinanziata e si basa sulle energie volontarie delle attiviste e degli attivisti. Puoi sostenerci aderendo online e cliccando qui . Un tuo click ci permetterà di continuare la nostra attività. Grazie"