DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA, il granello di sabbia n.12, maggio 2014

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di Pino Cosentino, da il granello di sabbia n.12, maggio 2014

In tutti i sistemi politici che definiamo democratici le elezioni sono considerate il momento più alto di esercizio della sovranità da parte del popolo. Ma le cose si possono vedere e rappresentare anche in modo diverso. 

Proviamo a immaginare come un essere alieno potrebbe descrivere i nostri usi e costumi. “Sul pianeta Terra è diffuso un singolare rito di sottomissione. L’intera popolazione a scadenze periodiche si reca in appositi centri, dove ognuno deposita in forma anonima la rinuncia ai propri diritti sovrani, conferendoli ad alcune persone, che così acquistano il diritto di disporre a loro piacimento (sebbene solo indirettamente, attraverso complicati rituali) dei beni e delle vite stesse di coloro che da sé si sono resi sudditi. Questi sono convinti, o si sono lasciati convincere, che la rinuncia ai propri diritti sovrani sia il massimo dovere di ogni cittadino, fondamento di ogni giusto e legittimo ordinamento. La chiamano Democrazia”. Questa rappresentazione estraniata in parte coglie nel segno. Noi siamo abituati a vedere il voto in maniera totalmente positiva. Per quanto si possa essere critici verso il funzionamento del nostro sistema politico, il voto è l’unica cosa che chiunque salverebbe. La parte buona di un sistema per molti versi malato. 

Ma la medaglia ha un’altra faccia, poco visibile quando il sistema democratico fu instaurato in Italia, ma che ora emerge sempre di più, mano a mano che avanza l’evidenza di un sistema politico che nel tempo produce oligarchia, invece di democrazia. L’idea che il popolo non possa e non debba rinunciare ai propri diritti sovrani nasce dall’esperienza degli ultimi decenni, dalla constatazione che questo sistema politico, per quanto basato sul suffragio universale maschile e femminile, e su un’ampia libertà di espressione e di associazione, non protegge il popolo dagli effetti del capitalismo: crescenti disuguaglianze, formazione di uno strato sociale parassitario sempre più ampio, ingordo, costoso e dannoso, asservimento dei lavoratori progressivamente privati di ogni diritto, distruzione dell’ambiente. 

Tuttavia popolazioni numerose, organizzate in formazioni socioeconomiche di enorme complessità, non possono fare a meno di una struttura permanente e professionale di governo. La democrazia diretta, o assembleare, è impraticabile. Nasce e si sviluppa, così, l’idea della “partecipazione”, cioè di un sistema misto, in cui il potere politico sia condiviso tra istituzioni elettive e popolo. 

Da qui in poi cominciano le difficoltà maggiori. Elenco solo alcune questioni che mi paiono più frequenti anche se non è detto che ne condivida la formulazione, in qualche caso fuorviante:

1) come si realizza concretamente la condivisione del potere tra istituzioni elettive e popolo? alla fine, in caso di disaccordo, quale delle due componenti deve prevalere?

2) la democrazia partecipativa è un perfezionamento del sistema politico esistente, oppure ne è il becchino? In altri termini, la partecipazione deve trasformare profondamente anche le istituzioni elettive, oppure deve limitarsi ad affiancarle?

3) l’organizzazione sociale è neutra rispetto alla forma politica? La democrazia partecipativa (DP) è un abito politico per ogni stagione?

Sono problemi complessi, a cui non si possono dare risposte semplici. Non è nemmeno detto che l’idea possa precedere la soluzione pratica, spesso avviene il contrario. Un chiarimento dei concetti e di quanto realizzato finora sarebbe però di grande utilità, anche se di per sé può non essere sufficiente. Infine, ancora una questione. 

I movimenti hanno posto la DP all’ordine del giorno. I movimenti dell’acqua da parecchio tempo basano le loro proposte sul superamento del concetto tradizionale di “pubblico”. Si parla di “pubblico e partecipativo”, dove “partecipativo” cambierebbe la natura del “pubblico”. Ma come? Le esperienze sono poche o nulle, le certezze anche. La DP si lega ai “beni comuni” e al concetto di “pubblico” che cerchiamo di sviluppare e diffondere. La redazione del Granello ha deciso di istituire una rubrica, cioè un appuntamento fisso con i lettori, sulla DP. Il nostro intento è di chiarire, un po’ con l’esperienza, un po’ con il ragionamento, ma sempre con il contributo di tutti, i punti oscuri o controversi. I lettori sono invitati a inviare interventi, domande, consigli, ma anche richieste perentorie e pretese inverosimili. Tutto sarà preso in considerazione e tenuto nel debito conto. Dunque al lavoro.

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 30 di Settembre-Ottobre 2017: “Democrazia Partecipativa” 

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